venerdì 24 ottobre 2014

16 ottobre 2014 - La discussione post lezione 01


Dopo la lezione, come spunto iniziale per la discussione, una favola di Esopo:















Il nibbio, durante il primo periodo della sua esistenza, aveva posseduto una voce, certo non bella, ma comunque acuta e decisa.
Egli, però, era sempre stato nutrito da una incontenibile invidia di tutto e di tutti.
Sapeva di essere imparentato con l'aquila, ma questo, invece di costituire un vanto, non faceva altro che alimentare la sua gelosia: capiva di essere inferiore e si rodeva dalla rabbia per questo.
Invidiava gli uccelli variopinti come il pappagallo e il pavone, lodati e vezzeggiati da tutti.
Inoltre, si mostrava sprezzante nei riguardi dell'usignolo, dicendo tra sé: "Sì, ha una bella vocetta, ma é troppo delicata e romantica! Roba da donnicciole! Se devo cercare di migliorare la mia voce, certamente non prenderò come esempio questo stupido uccello. Io voglio una voce forte, che si imponga sulle altre!".

Era un bel giorno di primavera.

Il nibbio se ne stava tranquillamente appollaiato sopra un ramo di faggio, riparato dalle fresche fronde della pianta.
Inaspettato, giunse un cavallo accaldato che, cercando un po' di refrigerio, andò a riposarsi all'ombra dell'albero.
Sdraiandosi con l'intenzione di fare un sonnellino, l'equino, inavvertitamente, si punse con un cardo spinoso e, dal dolore, lanciò un lungo e acutissimo nitrito. 
"Oh, che meraviglia!" -esclamò il nibbio con entusiasmo-. Questa é la voce che andrebbe bene per me: acuta, imponente e inconfondibile!".

Il nibbio cominciò, da quel mattino, ad esercitarsi nell'imitazione del verso meraviglioso che aveva udito.

Provò e riprovò scorticandosi la gola, ma inutilmente.
Quando, dopo molti tentativi senza successo, si rassegnò a tornare alla sua voce originale, ebbe una brutta sorpresa: gli era sparita a furia di sforzarla!
Cosi dovette accontentarsi di emettere un suono insignificante e rauco per tutta la vita.

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La lettura di questa favola ha dato vita ad una serie di domande da cui poi è partita una discussione. Le domande sono le seguenti:
  1. Nella vita è opportuno migliorarsi sempre o accettarsi come si è? (Tamara)
  2. Quali sono gli aspetti positivi dell'invidia, se ci sono? (Germana)
  3. Che cosa ci spinge a cambiare? (Lucia)
  4. Perché non apprezziamo le nostre qualità e invidiamo quelle degli altri? (Patrizia)
  5. Dobbiamo rimanere sempre noi stessi al di là di ogni circostanza? (Annamaria)
  6. Se avessimo tutti la capacità, potremmo essere tutti superiori agli altri? (Giorgio)
  7. E' possibile che il nibbio abbia provato a imitare il verso dell'equino per paura di non essere accettato? (Valentina)
  8. Perché tendiamo a imitare modelli di perfezione? (Tiziana)
  9. Perché quando scegliamo di invidiare gli altri, scegliamo un aspetto che non è sempre invidiabile? (Sergio)
  10. Scelgo io di essere invidioso? (Annamaria)

lunedì 20 ottobre 2014

16 ottobre 2014 - Lezione 01/b - La nascita della filosofia da una mandorla

La nascita della filosofia da una "mandorla"

Della professoressa Pamela Grisei.

Un incontro con le neuroscienze.

Clicca il titolo in rosso per andare alla pagina web relativa alla lezione.

16 ottobre 2014 - Lezione 01/a - La cultura greca e le origini della filosofia

Differenza tra religione, scienza e filosofia
Schematizziamo per comprendere. Tenendo presente che poi le cose si complicheranno. Perché la realtà è sempre più complessa di ogni schema che gli esseri umani si fanno di essa.









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Che idea ti dà quest'immagine in relazione al testo?
La struttura della civiltà occidentale
La filosofia è importante per avere strumenti adeguati di conoscenza della realtà e di conoscenza di se stessi.
Anche se la tecnologia è il carattere prevalente della modernità, la società si è strutturata e sviluppata a partire dalla riflessione filosofica sulla natura e sulle opere degli esseri umani.
In questo senso, di conseguenza, un atteggiamento antifilosofico è causa di alienazione dalla comprensione della vita, delle risorse e dai tesori spirituali che tale comprensione mette a disposizione.








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L’inconscio filosofico
L’interruzione o l’assenza della riflessione filosofica può dar luogo ad una rimozione pericolosa. L’intelletto ragiona anche in termini universali e ha, per così dire, sete del tutto. Questa sete, almeno come tendenza, viene estinta dalla filosofia. Spesso, invece, la società contemporanea costringe alla rimozione di questa sete.
Inoltre, ognuno di noi conosce attraverso delle categorie o strutture che sono spesso inconsapevoli (possiamo chiamarle pre-giudizi o, meglio, precomprensioni)*. Esse sono un risultato del nostro vissuto o del nostro “ambiente”. Sono modalità di pensiero precedenti l’esperienza, che, applicate alla realtà, producono la nostra interpretazione, la nostra esperienza. La filosofia serve anche per chiarire queste categorie inconsapevoli o inconsce.

