martedì 14 marzo 2017

2 marzo 2017 - Lezione 29 - Umanesimo e Rinascimento, Cusano, Ficino, Pico della Mirandola, Pomponazzi, Valla, Montaigne, Telesio, Campanella (terza parte)

UMANESIMO E RINASCIMENTO
Terza parte
(per la prima parte clicca qui)
(per la seconda parte clicca qui)



LA FILOSOFIA TRA '400 e '500

PLATONISMO RINASCIMENTALE
- Nicola Cusano
- Marsilio Ficino
- Pico della Mirandola

ARISTOTELISMO RINASCIMENTALE
- Pietro Pomponazzi

EPICUREISMO RINASCIMENTALE
- Lorenzo Valla

SCETTICISMO RINASCIMENTALE
- Michel de Montaigne

NATURALISMO RINASCIMENTALE
- Bernardino Telesio
- Tommaso Campanella




NICOLA CUSANO (Nikolaus Krebs)
(Cues, Treviri 1401 – Todi 1464)

Studia a Hidelberg (la Germania nel ‘400 è ancora periferia dell'Umanesimo e risente della Scolastica) e Padova (laurea in legge), poi è diplomatico della Chiesa cattolica di cui divenne cardinale. Fu dapprima conciliarista e poi curialista.

Importante viaggio a Costantinopoli, da cui tornò con l'idea di difendere l'unità della Chiesa (romana e ortodossa), ma anche predicando la concordanza tra le fedi monoteiste (ecumenismo).

L'opera più importante è De docta ignorantia (La dotta ignoranza), del 1440.

Su una forte base neoplatonica, sviluppa il tema del rapporto tra i limiti dell'intelletto umano e l'infinità del processo della conoscenza.



La dotta ignoranza

L'uomo ha una conoscenza limitata dell'Universo e di Dio e dunque sa di non sapere.
→ Sforzo di conoscere sempre meglio, anche se il processo è infinito.
La perfezione è un cerchio; la conoscenza umana è un poligono inscritto in quel cerchio: i lati aumentano sempre, ma mai diventeranno un cerchio.
Le tre religioni monoteiste sono i primi tre lati del poligono (triangolo).

La caccia della sapienza, opera in cui Cusano, ricordando l'eros platonico, paragona il filosofo a un cacciatore le cui prede sono le varie forme di sapere→ L'ignoranza è stimolo al sapere.




Teologia e cosmologia
  • Per Cusano Dio (e solo Dio) è coincidentia oppositorum (coincidenza degli opposti): tutte le cose sono in Dio e Dio si manifesta in tutte le cose → il mondo e Dio si compenetrano, il divino è nel mondo (ma nel mondo ci sono gli opposti).
    NB: Ma solo in Dio non vale più il principio di non contraddizione
  • È impossibile conoscere ciò che Dio è (→teologia negativa di Plotino), ma il saggio ne vede i segni nel mondo. Le religioni monoteiste sono le congetture migliori (tra tutte, la migliore è il Cristianesimo).
    NB: Carattere congetturale della conoscenza umana. Dal momento che Dio è infinito, l'uomo può solo fare congetture e nessuna religione può possedere in toto la verità. L'idea è che la fede unisca e non divida. La pluralità delle fedi aumenta la conoscibilità di Dio (come se i lati del poligono aumentassero).
  • L'universo, essendo a immagine di Dio, è infinito e non ha un centro
    → contrasto con la tradizione medioevale aristotelica (c’è un’unica sostanza)
    → anticipa Bruno e Copernico (Dio è “centro” e la Terra si muove)
    NB: Anche le cose del mondo non sono mai pienamente conoscibili perché il rapporto tra cose finite è infinito.


Se Dio é una causa infinita non può che avere un effetto infinito

Cusano doveva sfuggire alle accuse di panteismo. Per questo motivo distingue Dio dal mondo creato attraverso i concetti di complicazione, esplicazione e contrazione.

Complicazione:
In Dio tutto è complicato (=piegato insieme) →coincidentia oppositorum.

Esplicazione:
Il mondo è esplicazione (sviluppo) di Dio → è negli opposti.

Contrazione:
Ogni cosa ha Dio in sé, anche se in modo contratto*  (contratto = l'infinito -comune- subisce una determinazione -singola- nelle cose).

