mercoledì 11 febbraio 2015

5 e 19 febbraio 2015 - La discussione post lezione 08


L'odio, di Valentina Formisano, 2015
Dialogo socratico
CHE COS'E' L'ODIO?

Dopo la lezione su Socrate, abbiamo provato a definire un concetto e abbiamo scelto l'odio.
Ti estì (e cioè "che cos'è") chiedeva Socrate ai suoi interlocutori. L'oggetto d'indagine poteva essere qualsiasi concetto.

Che cos'è l'odio, dunque?
Partendo dalla definizione data da ognuno dei partecipanti, abbiamo cercato una definizione condivisa, che procedesse per aggiunte e sottrazioni.

Il lavoro è stato svolto nei due incontri del 5 e del 19 febbraio, ma sarebbe da continuare. Al momento siamo giunti a questa definizione parziale:

L'odio è energia latente,
che attiva un nostro sentimento,
che solitamente proiettiamo sulla realtà esterna (altre persone o situazioni) e tende a desiderare l’annientamento di quella realtà esterna.

L'odio è una proiezione all'esterno di qualcosa di noi. Ad una prima analisi, l'odio rivela una nostra impotenza, che è appunto la molla scatenante del sentimento proiettato.

L'odio si manifesta sempre come conseguenza di qualcosa:
-a volte di un torto subito, un’ingiustizia subita (che fa sentire la nostra impotenza)
-a volte dell’amore finito (che fa sentire la nostra impotenza o il mancato riconoscimento di noi)

L'odio a volte assume forme degenerative dell'umano.

Si distingue dalla rabbia poiché l’odio dura nel tempo.

lunedì 9 febbraio 2015

5 e 19 febbraio 2015 - Lezione 08 - SOCRATE

SOCRATE
Atene 469 a.C - 399 a.C

Figlio di uno scultore e di una levatrice, fu un uomo normale, semplice, senza desideri di potere o notorietà.
Non direttamente impegnato in politica anche se di posizione aristocratica
Non ha scritto nulla. Abbiamo  solo testimonianze. In Platone è il protagonista di molti suoi dialoghi.
Aristofane lo rende protagonista in una sua commedia (in una cesta a contemplare le nuvole)
Nasce perfino una "questione socratica" (è esistito davvero? Che idee aveva in realtà?)
Filosofia come stile di vita (vita filosofica)
Continue conversazioni con gli amici
Cura dell’anima e della città
Morì per le sue idee → parallelo con Gesù





Sempre a Atene per la ricerca della vita buona

Sposò Santippe all'età di 50 anni (passata alla storia come bisbetica insopportabile). Diede un figlio a Socrate (che ne ebbe altri due con Mirto)
Era bruttissimo, piccolo, tarchiato, vestiva sempre con lo stesso chitone e non si lavava
→ C’è un deciso cambio nella concezione della virtù! (l’ideale era “bello e buono”).

Passava il tempo nell'agorà a parlare con gli amici (alcuni lo aiutavano economicamente).
Preferiva i banchetti alle sterili diatribe filosofiche, ma era inflessibile sulla ricerca della verità. Non la verità sulla natura, ma sulle vicende umane → La ricerca della virtù, della vita buona, della felicità. Per l’uomo.

Uomo di città (“Ma che m’importa dei bei luoghi o degli alberi della campagna quando qui in città ho a disposizione tutte le persona che voglio e tutte così istruttive?”), ma non certo un cittadino consumista (al mercato di Atene disse: “Di quante cose non ho bisogno!”).



Disciplina militare

Combattente a Potidea (che si era ribellata a Atene) e in Beozia. Salvò Alcibiade.
Era il più resistente alle fatiche e alle intemperie (e al vino). A volte cadeva in meditazione
L'eroe sa vincere i nemici esterni, ma il vero eroe è chi sconfigge quelli interni (autodominio)

Alcuni aneddoti che ne fanno capire la tempra:
-Crizia (uno dei Trenta Tiranni) gli ordina di catturare Leonte. Socrate lo crede innocente e osa disobbedire agli ordini e ritorna senza di lui.
-Mentre è giudice (a Atene c'era la rotazione delle cariche), non condanna i presunti responsabili della tragedia delle Arginuse per mancanza di un vero colpevole individuabile → L'eroe sa perseguire sempre la giustizia anche contro l'opinione comune

Non fu un professore, ma un intellettuale militante, che andava in giro per la città a interrogare tutti e a gettare semi (anche attraverso il dubbio costruttivo) per educare i giovani.




