sabato 13 maggio 2017

13 aprile 2017 - La discussione post lezione 32

Dopo la lezione su Cartesio, abbiamo letto alcune sue frasi relative alla sua considerazione degli animali come dei semplici automi.
Abbiamo poi provato ad analizzarle per capire cosa viene coinvolto di filosofico, morale e politico nella nostra considerazione dei diritti degli animali e dell'antispecismo.

Ecco le frasi di Cartesio:

Ho presto scoperto chiaramente che tutti [i movimenti degli animali] potevano avere origine dal principio corporeo e meccanico, e da allora in poi ho ritenuto certo e stabilito che noi non possiamo affatto provare la presenza di un'anima pensante negli animali.
Non mi preoccupano l'astuzia e l'abilità dei cani e delle volpi, o tutte le cose che gli animali fanno spinti dal desiderio di cibo, sesso o paura; anzi, affermo di poter facilmente spiegare l'origine di tutti loro dalla costituzione dei loro organi.

So che gli animali fanno molte cose meglio di noi, ma questo non mi sorprende.
Si può citare questo esempio persino per provare che essi agiscono naturalmente e meccanicamente, come un orologio che segna il tempo meglio di quanto faccia il nostro giudizio.
Senza dubbio quando le rondini arrivano in primavera, agiscono come orologi.

** *** **

E tu che posizione hai nei confronti dell'antispecismo?
E perché?

13 aprile 2017 - Lezione 32 - CARTESIO

RENATO CARTESIO
La Haye 1596 – Stoccolma 1650


RAZIONALISMO

Indirizzo della filosofia moderna che considera la ragione fondamento del vero conoscere → la ragione trae da sé (a priori) i principi con cui spiegare e conoscere la realtà, indipendentemente dall'esperienza sensibile.

Ha il modello della matematica, logico-deduttivo

A differenza del razionalismo antico (il cui criterio era: corrispondenza diretta tra realtà e pensiero), il razionalismo moderno ha come criterio il soggetto: il pensiero è garanzia di verità.

Le critiche al razionalismo solitamente sono due:
1) dogmatismo: ha presupposti indimostrati;
2) circolo logico (=circolo vizioso): spiega il principio A con B e giustifica B con A

Principali esponenti che tratteremo: CARTESIO, SPINOZA, (PASCAL), LEIBNIZ.
Faremo un cenno anche all'occasionalismo.


RENATO CARTESIO (René Descartes)
La Haye 1596 – Stoccolma 1650

Appartenente alla piccola nobiltà francese, studia nel collegio gesuita di La Flèche e a Poitiers.

Viaggia molto per conoscere “il gran libro del mondo”, proprio nel periodo della tremenda Guerra dei Trent’anni.

Si arruola e conduce la vita militare, poi decide di dedicarsi allo studio.

Notevolissimo lo stile linguistico. Opere importanti: Discorso sul metodo (1637), Meditazioni metafisiche sulla filosofia prima (1641).

Dal 1649 è alla corte della regina Cristina di Svezia. Obbligato a tenere lezione quotidiana alle 5 del mattino, si ammala e muore di polmonite.

È il fondatore della filosofia moderna: primato dell’io e della gnoseologia sulla metafisica → razionalismo forte




È affidabile la conoscenza? Il metodo

Tutti hanno la ragione, che è dono di Dio→ l’errore è nella volontà→ per non sbagliare serve un metodo (come la matematica).

Le 4 regole del metodo (un filo d'Arianna per non procedere a caso): 1. EVIDENZA. Accettare come vere solo le idee chiare e distinte. Cos'è chiaro? Qualcosa che si impone con forza (un mal di denti). Cos'è distinto? Qualcosa che non si confonde con altro ed è perfettamente definito (quando il dolore ad un dente è ben individuabile e non si confonde con tutta la mandibola).
2. ANALISI. Dividere ogni problema nelle sue parti elementari
3. SINTESI. Passare gradualmente dal semplice al complesso attraverso rapporti di interdipendenza
4. ENUMERAZIONE. Per non omettere nulla è bene revisionare sempre tutto da capo.