Dio è infinito assoluto, senza alcuna differenziazione interna; l'universo invece è infinito come somma infinita di enti finiti e con caratteri contrastanti (la realtà è un Dio contratto):
→ Ciò che nella realtà finita è opposto nella  realtà assoluta (Dio) convive e coincide (coincidentia oppositorum).

Nonostante abbia spinto il neoplatonismo verso la trascendenza, la Chiesa non accettò le sue dottrine (andò in carcere!).

PS: Esempio per capire: nell'Uno ci sono già tutti i numeri in potenza (complicazione). Dall'uno possono derivare tutti gli altri numeri, creandosi una somma infinita di numeri finiti (esplicazione).

NB: Cusano usa il termine “potenza”, ma diversamente da Aristotele: la potenza (complicazione) è superiore all'atto (esplicazione)



Il Neoplatonismo fiorentino

La provvisoria riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente del 1438 e la diaspora di intellettuali bizantini (dopo la presa di Costantinopoli del 1453) arruolati come insegnanti in Italia permisero la conoscenza diretta dei testi in greco, compresi quelli di Platone, pressoché sconosciuti nel Medioevo.

Sebbene già Cusano abbia fortissimi accenti neoplatonici, il '400 e il '500 si caratterizzano per la rifioritura del pensiero di Platone soprattutto a Firenze grazie all'Accademia Platonica, il cenacolo fiorentino fondato da Marsilio Ficino nel 1459, ritrovo di letterati, artisti e filosofi, che si riunivano per studiare e per discutere insieme liberamente.

Con la protezione della famiglia de' Medici, l'Accademia filtrerà Platone, facendone prevalere il momento mistico. Lo arricchirà anche con contaminazioni esoteriche di ispirazione orientale e con le tradizioni magiche e occultistiche.



Marsilio Ficino
(Figline Vardarno 1433 – Careggi 1499)

È il principale esponente del Neoplatonismo rinascimentale.

Sotto la protezione di Cosimo de' Medici, nel 1459, fonda a Careggi l'Accademia Platonica. Oltre alla villa, Cosimo gli dona anche un preziosissimo codice platonico.

Traduce in latino i dialoghi di Platone, le Enneadi di Plotino, Omero, Esiodo e molti scritti esoterici.

Tenta di far convivere Plotino e Cristianesimo.



La docta religio di Ficino

Dall'inizio dei tempi (Ermete Trismegisto, Zarathustra, Mosè) esiste un'unica tradizione filosofica che è il progressivo disvelamento all'uomo del lògos divino.

Esiste una docta religio, cioè una sintesi tra rivelazione e filosofia, incarnata dal pensiero platonico.

L'universo, nei suoi vari gradi di perfezione, è la manifestazione di un'unità. Al gradino più basso c'è il corpo, poi, risalendo, troviamo la qualità, l'anima, gli angeli e, infine, Dio.

L'anima umana è partecipe di entrambi i mondi e quindi è il punto di contatto tra Dio e il corporeo. L'uomo è un microcosmo, specchio inquieto della complessità dell'universo → Homo copula mundi. (= uomo unione di mondi).

L'essenza dell'anima è l'amore: esso lega l'uomo a Dio (che crea per amore). Partendo dalla bellezza si può giungere alla contemplazione del divino in tutto.

Magia e astrologia sono il modo di conoscere le segrete simpatie che legano insieme l'universo.


NB: Principali differenze tra Plotino e Ficino: per Plotino Dio non crea, ma emana da sé l'universo; inoltre non emana per amore ma per un processo necessario involontario


Amor socraticus

L'amor socraticus, così chiamato da Ficino, lega spiritualmente in modo perfetto due uomini (e solo due uomini) uniti dalla stessa passione per la filosofia.

Nella umbratile realtà sensibile ci sono tracce divine: la caccia ad esse è possibile  grazie all'anima (copula mundi = unione dei mondi) che fa diventare l'uomo “quidam Deus” (Dio in un certo qual modo).

Affinché l'anima del filosofo possa superare i propri limiti e accedere alla contemplazione delle meraviglie del creato divino, occorre trovarsi in uno stato di eccitazione ispirativa, identificato con l'amatorius istinctus (l'istinto amatore, l'entusiasmo amoroso).

