mercoledì 3 dicembre 2014

27 novembre 2014 - Lezione 04 - PARMENIDE e la scuola di Elea (Senofane, Zenone, Melisso)

La scuola di Elea
Si tramanda che Senofane, aedo girovago, fu il fondatore.
Se ne ricorda soprattutto la critica all'antropomorfismo.

-Contro l'immagine omerica e esiodea della divinità.
Se i buoi, i cavalli e i leoni avessero le mani, dipingerebbero i loro Dei simili a buoi, cavalli e leoni, e farebbero corpi foggiati come loro
-L'uno è tutto
-Dio è ingenerato, unico, onnipotente e sferico e la ragione lo può “cogliere”






PARMENIDE
(Elea, 515 a.C. – 450 a.C.)

Nato da famiglia aristocratica, fu attivo ad Elea, nell'attuale Campania, intorno al 500 a.C. Fu il principale esponente (e forse vero fondatore) della scuola filosofica eleatica che vede in Zenone e Melisso due discepoli e sostenitori. Fu anche legislatore.
Viaggiò a Atene con il discepolo (e prediletto) Zenone. Platone ci racconta il suo incontro con il venticinquenne Socrate.
Scrisse un poema in esametri (dettatogli -affermò- dalla divinità stessa) intitolato Sulla natura. Rimangono frammenti. La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del filosofo che racconta di sentirsi condotto al cospetto di una Dea che lo invita a conoscere il cuore inconcusso della ben rotonda verità.
E’ il fondatore dell’ontologia (perché l’essere e non il nulla?). Nessuno prima di lui ha parlato dell'essere o del nulla e della loro contrapposizione.




ONTOLOGIA
(Cosa c'era prima dell'essere?)

“Se volete pensare secondo ragione, dovete tenervi lontano dal pensare il nulla”.

Con Parmenide nasce l’ontologia (letteralmente: discorso sull’essere).
L'essere -con l'articolo- (in greco: “tò on”, “ciò che è”) entra nell'uso filosofico
C'è solo l'essere, il resto è apparenza









Il cuore che non trema
Perché la poesia?

Polemica aristocratica contro l'espandersi della democrazia e l'involgarirsi della cultura?
Aspirazione a una sapienza sacra?
Per la diffusione orale?
La verità ha un sacro dominio sull'opinione e sui sensi?
La verità è ispirazione? Influenze orfiche-pitagoriche?
Consapevolezza della radicalità del suo pensiero?
La verità non si può esprimere nel linguaggio logico?










Al cospetto della Dea: le due vie della conoscenza
Guidato dalle Figlie del Sole tra i sentieri della Notte e del Giorno, Parmenide giunge al cospetto della dea (Diche?), che disvelandosi gli rivela la verità sulla natura dell’essere.

    Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare:
     l'una che "è" e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della persuasione (infatti segue la Verità),
     l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile:
     infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo.
     ...Infatti lo stesso è pensare ed essere.


Tautologie

L’essere è
(e non può non essere);
il non essere non è
(e non può essere).



















Dall'elemento naturale al concetto
Parmenide fece un ragionamento che comportò un enorme passo avanti verso l'astrazione: notò infatti che tutti gli enti sono tra loro diversi, ma che hanno in comune il fatto di essere, di esistere.
Quindi l’esigenza razionale che aveva portato i filosofi della scuola ionica a cercare ed individuare l’archè, in Parmenide è soddisfatta dall’Essere.



L’Essere è
Tutto ciò che implica il non essere (diversità, cambiamento, movimento, molteplicità) è falso, illusorio. Rivelatore è anche l’uso verbale del “non è”/“non sono”.
A=A
A≠ NON A
Se A è l’essere, allora “NON A” è nulla (non esiste). Quindi esiste solo A
[All'interno di “NON A” ci siamo anche noi come individui mortali]

Questo ragionamento porta alla assoluta negazione di ogni mutamento Il divenire non esiste





Perché c’è il Big Bang e non il nulla?
“Perché c’è l'essere anziché il nulla?”, si chiede Parmenide. Il Big Bang: un'esplosione che crea tutto. Ex nihilo. Perché c’è? Cosa c’era prima? E c’è altro? C’è un contenitore dell’Universo? Come potrebbe essere? Come può essere pensabile?
Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma (primo principio della termodinamica).
L'essere, a dispetto dell'entropia, rimane un pieno immobile. All'apparenza il movimento c'è, ma c’è come il movimento del Sole visto dalla Terra.
Noi siamo sempre essere; il non essere è impensabile e impossibile. Non si può nemmeno dire qualcosa senza implicare il verbo essere. Nessuno può uscire dal piano dell'essere.