Non prendere mai niente per vero, se non ciò che io ho chiaramente riconosciuto come tale; ovvero, evitare accuratamente la fretta e il pregiudizio, e non comprendere nel mio giudizio niente di più di quello che sia presentato alla mia mente così chiaramente e distintamente da escludere ogni possibilità di dubbio.


Accettare la sfida del dubbio

Occorre superare lo scetticismo, passando attraverso il suo drammatico dubitare di ogni verità.
Ciò non significa che sia giusto dubitare sempre di tutto, ma che metodologicamente è possibile farlo.
Occorre quindi dubitare di tutto per fare piazza pulita di ogni vecchio residuo “sabbioso”.

Cartesio porta il dubbio alle sue estreme conseguenze: benché sembri che non ci possa essere nulla di più sicuro e di più certo della matematica, non si può neppure escludere che un "genio maligno", supremamente malvagio e potente, si diverta a ingannarci ogni volta che effettuiamo un calcolo. E così, a maggior ragione, su ogni altra cosa che vediamo, sentiamo o pensiamo.

PS. C'è differenza dal dubbio scettico perché Cartesio usa il dubbio come metodo per rifondare la conoscenza.


Il genio maligno

Dubbio psicologico: sono effettivamente incerto su un argomento.

Dubbio metodico: non sono incerto, ma voglio ugualmente dubitare.

Dubbio iperbolico: è il dubbio metodico esteso anche alle cose più certe come la matematica. È l’ipotesi paradossale del genio maligno.


La prima certezza: Cogito ergo sum

Il genio maligno può ingannarmi su tutto meno sul fatto che io dubito che ci sia lui che mi inganna su tutto: non potrà mai persuadermi che io non esisto, perché sto pensando e c'è qualcosa che pensa.
È l'esperienza in atto del pensare, un'intuizione immediata, chiara e distinta
→Poiché l'azione del dubitare rientra in quella del pensare, questo vuol dire che se io dubito, penso. Nessun'altra esperienza diversa dal pensare (e derivati) potrebbe fare da punto archimedeo: amare, camminare, volere, sperare, ecc. sono azioni che potrei anche sognare.

Dubito→ sto pensando→ sono.
Esisto come Res Cogitans (sostanza pensante).

NB: Comunque non ho certezze sul mio corpo e sul mondo → potrei essere un puro pensiero, soggetto pensante

PS .“Cogito ergo sum” non è un sillogismo, cioè  un ragionamento, ma un'intuizione fulminea: finché penso esisto. Meglio sarebbe dunque: Cogito, sum.
Ad esempio, ora, se sono seduto, sono certo di esistere solo perché mi percepisco (penso di) stare seduto su una sedia. Non posso essere certo della sedia e di stare seduto, ma solo del mio pensare.

PS. C'è da dire che Sant'Agostino aveva già detto “Si fallor sum” (se dubito, esisto) e Campanella aveva già parlato di “certezza interiore”, ma è Cartesio a spostare decisamente l'accento sul pensare come fondamento della conoscenza.




Cosa c’è nella Res Cogitans?

La prima certezza (io penso, esisto) porta in sé alcuni contenuti: le idee. Ma non tutte le idee sono uguali.

Idee avventizie: derivano dall'esperienza, riferite a oggetti esterni.

Idee fattizie (o fittizie): derivano dal soggetto. Idee inventate (anche ipotesi).

Idee innate: sono già nella mente indipendentemente dall'esperienza e dal soggetto (matematica, Dio).







La seconda certezza: Dio

Dio è un'idea innata: la trovo già dentro di me, a priori, prima di ogni esperienza.