Proprio a partire dal bello (del corpo e dell'anima dell'amato) si può salire al divino.

PS: Per Ficino l'amore eterosessuale era “eros”, con mere finalità riproduttive




Giovanni Pico della Mirandola
(Mirandola 1463 – Firenze 1499)

È famoso per la memoria prodigiosa e la vastità della sua conoscenza.

Studia a Bologna, Ferrara, Pavia, Parigi e Padova. Conosce la filosofia della Scolastica, il pensiero arabo e ebraico (compresa la Qabbalah).

Nel 1484, dopo essere stato incarcerato per eresia, grazie all'intercessione di Lorenzo il Magnifico, si stabilisce a Firenze e si avvicina a Ficino.

Difende la magia (“compimento della filosofia”: essa consente di cogliere i rapporti di simpatia tra le parti dell'universo), ma attacca l'astrologia (arte fraudolenta che vanifica la libertà umana).


PS: Si narra che fosse capace di ripetere a memoria una pagina di latino letta una sola volta. Di fronte ad un ascoltatore rimasto stupito, la ripeté di nuovo, ma questa volta al contrario.


L'unità del pensiero umano

Secondo Pico, tutte le scuole e tutti i pensatori hanno espresso un aspetto dell'unica verità.

Scrive 900 tesi tratte da svariate fonti.
Come introduzione c'è il De hominis dignitate (La dignità dell'uomo) in cui sostiene che l'uomo ha una posizione privilegiata nell'universo: Dio non ha dato una forma precisa all'uomo ma l'ha creato libero, in modo tale che possa assumere tutte le forme (→uomo camaleonte).
“L'uomo può degenerare a bruto oppure innalzarsi ad angelo”.

Presupposto essenziale delle sue tesi è il libero arbitrio dell'uomo (che è anche il motivo per cui attacca l'astrologia: non dipendiamo dagli astri).




L'aristotelismo rinascimentale


Aristotele, per come era stato tramandato e osannato in quanto autorità indiscutibile dalla Scolastica medioevale, era il “nemico” generale del '400 e del '500. Ma l'aristotelismo resisterà.

Padova e Bologna sono i centri in cui predominano gli aristotelici, divisi in due correnti principali:
1. averroisti (l'uomo partecipa di un Intelletto superiore comune a tutti e immortale. La parte mortale e individuale dell'anima è quella inferiore, sensitiva e vegetativa);
2. sostenitori di Alessandro di Afrodisia (l'anima è indissolubilmente legata al corpo ed è mortale anche nella funzione intellettiva).

NB: L'aristotelismo rinascimentale non si configura come una resistenza al nuovo spirito dell'epoca, poiché trascura la metafisica per rivolgersi principalmente ai problemi della natura e dell'uomo, con l'intento di far progredire le scienze mediante l'indagine diretta della realtà.




Pietro Pomponazzi
(Mantova 1462 – Bologna 1525)

Anche noto come il Peretto, non si allontanò quasi mai dai dintorni di casa.

Insegnò a Padova, ma a volte si fermava a tenere lezioni in strada, se qualcuno lo chiedeva. Per un litigio con il cuncurrens (studioso che durante la lezione doveva contrastare le tesi del magister) abbandonò Padova.
Protetto poi dal principe di Carpi, andò ad insegnare a Bologna.

Tentò sempre di conciliare Aristotele con il Cristianesimo, anche se, per estrema fedeltà allo stagirita, il tentativo non fu sempre felice.

Condannato dalla Chiesa per le sue teorie, che fu costretto a ritrattare. I suoi libri vennero bruciati in piazza a Venezia.



L'anima mortale e la libertà

L'anima in ogni sua funzione è unita indissolubilmente al corpo ed è quindi mortale (appartiene alla corrente aristotelica più ardita, quella che segue Alessandro di Afrodisia).

La mortalità dell'anima non ha conseguenze negative per la morale perché la virtù è premio a se stessa e il vizio ha in sé la punizione. La virtù rende l'uomo felice, il vizio misero e infelice
→ autonomia della morale

I fenomeni della natura obbediscono ad un ordine necessario e non a potenze soprannaturali. Dio non interviene mai direttamente sulle cose, ma attraverso gli astri (cfr. la causa finale di Aristotele). L'uomo è responsabile di se stesso.
→ autonomia dell'indagine naturale.