Il pregiudizio ha soltanto definizioni negative per la nostra lingua. In realtà, etimologicamente, significa “prima del giudizio” e non “giudicare prima”. Il punto è: siamo consapevoli di quanto abbiamo nella nostra mente prima di giudicare?


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A che serve?
Eh...Domanda consueta, ma tipica solo dei tempi moderni
Intanto sentiamo cosa dice il Talmud. Magari ci aiuta...














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Filosofia?
Dal greco φιλοσοφία, composto di φιλεῖν (filèin), amare / desiderare, e σοφία (sofìa), sapienza, →dunque “amore per la sapienza”

Amore, amicizia, desiderio insoddisfatto +
Sophia
Sophia come scienza (aspetto teorico) Sophia come saggezza (aspetto pratico)

Certamente il filosofo non è un sapiente, altrimenti si chiamerebbe “sophòs”. Questo era chiaro già dall'antichità. La sapienza è propria degli dei, non certo dell'uomo. Socrate diceva che la vera sapienza umana (che può soltanto essere “filosofia” e non “sofia”) consiste nel sapere di non sapere.
Possedere una certa sapienza non equivale ad essere sapiente. Il sapiente è colui che possiede la “sophia”; il filosofo è colui che la ricerca.


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Non c’è una definizione condivisa
Chi ha usato per primo il termine “filosofia”?
La tradizione indica Pitagora (575-497 circa a.C) come l'inventore del termine "filosofo“. Rispondendo al tiranno Leonte, che lo definiva “sapiente”, Pitagora affermò che lui al massimo poteva dirsi solamente amante della sapienza senza poterla possedere davvero, perché solo gli Dei sono interamente sapienti.
Cos’era la filosofia per Pitagora?
Era uno stile di vita (una pratica) e la ricerca dell'armonia
Proviamo così: non esiste la filosofia, esistono i filosofi


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Oriente o Occidente?
La riflessione speculativa, e quindi la filosofia, è già presente in India nella religione brahmanica e poi nel buddhismo, nel confucianesimo e nel taoismo

L'approccio razionale, analitico e critico è scarsamente utilizzato in Oriente, mentre è alla base di quello greco






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La Grecia antica e noi  (alcune parole chiave)
Polis (Città-Stato)
Mancanza del concetto di creazione
Tempo ciclico
Cosmo
Necessità
Tragedia (e coraggio della vita tragica)
Oracolo (enigma)
Casta sacerdotale debole
Mancanza di libri sacri
Politeismo
Misura (senso del limite)
Aretè (la virtù)
Democrazia (isonomia e parresia)
Agorà (la piazza)
Schiavitù e lavoro
Spirito competitivo
Religione olimpica (apollinea) e divinità “familiari”
Religione misterica (culti dionisiaci e Orfismo)


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Le origini della filosofia secondo Platone
TEETETO: Per gli dèi, veramente, Socrate, io mi meraviglio enormemente per cosa possano essere mai queste visioni e talvolta, guardandole intensamente, soffro le vertigini.
SOCRATE: Non mi pare, caro amico, che Teodoro abbia opinato male sulla tua natura. Si addice particolarmente al filosofo questa tua sensazione: il meravigliarti. Non vi è altro inizio della filosofia, se non questo, e chi affermò che Iride* era figlia di Taumante* come sembra, non fece male la genealogia.

Taumante, (Thaumas), divinità marina. La radice greca d’origine gli dà il significato di “miracoloso”, “meraviglioso” oppure può essere “orrore che porta a meraviglia”: mostro.
* Iride, messaggera degli dèi, è anche simbolo della conoscenza



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Le origini della filosofia secondo Aristotele
“Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia [θάυμα, thauma, da θαυμάζειν, thaumazein]: mentre da principio restavano meravigliati e storditi di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della Luna e quelli del Sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. […] Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica”




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Origini della filosofia: 1) THAUMA (θάυμα)
Come traduciamo Thauma?
MERAVIGLIA
AMMIRAZIONE
STUPORE
SBALORDIMENTO
STORDIMENTO

- Senso del mistero
- Dubbio
- Angoscia / Vertigine
- Essere colpiti dal problema
- Passione per la ricerca
  disinteressata
- Bisogno di stabilità (divenire: tutto muta)




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Origini della filosofia: 2) Dal mito al lògos
MITO (ος) = racconto, dà ordine alla realtà. Può essere sulle origini degli dei, del mondo, delle città. Oppure racconta le imprese degli eroi. Modalità di pensiero libera e concreta. La verità è creduta.
LOGOS (λόγος) = parola, ragione, razionalità, quindi discorso razionale. (Meglio lasciarlo in originale). Modalità di pensiero indirizzata. Tendenza all'astrazione. La verità è discussa.