Il rapporto con i sofisti

Come i sofisti, Socrate era interessato all'uomo e alla sua vita concreta che alle grandi questioni sulla natura.
Ma lui non si considerava sofista (dotto) ed era convinto che la verità e il bene avessero un fondamento oggettivo da ricercare nella ragione umana attraverso il dialogo (anche attraverso il dubbio, ma un dubbio costruttivo).
Per lui il contenuto prevale sulla forma.
Dialogo↔bidirezionale
Per Socrate (e Platone) i sofisti non possedevano vera sapienza, disinteressati com’erano alla verità, e se l’avessero posseduta sarebbe stato disdicevole farsi pagare per condividerla.

Secondo Socrate, come l'artigiano sa costruire una nave da guerra ma non conosce la tattica militare, così il sofista sa costruire un discorso ma non sa cosa è bene e giusto per l'uomo.




La svolta: l'oracolo di Delfi

L'amico Cherefonte gli riportò la notizia che l’oracolo di Delfi aveva citato Socrate come il più sapiente degli uomini. Socrate restò meravigliato: sapendo di non essere sapiente, non poteva credere a quelle parole e si mise in cerca di qualcuno più sapiente di lui.
Cercò tra i politici, i poeti e gli artigiani. Tutti lo deludevano e nessuno resisteva alle obiezioni che lui faceva alle loro opinioni. Dunque credevano di sapere ma non erano veri sapienti (Socrate, in un certo senso, salvava la sapienza degli artigiani perché almeno riuscivano a dimostrargli di avere un sapere tecnico).

→ Socrate capì che la sacerdotessa di Apollo (la Pizia) intendeva significare che lui era il più sapiente perché era il solo essere umano a sapere di non sapere. Socrate aveva capito che la sua sapienza umana non vale nulla.

[Socrate scopre che la gente dice bullshits!]


Conosci te stesso

“Gnòti seautòn”: il motto del tempio di Delfi era anche di Socrate.
Socrate voleva risvegliare il bene, il giusto e la virtù negli animi dei suoi concittadini.
La felicità non è nella perfezione tecnica ma nella vita buona.
La paidèia di Socrate non consiste in una trasmissione di conoscenze (nozioni), ma nel trarre da se stessi la verità. È una costruzione comune della conoscenza (della vita buona).

--> L'uomo è la sua psychè, la capacità di analizzare la vita interiore e trarre da essa il bene.






So di non sapere

Socrate è considerato nella storia il filosofo per eccellenza: per lui la filosofia è amore, desiderio di sophia, ma non è possesso poiché il possesso è riservato agli Dei (cfr.Pitagora).

Ammissione pubblica di ignoranza: Socrate aveva capito che la sua sapienza umana non vale nulla. Tuttavia l'ignoranza è un tormento e “la vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”.
→ Cercava la sapienza facendo domande alla gente, che di solito rispondeva con fastidio, indifferenza o presunzione.

Non poteva insegnare, non proponeva nuove conoscenze: lui dialogava per imparare. Ma aveva un metodo e non faceva sconti a nessuno.







Maieutica: verità come scoperta

La madre di Socrate era levatrice (ostetrica). Come la madre aiutava le donne a partorire il loro bambino senza essere gravida, così Socrate aiutava gli uomini a partorire la loro verità, senza esserne gravido. Dunque Socrate è sterile (di sapienza).

La maieutica (=arte del far partorire) portava alla luce le conoscenze implicite dei suoi interlocutori
Qualità naturale, innata (immanente) in tutti gli uomini. Basta saper usare la ragione.
La maieutica è un invito a ragionare.

[Pare proprio che Socrate sia riuscito a far ragionare tutti tranne Santippe! E chissà se sarebbe riuscito a partorire qualcosa dal cervello di Homer Simpson...]






I momenti della maieutica: 1. IRONIA

Socrate, dopo la rivelazione dell'oracolo, si era convinto che molti credevano di essere sapienti senza esserlo.

Dialoga con i passanti. Fa domande brevi (brachilogia). Si comincia interrogando sui più vari argomenti: che cos'è “x”? (Tì estì?). Socrate assume il ruolo dell'ignorante (ironia da eironein= parlare dietro una maschera, fingere). → Io non so, tu sai, quindi spiegami. E l'interlocutore è lusingato. Ecco l'ironia.