Il sentiero del giorno (Verità) e il sentiero della notte (opinione)
La differenza è: aletheia (verità) segue la ragione, mentre doxa (opinione) segue i sensi.
Ciò che comprendiamo con la ragione va seguito anche se è in contrasto con ciò che ci dicono i sensi.
Conta solo il ragionamento:    valore assoluto dell'argomentazione logica

Verità--> Il nulla, evocato per la prima volta, ha anche il suo rimedio e non è già più una minaccia.









“Razionalismo”
Se  le conseguenze logiche del ragionamento deduttivo vanno contro le testimonianze dei sensi, la ragione prevale perché i sensi possono ingannare (in termini moderni la posizione di Parmenide è definibile come “razionalismo”).
La credenza nella realtà del mondo fisico, nella molteplicità e nel cambiamento (divenire) è illusoria. Parmenide afferma, contro il senso comune, la sola realtà immutabile dell‘essere.

[Storicamente il razionalismo di Parmenide ha portato anche alla sofistica e allo scetticismo (è impossibile pervenire alla verità)]







L’essere è (La deduzione)
Partendo dalla definizione (l'essere è), Parmenide procede quindi ad individuare quali sono le proprietà di ciò di cui si può pensare o dire che è.
Egli introduce in tal modo una procedura che resterà essenziale per il ragionamento non solo filosofico, ma anche matematico.
Si tratta della deduzione, vale a dire il ragionamento che, partendo da proposizioni ammesse come premesse (a priori), ricava delle conclusioni: si parte da definizioni e verità generali per passare in modo logico a proprietà particolari della definizione o della verità.
[Il procedimento inverso è l’induzione: dal particolare al generale. Era il ragionamento tipico (a posteriori) dei primi filosofi di Mileto]




Per assurdo
Parmenide mette in opera una particolare forma di deduzione: la cosiddetta dimostrazione per assurdo. Essa assume come premesse il contrario di ciò che si vuole dimostrare e ne deduce una serie di conseguenze errate o contraddittorie.
E poiché queste conseguenze sono errate, ne risulta che sono errate le premesse a partire dalle quali sono ricavate.
Il risultato è che saranno vere le premesse contrarie a quelle errate.



L'essere è UNO
dimostrazione per assurdo
Ammettiamo che l’essere sia molteplice.
Se l'essere fosse molteplice occorrerebbe riconoscere che ciascuno di questi molteplici è se stesso e non è altri e pertanto nuovamente sarebbe e non sarebbe.
Quindi l’essere è uno.








L'essere è ETERNO e INGENERATO
dimostrazione per assurdo
Ammettiamo che l’essere sia generato.
Se cosi fosse sarebbe generato o dall’essere o da ciò che non è essere.
Nel primo caso ci sarebbe una continuità tra essere e essere (quindi nessuna generazione).
Nel secondo caso si andrebbe contro quel carattere di disgiunzione assoluta tra “è” e “non è”, assunto come necessario all'inizio (ciò che non è essere è non essere, ma il non essere non è).
Quindi l’essere è ingenerato e eterno.








L'essere è IMMUTABILE
dimostrazione per assurdo
Ammettiamo che l’essere muti.
Conseguirebbe che esso è ciò che non era prima o non è ciò che era prima. Ma in tal modo si attribuisce a una stessa cosa l'essere e il non essere, il che va contro quel carattere di disgiunzione assoluta tra “è” e “non è”, assunto come necessario all'inizio.
Quindi l'essere è immutabile










L'essere è IMMOBILE
dimostrazione per assurdo
Ammettiamo che l’essere si muova.
Una cosa è mobile quando si muove verso un luogo diverso da dove era: l'essere quindi si dovrebbe muovere verso un luogo in cui non è ancora, cioè verso qualcosa di diverso da se stesso.
Ma il diverso dall'essere è il non essere, che non esiste.
Quindi l'essere è immobile






L'essere è FINITO (e SFERICO)
dimostrazione per assurdo
Ammettiamo che l’essere sia infinito.
Se fosse infinito sarebbe incompiuto e quindi mancherebbe di qualcosa (è la tipica concezione greca); ma poi, se manca di qualcosa, vuol dire che non è ciò di cui manca. Anche la nozione di infinito quindi comporta una mescolanza contraddittoria di essere e non essere.
Quindi l’essere è finito.
Parmenide paragona “ciò che è” (to on) ad una sfera compatta, la quale esprime nel miglior modo possibile il carattere di compiutezza e totalità che caratterizza l'essere.
Quindi l’essere è finito e sferico.




...Infatti lo stesso è pensare ed essere


Si può pensare qualcosa senza implicare l'essere?