L'uomo è al centro dell'universo. La sua qualità principale è la libertà. Tuttavia, mentre la libertà morale è integra, non lo è relativamente alle condizioni di vita e della sorte: c'è una necessità naturale (fato) predeterminata da leggi divine.

NB: Da Avicenna riprende (deve riprendere?) la dottrina della doppia verità: ciò che è vero per la filosofia (e la ragione) può non essere vero per la religione (e la fede)


PS: Perché mai Dio avrebbe istituito delle leggi naturali per poi trasgredirle? Dunque i miracoli non esistono: sono una credenza utile solo a garantirsi l'obbedienza del popolo.



L'epicureismo rinascimentale

Nell'età rinascimentale si celebra la dignità dell'uomo e si rivaluta la vita terrena. Il mondo e la natura si offrono all'uomo affinché ne goda e appaghi i propri desideri.

L'individuo sente prorompere in sé la gioia di vivere e, contro il mortificante ascetismo medioevale, soddisfa la sua sete di felicità.

In uno scenario come questo, non stupisce che ritrovi vita, dopo secoli di ostracismo, la dottrina epicurea.

Il principale esponente del Neoepicureismo è Lorenzo Valla.

In quest'ottica si può leggere la famosa Canzona di Bacco di Lorenzo de' Medici, tratta da Canti carnascialeschi:

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
Ogni tristo pensier caschi:
Facciam festa tuttavia.
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c'ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.




Lorenzo Valla
(Roma 1405 - 1457)

Puro umanista, è famoso soprattutto come filologo. Dimostrò che la “Donazione di Costantino” (documento con cui la Chiesa giustificava il potere temporale e i suoi possedimenti) era un falso storico.

Il piacere è un'esigenza della natura umana ed è principio conservatore della vita. Ogni scelta è compiuta per conseguire la felicità o per evitare un danno maggiore. Il piacere è l'unico scopo dell'uomo.

Il piacere non deve essere ricercato nella sua immediatezza: occorre un esame accurato, un calcolo dei piaceri. La ragione è indispensabile per compiere le azioni che diano vera e duratura felicità → non c'è ricerca dell'utile immediato dettato dall'interesse particolare.

Divina voluptas. La felicità eterna è la continuazione del piacere della vita terrena. Per questo Dio ha promesso la resurrezione della carne: l'anima deve reintegrarsi con il corpo per gioire pienamente.

Nel suo De voluptate, immagina un dialogo tra uno stoico (moralista), un epicureo (edonista) e un filosofo che media (propugna l'edonismo cristiano).

Si salva dall'Inquisizione grazie a re Alfonso, poi fuggendo travestito a Barcellona. Con Niccolò V, diventa segretario apostolico.


NB: Valla ricalca Epicuro tranne che nella credenza nell'Al di là. Infatti, per Epicuro, abbiamo un'unica vita: siamo composti di atomi e la morte rappresenta la definitiva disgregazione.




Lo scetticismo rinascimentale

Benché Michel de Montaigne sia uno spirito eclettico, libero e poco classificabile (si trovano in lui anche elementi epicurei e stoici, ad esempio), egli è stato il grande riscopritore dello scetticismo nel tardo Rinascimento. Non si tratta di un indirizzo pessimista, ma di un approccio disincantato, curioso e sereno alla vita, accolta anche con tutte le sue contraddizioni.



Michel de Montaigne
(Francia meridionale 1533 – 1592)

Nasce in un maestoso castello di proprietà della famiglia, nei pressi di Bergerac.

Studiò legge e filosofia e viaggiò moltissimo.

Tornato in patria, passò serenamente tutta la sua vita nel castello a leggere e a scrivere (ebbe solo un periodo buio, dopo la morte del suo amico, Étienne de La Boétie). I suoi scritti sono stati raccolti con il nome di Saggi, una serie di riflessioni personali di argomento vario.