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La distanza critica
Nel prendere come punto di riferimento una civiltà che vive in equilibrio con la natura, che cerca di sviluppare le proprie potenzialità con la consapevolezza dei limiti umani, che accetta serenamente la morte, che considera il bene comune come il proprio bene, dobbiamo mettere in conto che stiamo probabilmente idealizzando l’antichità greca.
Ma a noi serve prendere le distanze dalla nostra cultura, che, volenti o nolenti, è incardinata sul Cristianesimo. Il mondo greco parla un linguaggio tragico, in cui la natura segue il suo ciclo. Non sedotto da speranze ultraterrene, il greco resta fedele alla terra valorizzando il presente e la vita buona, perché, a differenza del Cristianesimo in cui c’è contrapposizione tra vita e morte, nella Grecia antica è sentita la contrapposizione tra vita e vita, all’interno della stessa natura.


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Le due radici
Noi deriviamo sia 1)dall'area indoeuropea (greca) sia 2)dall'area semitica (giudaico-cristiana)

1)

  • Gli indoeuropei sono politeisti (l'indiano Dyaus diventa il greco Zeus).
  • La concezione del mondo presenta una lotta eterna tra le forze del bene e quelle del male (è uno dei motivi per cui l’uomo indaga e cerca di capire il destino dell'Universo).
  • Si ricerca un sapere che permetta la conoscenza del mondo (“vidya”, in sanscrito, diventa “idea”, in Grecia).
  • La vista è l'organo privilegiato della conoscenza (visioni cosmiche, ma anche raffigurazione visiva delle divinità).
  • Il tempo è ciclico. Il mondo è eterno. Gli Dei fanno parte di un ordine necessario La storia si svolge in cicli. (La morte è un evento naturale).
  • L'essere umano può raggiungere l'unità con il principio divino attraverso la conoscenza e/o l'ascesi
  • Vi si trova anche la credenza nella reincarnazione, vista come condanna, da cui ci si può liberare anche attraverso esercizi spirituali e pratiche di vita

2)

  • I semiti sono monoteisti (la radice di “Allah” si trova anche nell'Antico Testamento).
  • La concezione del mondo si fonda sulla fede in unico Dio che crea il mondo, vince il male e interviene attivamente nelle vicende umane.
  • Più importante della conoscenza sono l'obbedienza ai testi sacri e la fede (c'è una terra promessa).
  • L'udito è l'organo privilegiato (Ascolta, Israele!). È vietato raffigurare Dio.
  • Il tempo è lineare. La storia è escatologica: si realizza alla fine ciò che era stato detto all'inizio. Dio crea il mondo → la  storia  dipende dalla volontà di Dio (→ grande interesse per la storiografia).
  • C'è una netta divisione tra Dio e la sua creazione: trascendenza
  • Non c'è nulla di immortale, la vita terrena è una sola: occorre essere liberati dal peccato e dalla colpa. Preghiera, fede e grazia


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Programma annuale
I PRESOCRATICI
SOCRATE
PLATONE
ARISTOTELE
LE FILOSOFIE DELL'ELLENISMO
LA FILOSOFIA A ROMA
PLOTINO
CENNI ALLA FILOSOFIA NELL'EPOCA CRISTIANA

...Argomenti cui possono corrispondere queste domande generali:
-L’universo ha un'origine?
-Cosa tiene unito tutto?
-Che cos’è l’essere?
-Chi sono gli dei?
-Che cos’è l’uomo?
-Perché dici questo?
-Che effetto fa la poesia?
-Che cos’è la felicità?
-Qual è il destino dell’uomo dopo la morte?


sabato 18 ottobre 2014

La Scuola Popolare di Filosofia a Macerata

SCUOLA POPOLARE  DI  FILOSOFIA












COS’E’?
Un corso di storia della filosofia dedicato a tutti. Con particolare attenzione a quelli che non l’hanno mai studiata o che non si ricordano di averlo fatto.

PERCHE’?
Per almeno due motivi. 1) La nostra società si è fondata sulla filosofia: non saperne nulla è quasi come non sapere nulla della nostra società. 2) L’intelletto umano ha sete del tutto: la filosofia se ne occupa e cerca di farlo con la ragione. 3) La filosofia è una mappa del tesoro.
Ma non si era detto due motivi? 4) La filosofia ama le contraddizioni.

QUANDO e COME?
Il giovedì, a settimane alterne. Dal 16 ottobre 2014 a fine maggio 2015. L’incontro dura due ore circa, dalle 21 alle 23. La prima ora è una lezione classica sulla storia della filosofia a partire dalle origini nell’antica Grecia, la seconda ora (facoltativa ma consigliatissima) è pensata come libera discussione su argomenti vari.

CHI e PER CHI?
La scuola è aperta a tutti. Andrea Ferroni, Sergio Labate e Pamela Grisei cercheranno di facilitare il percorso, ma ognuno dei partecipanti, se lo vorrà, potrà liberamente dare il suo contributo.

QUANTO?
La quota di partecipazione individuale suggerita, ma facoltativa, è di un Euro l’ora (come contributo alle spese). Sì, letto bene: un Euro!

DOVE?
A Macerata, Dal 27 novembre siamo all'Arena Sferisterio.

INFO
Tel. 3473443979  -  Mail: scuolapopolaredifilosofia@gmail.com