[Il greco "pensare" (noein) non va inteso tanto come un riflettere tra sé e sé, quanto come un percepire che c’è qualcosa, il riconoscere una presenza]






Salvare i fenomeni (salvare il mondo)
La scuola eleatica ha dimostrato razionalmente che c’è solo l’essere e che il divenire non esiste.
Dopo Parmenide i filosofi greci (e i greci hanno sempre ragionato per opposti!) dovranno risolvere una questione essenziale: come “salvare i fenomeni” (cioè la molteplicità del mondo che tutti viviamo) ridotti a mera opinione fallace o illusione?

L’apparire del mondo: terza via?
Parmenide non pensa che la molteplicità sia inesistente, ma appunto: in quanto esistente, la via della verità consiste nella consapevolezza che la verità è l’apparire di un’unità, mentre la via dell’opinione (armata della logica separatrice e quindi del linguaggio) isola i fenomeni, separa la verità dell’apparenza dal fondamento del suo dispiegarsi.
La verità parmenidea non è nella logica, ma è nel lògos, è verità ontologica. E forse solo la divinità può conoscerla.


Maestro venerando e terribile
Platone chiamerà Parmenide  “Maestro venerando e terribile” proprio per l’estremo rigore logico che porta a negare in modo assoluto il divenire. Per questo, poi, dirà anche di aver commesso il “parricidio di Parmenide” quando affermerà che l’essere è anche essere diversamente (analogo): l’apparire del mondo è innegabile.









Cosmologia (parte perduta)
La sfera è l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, è uguale dovunque la si guardi
La definizione parmenidea trova un suggestivo accordo con la teoria della relatività di Albert Einstein che dirà: “Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremo una linea curva chiusa all'infinito" in tutte le direzioni dello spazio, ovvero una sfera complessivamente. Per lo scienziato infatti l'universo è sferico, fatto di uno spazio ripiegato su se stesso.
(Lo zero e il vuoto non esistono per Parmenide)







I principi della logica
Si è detto che le affermazioni parmenidee sull’essere esprimono per la prima volta i cardini della logica: il principio di identità e di non contraddizione, nonché il principio del terzo escluso.
IDENTITA': A=A, ogni ente è identico a se stesso. In Parmenide: “l’essere è”.
NON CONTRADDIZIONE: A≠NON A, di ogni ente non si può predicare il suo contraddittorio. In Parmenide: “l’essere non può non essere”.
TERZO ESCLUSO: o A o NON A, tra i due contraddittori non c’è un termine medio, ma è necessario o affermare o negare, di un medesimo  oggetto, uno solo dei contraddittori, qualunque esso sia. In Parmenide: “l’essere è o non è”.


Metafisica?
La metafisica è quella parte della filosofia che, andando oltre l'esperienza sensibile, si occupa degli aspetti ritenuti più autentici e fondamentali della realtà. Potrebbe definirsi come ricerca delle cause prime (eziologia) soprasensibili della realtà.
Per Parmenide l'essere è al di là dei sensi.
C'è dunque una realtà vera totalmente separata dall'apparenza in cui viviamo?
L'ontologia di Parmenide è dunque la scoperta della metafisica?









Sintesi Parmenide

- L'essere è, il non essere non è

- Il divenire (mutamento, diversità, movimento) non esiste, è illusione

- Se c'è disaccordo tra ragione e sensi, prevale la ragione. I sensi sono doxa

--> Problema aperto: salvare i fenomeni








ZENONE
Paradossi e dialettica

Quasi nessuno si fa davvero convincere dalle teorie di Parmenide che nega il divenire.
Zenone, eleate e discepolo e prediletto di Parmenide, con l’intento di di
mostrare la fondatezza delle tesi del suo maestro, porterà alle estreme conseguenze la dimostrazione per assurdo e, fondando il metodo dialettico, elaborerà alcuni paradossi.
-Famoso è il paradosso di Achille e la tartaruga: Achille pié veloce non raggiungerà mai la tartaruga!
-L'argomento della freccia: la somma di istanti in quiete non può dare il movimento.






MELISSO
Discepolo di Parmenide, originario di Samo, si discosta dal maestro solo per la concezione dell’Essere come infinito: l’infinità spaziale e quella temporale si implicano a vicenda: “il limite confinerebbe col vuoto”






Piccolo vocabolario
filosofia – filosofo storia della filosofia religione/scienza cosmologia trascendenza/immanenza panteismo essere/divenire uno/molti metafisica lògos determinismo/finalismo gnoseologia eziologia riduzionismo monismo antropomorfismo
astrazione ontologia psicologia teologia morale/etica estetica politica pedagogia ilozoismo doxa archè intelligibile (o intellegibile) qualità/quantità.

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