Dimostrazioni:

1. Idea di perfezione come “marchio di fabbricazione” lasciato da Dio: solo Dio è causa adeguata della perfezione

2. Supponiamo che Dio non esista. Da dove viene la mia esistenza? (O da me o da altro → da me no, perché non mi attribuisco tutte le perfezioni contenute nell'idea di Dio; da altri esseri umani no, perché sono ugualmente imperfetti),

3. Prova ontologica: non possiamo pensare l'idea di Dio senza includerne l'esistenza (come non esiste monte senza vallata). [Per approfondire la prova ontologica clicca qui].

NB. Non ci sono prove a posteriori -come in San Tommaso- perché non potrebbero superare il dubbio del genio maligno. Il Razionalismo ricava a priori -dalla ragione- ogni certezza.


Un Dio garante

Esiste Dio come essere perfetto→ è buono e non può ingannare→ non esiste il genio maligno→ tutto ciò che, grazie alla ragione, percepisco con evidenza è vero→ è falso solo ciò che, pur essendo non evidente (chiaro e distinto), viene accolto dalla volontà come vero→ l'errore dipende dalla volontà, non dall'intelletto.

Dio è garante della verità delle mie conoscenze → la conoscenza umana è affidabile → si esce dal solipsismo (= esisto solo io e la mia coscienza)
Dio non è garante del Cogito e della regola dell'evidenza. Dio è un criterio aggiuntivo. Serve a rendere affidabile la conoscenza oggettiva del mondo.

Il Dio di Cartesio è come un sommo “orologiaio”: una volta creato il mondo, ne assicura la conservazione e la conoscenza→ critica di Pascal



Ritorno al metodo

Cosa, dunque, corrisponde alla regola dell’evidenza?
- ciò che è coglibile immediatamente come tale dalla ragione (idee innate: Cogito e Dio),
- ciò che è dimostrabile matematicamente (ciò che non è immediato, quindi) ed è quantificabile.

Porte aperte alla fisica: la materia è estensione (è l’opposto del pensiero)→ è quantificabile→ si può applicare la matematica.
La scienza fisica ha per oggetto la materia, che è estensione, che è rappresentabile matematicamente in modo chiaro e distinto.

PS. Invenzione della geometria analitica. La geometria è la disciplina modello di chiarezza e distinzione. Grazie a Cartesio, per la prima volta si connette il calcolo algebrico e la geometria: attraverso la geometria cogliamo intuitivamente i processi algebrici.
Assi cartesiani: punti, rette e curve possono essere individuate con esattezza su un piano
→ numero e forma non sono più in contrapposizione
→ le questioni geometriche non vengono più analizzate caso per caso
→ modello esemplificativo visuale dei problemi algebrici
Negli stessi anni anche Pierre Fermat (1601-1655) inventa la geometria analitica.



La terza certezza: Res extensa

L’idea di Res Extensa (sostanza estesa) c’era già da prima come idea: era tutto ciò che percepivo in opposizione alla Res Cogitans. Dopo Dio (garante), diventa certa anche la sua esistenza.