A chi non lo scansa subito, comincia a fare obiezioni e controesempi: la definizione deve essere valida per tutti i casi particolari → Socrate insinua il dubbio fino ad arrivare all'aporia (=strada senza uscita).
La tesi di partenza è confutata!

[Si può parlare di agnosticismo, ma sempre come metodo e mai come risultato o con esisti scettici. --> Chi pensa di sapere non si sforza di imparare!]



I momenti della maieutica: 2. MAIEUTICA

La maieutica in senso proprio è sempre dialogo, ma fecondo e libero. Grazie al primo momento dell’ironia, si sono già ammessi i propri pregiudizi e la propria ignoranza. Gli interlocutori hanno un animo sereno e disponibile al confronto e all’ascolto reciproco, trovano così una docilità (umiltà) all’accoglimento della verità, qualunque essa possa essere a da chiunque essa possa arrivare.
Lo stallo può liberare dalle false opinioni che si hanno sui vari argomenti e agire dunque come una forma di purificazione.
In questo nuovo orientamento, il metodo delle domande e risposte (brachilogia) può assolvere una funzione positiva. Occorre “seguire l'argomento dove ci conduce”.

→ C'è un ottimismo con base morale. La verità c'è, anche se nascosta nell'interiorità.
Per agire bene, cioè virtuosamente, occorre possedere il sapere che renda capaci di ciò (e il dialogo è il mezzo).



Sintesi: i momenti della maieutica

Uso frequente della brachilogia (domande e risposte brevi). L'insistenza delle sue domande fece sì che Socrate stesso si paragonasse ad un tafano (un moscone) che Dio ha posto ai fianchi di Atene come ad un cavallo di buona razza ma un po' tardo e bisognoso di essere stimolato.
I momenti sono due:

1. Ironia
Èlenchos (=confutazione)
(→pars destruens)
Momento basato su:
- Ti estì (=che cos'è) + aporia

2. Maieutica
Dialogo
(→pars construens)
Momento basato su:
- Libertà dai pregiudizi + raggiunta umiltà



Intellettualismo etico

Conoscere il bene equivale a farlo (dalla conoscenza segue il comportamento)
Ognuno, quando sbaglia, pensa di fare il bene → si sbaglia solo per ignoranza del bene. L'errore è errore di calcolo.

E la volontà? E l'istinto? Il bene è solo una questione intellettuale (conoscenza condizione necessaria e sufficiente)

Per il cristianesimo (santità) ci deve essere la volontà insieme all'intelletto, per Socrate (saggezza) è sufficiente solo l'intelletto

[Chissà se Freud sarebbe stato d'accordo...]






Il dàimon

Socrate diceva di avere un dàimon
Voce interiore che gli vietava determinate cose (per esempio di fare politica). Non suggeriva cosa fare ma solo cosa non fare.

Non c'entra con la filosofia. Il logos non è rivelato dal dàimon, ma solo dall'uomo.

Il dàimon è l’equivalente del super-io freudiano?











399 a.C: il processo e la condanna

"Corrompe i giovani e non crede agli Dei della città, ma in altre divinità nuove"

Di fronte alla condanna della sua Atene scelse la morte, bevendo serenamente la cicuta, anziché l'esilio. Motivazioni:
-le leggi della città sono giuste più di quanto un singolo individuo possa permettersi di giudicarle
-Sono ormai vecchio, ho 70 anni, ho vissuto. Sarei ridicolo a scegliere l'esilio per vivere ancora poco e sopportando l'ignominia.
-Sono stato condannato per le mie idee. Ma io sono convinto delle mie idee e accetto coerentemente anche la morte per difenderle
-Non si deve temere la morte.
-E' meglio subire un'ingiustizia (come potrebbe essere la mia condanna), piuttosto che commetterla (come potrebbe essere fuggire dal carcere).