Spirito individualista, anticonformista, eclettico e antidogmatico, rifiuta le astrazioni della filosofia (i singoli uomini sono tutti diversi) e la passività della religione (che considera gli uomini un gregge da guidare). Scrive significativamente: “Sono io l’oggetto dei miei pensieri”.

A proposito di Étienne de La Boétie scrisse: “Se paragono tutta la mia vita rimanente a questi quattro anni che egli mi ha regalato, essa non è altro che fumo, null'altro che una notte oscura e noiosa”.


Che cosa so io?

Occorre scoprire il proprio io, la forme maîtresse (essenza irripetibile e incomunicabile) della propria personalità.

Della realtà l'uomo ha solo un'opinione soggettiva, oscura e mutevole. Pensare di conoscerla è come voler stringere l'acqua in un pugno.

La scienza non poggia su un fondamento valido. Infatti:
- i presupposti non sono dimostrati,
- i sensi ingannano,
- la ragione ha bisogno di ragioni all'infinito.

La vita pratica non ha un sicuro orientamento. Infatti:
- i principi della morale cambiano nel tempo e nello spazio.

Dire “io dubito” è ancora dogmatico (è come affermare la certezza di dubitare o di non sapere). Dunque, il vero scettico si domanderà: “Che cosa so io?”

Qui a lato alcune sue frasi. Ma occorre tenere presente che non sono particolarmente emblematiche del suo pensiero.


Il naturalismo rinascimentale

Se il Quattrocento viene associato, sul piano filosofico, alla rinascita del platonismo, il Cinquecento vede l'affermarsi del naturalismo, ovvero dell'interesse per il mondo della natura e a una nuova attenzione ai dati dell'esperienza.

La natura è la dimora in cui gli esseri umani si trovano a vivere ed è con questa realtà che l'uomo deve inizialmente fare i conti.

Va ricordato però che il concetto di “naturale” per i rinascimentali ricomprende anche lo studio della magia, dell'alchimia e dell'astrologia, la ricerca, cioè, delle segrete corrispondenze tra i fenomeni della natura e delle forze occulte che ne sono alla base.

Forse non è un caso che i due naturalisti che tratteremo, Telesio e Campanella, siano nati nel profondo Sud d'Italia, in Calabria, a contatto con una natura prorompente.



Bernardino Telesio 
(Cosenza 1509-1588)

Grazie allo zio, che lo prende come allievo, studia fisica, matematica, medicina e filosofia. Si laurea a Padova.

Si ritira in meditazione in un convento benedettino per vari anni prima di viaggiare in varie città italiane.

Scrive De rerum natura juxta propria principia (1586), che sarà osteggiato dall'ambiente aristotelico e poi finirà addirittura per essere messo all'Indice.

Metodo empirico: un passo verso il superamento dell'interpretazione magica e metafisica della natura.




La natura secondo i propri principi

Per Telesio la natura è un campo di studio autonomo, con principi specifici
→ no categorie teologiche e metafisiche
→ no categorie aristoteliche (atto, potenza, forma).

Il metodo di indagine è empirico, a posteriori (l'aristotelismo indagava a priori)

Se si sta solo all'esperienza, si osservano due forze che agiscono su una materia: il caldo (principio di dilatazione e di movimento) e il freddo (principio di condensazione e di immobilità), variamente mescolati in natura.
La diversa quantità di calore è il principio di individuazione delle cose (cioè il principio che rende una cosa se stessa e diversa dalle altre).

A rigore esiste solo la materia, come tutto unico in cui sono mescolati caldo e freddo.

Presupposto è l'idea che c'è una continuità in natura tra esseri inorganici e organici (cfr. ilozoismo = tutto è vivo; panpsichismo = tutto è sensibile) → La materia è una massa corporea omogenea.


Sensismo: la conoscenza si basa sulla sensazione (da cui poi si sviluppano memoria e immaginazione e, infine, intelletto).
Anche la morale si basa sulla sensazione (bene e male dipendono da cosa dà piacere e cosa dolore →saggio è chi sa calcolare →la virtù ha in se stessa il suo premio.



Due scuole

Il dibattito suscitato dalle tesi anti-aristoteliche di Telesio diventerà il dibattito tra naturalismo e aristotelismo che porterà, in Italia, alla contrapposizione di due scuole: quella già consolidata del Settentrione (con Padova capofila), dove dominerà l'aristotelismo, e quella meridionale, direttamente influenzata dalle idee di Telesio, che avrà importanti estimatori tra gli scienziati dell'epoca e gli empiristi del '700.