Ma cosa posso conoscere davvero?
Esistono solo le qualità primarie (v.Galileo), cioè estensione e movimento.
Inoltre si percepisce con la ragione (a priori) e non con i sensi (a posteriori) che ingannano perché colgono le mutevoli qualità secondarie (colore, odore, suono, ecc.). Esempio della cera: è sempre cera (per la ragione) anche se essa può cambiare (per i sensi) forma e colore. Ecco le parole di Cartesio:
Prendiamo, per esempio, questo pezzo di cera, che è stato proprio ora estratto dall’alveare: esso non ha perduto ancora la dolcezza del miele che conteneva, serba ancora qualcosa dell’odore dei fiori, dai quali è stato raccolto; il suo colore, la sua figura, la sua grandezza sono manifesti; è duro, è freddo, tocca, e, se lo colpite, darà qualche suono. Infine, tutte le cose che possono distintamente far conoscere un corpo, s’incontrano in questo. Ma ecco che, mentre vi parlo, lo si avvicina al fuoco: quel che vi restava di sapore esala, l’odore svanisce, il colore si cangia, la figura si perde, la grandezza aumenta, divien liquido, si riscalda, a mala pena si può toccarlo, e benché lo si batta, non renderà più alcun suono. Ma la cera stessa resta dopo questo cambiamento? Bisogna confessare ch'essa resta; e nessuno può negarlo. Che cosa è dunque ciò che si conosceva con tanta distinzione in questo pezzo di cera? Certo non può esser niente di quel che vi ho notato per mezzo dei sensi, poiché tutte le cose che cadevano sotto il gusto o l’odorato o la vista o il tatto o l’udito si trovan cambiate; e tuttavia la cera stessa resta. Forse era ciò che io penso ora: la cera cioè non era né quella dolcezza del miele, né quel piacevole odore dei fiori, né quella bianchezza, né quella figura, né quel suono, ma solamente un corpo, che poco prima mi appariva sotto queste forme, e che adesso si presenta sotto altre. Ma, parlando con precisione, che cosa è ciò che immagino, quando lo concepisco in questa maniera? Consideriamolo attentamente, e, allontanando tutte le cose che non appartengono alla cera, vediamo quanto resta. Certo non resta altro che qualcosa di esteso, di flessibile, di mutevole.

C'è un rigoroso meccanicismo: le qualità sono escluse, per es. il vuoto (non esteso) e gli atomi (non divisibili) non esistono, gli animali (senza anima) sono automi.
Il cosmo è un grande orologio. Il movimento è stato impresso da Dio e poi diviene autonomo.
→Basta il ragionamento per capire tutto il cosmo (a priori), ma è così esteso che serve anche l’esperimento (a posteriori). Dunque l'esperimento non serve per conoscere, ma per far risparmiare tempo al pensiero, che già da solo potrebbe, passo dopo passo comprendere tutto il cosmo.

Sono assolutamente banditi il finalismo (non conosciamo gli scopi divini) e l’animismo [ad esempio Cartesio considera animismo l’attrazione a distanza→ contro la gravità di Newton]

NB. La conoscenza di Dio e quella degli uomini differiscono solo per quantità.



Il dualismo cartesiano

Res cogitans e res extensa sono sostanze distinte e separate. Pensiero e materia sono radicalmente diversi tra loro, come libertà e determinismo.

Nasce il “Body-Mind Problem”, la questione del rapporto tra mente e corpo.

Altro problema aperto: Dio (Res divina) è sostanza in senso proprio e assoluto (causa sui). E le altre sostanze (Res cogitans e Res extensa) cosa sono allora?

NB. Il corpo diventa organismo e può dunque divenire oggetto di indagine scientifica (medica in particolare) → fisiologia, anatomia

PS. Di dualismo abbiamo sentito parlare con Platone: mondo sensibile (dove vivono i corpi) e Iperuranio (mondo soprasensibile dove vivono le idee e le anime)



La difficile condizione dell’uomo: cosa che pensa

Dualismo tra anima (res cogitans), che è sostanza pensante, libera, inestesa e indivisibile, e corpo (res extensa), che è cosa materiale, non pensante, determinata ed estesa.
L'essenza è l'anima→ Il nostro pensiero può esistere senza il corpo (anche senza il cervello!).

Dunque il corpo è una macchina (metafora dell'orologio)→ la coscienza è esclusa → movimenti automatici.

Tuttavia l’uomo parla, è libero e ha la ragione (cioè l’intelligenza)→ non è un automa → Automi sono solo gli animali.