La condanna di Socrate significava forse che il desiderio degli ateniesi di migliorarsi si esaurì insieme alla loro tolleranza.
Del resto già criticare i sofisti era atto politico.
Forse si voleva solo zittirlo (motivi politici/personali), ma non ucciderlo.
Forse la verità è un veleno? (La cicuta sì).
Preferì morire, rimanendo fedele alle leggi, anziché vivere violandole. Le leggi sono parte del soggetto. Come non ci si può amputare una mano senza che tutto l'organismo ne risenta, così non si può violare una legge senza che io ne sia alterato nella globalità

Socrate, da anticonformista, non si interessava a ciò che gli altri potevano pensare di lui, ma a ciò che pensavano davvero nella loro interiorità.
In ogni caso, ora sappiamo che sono le domande a scardinare le certezze.



L'uomo è la sua psyché

I primi filosofi naturalisti si chiedevano qual è il fondamento della natura. Socrate si chiede qual è il fondamento dell'uomo
→ L'uomo è la sua anima, la sua ragione, la sua attività pensante ed eticamente operante. L'uomo è il suo io consapevole, la coscienza, capacità di auto-riflessione.
Per la prima volta psyché significa autocoscienza (non più soffio vitale).
L'anima è vita interiore
Curare se stessi non  significa curare il proprio corpo, ma la propria anima. La mente è signora del corpo.
L'anima ci ordina di conoscere chi ci ammonisce “conosci te stesso”




La virtù

Il vero sapere porta al giusto agire
La virtù (aretè) è ciò che perfeziona ciascuna cosa facendola essere ciò che deve essere (la virtù del cavallo è di correre veloce)
→ la virtù dell'uomo è ciò che perfeziona e attua la sua anima (razionalità, vita buona, felicità)
→ la virtù è la conoscenza, il vizio è l'ignoranza.

Il sapere è in grado di fare calcolo dei piaceri, misurandone le conseguenze. Non ha senso distinguere le varie virtù nettamente. La virtù è una, come uno solo è il sapere: sapere che cosa è bene e che cosa è male per perseguire una vita buona e quindi felice.

La virtù è premio a se stessa → la felicità in questa vita (e dipende da noi)

Se la scienza fra noi decidesse ogni cosa, allora tutto procederebbe con rigoroso metodo scientifico […] Che però fare tutto in modo scientifico voglia dire anche agire bene ed essere felici, questa è una cosa di cui non siamo davvero convinti.


L'universale (il concetto)

Socrate è il fondatore della logica?
Ha scoperto il concetto (essenza)?
Usa il metodo dell’induzione?
Di sicuro ha sviluppato una tecnica di ragionamento.
La ricerca della definizione: Che cos'è … ?  (Ti estì)
Ma questa domanda serviva solo a far partire il dialogo.

Socrate ha una visione non teorica, ha una conoscenza pratica e diretta del bene: se ci si abitua a esaminare la vita, poi la vita stessa ci fa capire cosa è bene
Cerca di scoprire come gli uomini dovrebbero vivere, ma anche la condotta di vita corretta



Il fondatore della filosofia morale?

La filosofia di Socrate ha senso solo per orientare la vita pratica, per il retto agire, cioè la vita buona.
Il bene è dotato di un potere incontrastabile di attrazione (intellettualismo etico). Ciò non significa che Socrate disconosca l'importanza delle passioni e delle emozioni, ma soltanto che in ogni ambito della vita l'unico strumento per orientare verso il comportamento corretto è ravvisato nel sapere.
La posizione etica di Socrate non va confusa con forme di rigorismo ascetico. Essa è invece definibile come una forma di eudemonismo. L'obiettivo è il perseguimento della felicità (eudaimonìa).
Socrate vuole svegliare la coscienza dei concittadini per riconoscere i falsi valori e cercare la verità



nonviolenza?

La vera arma dell'uomo è la persuasione. “Far uso di violenza è cosa empia”.

"È meglio subire un'ingiustizia che commetterla". La giustizia infatti dà un senso di piacere interiore e chi è ingiusto perde questo piacere, mentre chi subisce l'ingiustizia continua a provarlo













Alcuni socratici

Socrate non creò una vera e propria scuola, ma lasciò certamente dei semi che germogliarono in vari modi. Alcuni sono i seguenti:

-PLATONE:
il cigno di Socrate

-I cinici: Antistene e Diogene
DIOGENE: il cane randagio di Atene. Anticonformista. Rifiuta ogni apparire. Conta solo la psychè (e una botte)

-I cirenaici
ARISTIPPO: individualista e edonista, ma padrone di sé. Vive l'istante che fugge, il presente. Totale indipendenza dai problemi della vita