NB: La fisica di Telesio è ancora qualitativa (manca la matematica), ma compie un passo importante passo verso la scienza moderna





Tommaso Campanella
(Stilo 1568 - Parigi 1639)

A 14 anni è già in convento dai domenicani. Una volta uscitone diventa mago, profeta, astrologo e poeta.

Legge moltissimo e, con passione, Agostino, Erasmo e Ficino, ma fu influenzato soprattutto da Telesio.

Ordì una congiura politica contro gli spagnoli (reclutò un esercito!), per liberare la Calabria e realizzare uno Stato ideale.

Subì quattro processi per eresia. Fece 27 anni di carcere. Evitò la condanna a morte fingendosi pazzo. Non confessò mai nulla nemmeno sotto tortura.

Riparato a Parigi trovò protezione in Luigi XIII. Le sue opere (tutte scritte in carcere) trovarono grande apprezzamento.

La sua opera più famosa è La città del Sole, descrizione utopistica della città ideale.

Due citazioni emblematiche delle sue passioni filosofiche e politiche:

Chi può, è;
chi è, sa
e chi sa, ama


Io nacqui a debellear tre mali estremi: tirannide, sofismi e ipocrisia



Sensus inditus: l'autocoscienza

Per Campanella ogni conoscenza deriva dai sensi, ma i sensi ci mettono in contatto anche con l'invisibile (→è una sorta di sensismo magico).

Visione panteista dell'universo: il mondo è un organismo totalmente animato (=panpsichismo) e pieno di affinità occulte.

Va oltre Telesio dicendo che anche lo scettico deve ammettere la conoscenza innata dell'anima di se stessa (sensus sui o sensus inditus)
Anticipa Cartesio!

Dalla Scolastica (posse, nosse, velle) riprende l'idea che l'Essere ha tre caratteristiche innate: ogni cosa ha potere su di sé, ha sapienza su di sé e ha amore per sé.
Solo in Dio si ha una perfetta unione di queste tre “primalità”. Il mondo che conosciamo è imperfetto perché le possiede mescolate al non essere (→che è impotenza, ignoranza, odio).

Il progetto generale è teologico, etico e politico insieme: predica la realizzazione di una società ideale che migliori la vita e risani anche la grande frattura tra cattolici e protestanti.

Alcune sue citazioni:

Quando l'intelletto intende se stesso […] la conoscenza coincide con la stessa essenza.

Vi sono piante i cui frutti diventano uccelli e vi sono uccelli che parlano con le stelle.

Grande stoltezza è credere che la scienza consista nel sapere gli Universali.


Imparo più da una formica o da un filo d'erba che non da tutti i libri scritti dal principio dei secoli ad oggi.



La città del Sole


La città del Sole sorge su un colle ed è formata da sette gironi sovrapposti, ognuno dei quali è influenzato da un pianeta diverso.

Sulla cima del colle si erge un tempio rotondo con una cupola retta da colonne. C'è un foro in cima che permette di illuminare un altare.

Il Sacerdote capo è il Metafisico.

I principi che gli stanno intorno si chiamano Pon, Sin e Mor. [I principi simboleggiano le primalità dell'Essere: Potere, Sapere e Amore].

Gli abitanti della città, cioè i solari, hanno tutto in comune, beni, partner e figli, la cui nascita è regolata su basi astrologiche.

Non ci sono classi sociali: ogni occupazione è dignitosa.

Lavorano tutti, quindi si lavora per 4 ore al giorno. Nel tempo libero ci si istruisce e ci si diletta.

Le mura della città sono decorate con i simboli di tutto lo scibile umano.

Non c'è religione rivelata: la religione è naturale, derivata solo dalla ragione (es. desiderio di perfezione).

L'educazione non deve essere basata solo sui libri, ma soprattutto sull'esperienza e va impartita in base alla predisposizione naturale degli alunni (si fanno addirittura dei test attitudinali per verificare ciò verso cui è più portato ognuno, in modo da prevedere un'educazione individualizzata e rispettosa delle attitudini personali).