Ma se ho mal di denti, non soffre solo il corpo e la mente non funziona più bene → Come si spiega questa interazione tra mente e corpo? le interazioni (azione reciproca) si spiegano con la ghiandola pineale!😞. Ecco le (poco convincenti) parole di Cartesio:
Mi sono convinto che l'anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione all'infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni, perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a quel modo stesso che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono doppi tutti gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d'una cosa, in un certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici degli altri sensi, si possano unificare prima di giungere all'anima, in modo che non le siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente concepire che queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa ghiandola per mezzo degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c'è infatti nessun altro luogo del corpo dove esse possano esser così riunite, se la riunione non è avvenuta in questa ghiandola.

PS: Alcuni confronti sul rapporto anima-corpo
Platone: L’anima non appartiene al corpo (cfr. soma sema)→ immortalità dell’anima e mortalità del corpo.
Aristotele: L’anima appartiene al corpo (sinolo)→ mortalità di anima e corpo
Giordano Bruno: L’anima non si distingue dal corpo (immanentismo panteista monistico)→ immortalità di anima e corpo.
Cartesio: L’anima non appartiene al corpo (Res Cogitans e Res Extensa)→ immortalità dell’anima e mortalità del corpo.


Le passioni

1649, Le passioni dell'anima, opera in cui Cartesio sembra vedere l'essere umano come unitario.

Esistono azioni (che dipendono dalla libera volontà umana) e passioni (che dipendono da forze meccaniche involontarie).
Le passioni si producono nell'anima a causa del suo legame con il corpo (fuori dall'anima) attraverso la ghiandola pineale.

Segue un quadro completo della fenomenologia delle passioni (paura, odio, amore, gioia, meraviglia, ecc.).

Le passioni sono emozioni utili e positive, ma occorre evitare gli eccessi, che rendono l'uomo schiavo degli impulsi esterni (→dominio delle passioni con il metodo dell'abitudine conseguita con un lungo tirocinio).
Esiste un conflitto tra passioni e ragione: l'anima deve esercitarsi a conoscere il bene e il male. La ragione ha una forza rasserenatrice.


L'etica: lo stoicismo di Cartesio

Finché non c’è evidenza (chiarezza e distinzione) su cosa sia bene, ci si può attenere ad alcune regole di morale provvisoria:

1. Rispetto delle leggi e delle tradizioni del proprio Paese

2. Occorre essere fermi e risoluti nel farsi guidare dalla ragione evitando gli eccessi

3. Cercare di “vincere me stesso piuttosto che la fortuna, e di mutare i miei desideri piuttosto che l'ordine del mondo; e, in genere, di abituarmi a credere che non c'è nulla, al di là dei nostri pensieri, che sia interamente in nostro potere, di modo che, quando abbiamo fatto del nostro meglio circa le cose che sono fuori di noi, se qualcosa non ci riesce, vuol dire che è davvero impossibile per le nostre forze”.

4. Esaminare le occupazioni degli uomini e scegliere la più adatta alle nostre capacità.



Fare piazza pulita di ogni vecchio residuo “sabbioso”: il padre del Razionalismo e del pensiero moderno

Fu il primo moderno a raccogliere le conoscenze filosofiche in un sistema unitario e coerente, partendo dalle fondamenta e trovando un metodo.

Il procedimento matematico è il modello del conoscere.

Esigenza di un sapere certo: primato della gnoseologia sulla metafisica.

Considerazione meccanicistica della materia (corpo umano compreso) → Sviluppo della scienza fisica (e della fisiologia) → “Body-Mind Problem”.

Primato del soggetto e della razionalità sull'oggetto: il pensiero diventa autosufficiente.

L’idea diventa semplice rappresentazione o immagine mentale soggettiva (e può anche non corrispondere alla realtà esterna)

PROBLEMI DA RISOLVERE:
1. dualismo Res cogitans-Res extensa,
2. relazione tra sostanza prima (Dio) e sostanze seconde (le due Res)

PS. Cartesio, con le sue opere, voleva sostenere la fede, ma fu di fatto il padre dell'Illuminismo, che contribuì a ridimensionare l'importanza della religione nella società