martedì 26 aprile 2016

14 aprile 2016 - Lezione 24 - Cristianesimo - Patristica (Agostino)




Le due radici

Gesù era ebreo. Gli ebrei appartengono all'area culturale-linguistica semitica, originaria della penisola araba. I greci e i romani invece appartengono all'area indoeuropea, originaria del Mar Nero-Mar Caspio (poi India, Iran, Grecia, Roma, Scandinavia, Russia...)

Gli indoeuropei sono politeisti (l'indiano Dyaus diventa il greco Zeus). La concezione del mondo presenta una lotta eterna tra le forze del bene e quelle del male (è uno dei motivi per cui si cerca di capire il destino dell'Universo). Si ricerca un sapere che permetta la conoscenza del mondo (“vidya”, in sanscrito, diventa “idea”, in Grecia). La vista è l'organo privilegiato della conoscenza (visioni cosmiche, ma anche raffigurazione visiva delle divinità).
Visione ciclica del tempo. La storia si svolge in cicli. (La morte è un evento naturale).
L'essere umano può raggiungere l'unità con il principio divino attraverso la conoscenza e/o l'ascesi
Si trova la credenza nella reincarnazione, vista come condanna da cui ci si può liberare

I semiti sono monoteisti (la radice di “Allah” si trova anche nell'Antico Testamento). La concezione del mondo si fonda sulla fede in in unico Dio che crea il mondo, vince il male e interviene attivamente nelle vicende umane. Più importante della conoscenza sono l'obbedienza ai testi sacri e la fede (c'è una terra promessa). L'udito è l'organo privilegiato (Ascolta, Israele!). È vietato raffigurare Dio.
Visione lineare del tempo. La storia è escatologica: si realizza alla fine ciò che era stato detto all'inizio. Dio crea il mondo → la  storia  dipende dalla volontà di Dio (→ grande interesse per la storiografia).
C'è una netta divisione tra Dio e la sua creazione (trascendenza)
Non c'è nulla di immortale, la vita terrena è una sola: occorre liberarsi dal peccato e dalla colpa. Preghiera, fede e grazia



Israele e Gesù

Dio creò il mondo. Poi gli uomini si ribellarono → cacciata dall'Eden e comparsa della morte.
Patto con Abramo e il suo popolo. Patto rinnovato con Mosè (Tavole della Legge)
Il regno d'Israele (unito sotto Saul, Davide e Salomone) si divise. Poi fu conquistato (Assiri al nord e Babilonesi al sud). Nel 536 a.C. il tempio di Gerusalemme fu ricostruito, ma da allora gli ebrei furono sempre sottomessi.
Dio aveva tradito il patto di protezione? I profeti del giudizio spiegarono che era la punizione per aver disubbidito alle leggi. Altri (i profeti della redenzione) cominciarono a dire che sarebbe venuto un “principe di pace”, un Messia, un salvatore, un figlio di Dio a salvare gli ebrei ripristinando l'antico regno voluto da Dio [le parole chiave sono: Messia, figlio di Dio, salvezza, regno di Dio]
Gli ebrei interpretarono in senso politico le parole dei profeti (un nuovo re David li avrebbe liberati dal giogo straniero). Quando Gesù si presentò loro usando le stesse parole dei profeti (Messia, figlio di Dio, salvezza, regno di Dio) non lo riconobbero. Poi perdonava i peccati, chiamava Dio Abbà (padre), predicava l'amore (chiedeva di amare anche il proprio nemico!), l'umiltà e il perdono. Diceva di non giudicare.

Con Socrate abbiamo imparato che il potere non sopporta la razionalità. Con Gesù abbiamo imparato che non sopporta nemmeno l'amore.


Paolo di Tarso

La Chiesa cristiana comincia il mattino di Pasqua, con l'annuncio che Gesù è risorto.
Per l'area semita non c'era nulla di immortale → comincia la predicazione con l'annuncio della buona novella della salvezza eterna attraverso la fede in Gesù.
Il fariseo Paolo (o Saulo) di Tarso si convertì pochi anni dopo la morte di Cristo e cominciò i suoi innumerevoli viaggi missionari → cristianesimo come religione mondiale, perché per Paolo il Cristianesimo non era solo per gli ebrei: c'era un nuovo patto, universale.
Organizzatore in senso gerarchico delle comunità, Paolo fu di fatto il primo teologo cristiano. Definì la dottrina (per distinguersi dalle altre religioni e prevenire scissioni interne): la professione di fede.
Si può dire che è stato l'inventore del Cristianesimo.



Perché non possiamo non dirci cristiani

Il Cristianesimo ha avuto ed ha un influsso enorme nella cultura. (cfr. l’articolo di Benedetto Croce nel 1942: “Perché non possiamo non dirci cristiani”).
Esso segna una grande rottura con il pensiero antico: monoteismo, creazionismo, antropocentrismo, rivelazione, provvidenza personale, peccato originale, grazia, amore, povertà, storia (escatologia).
Esistono verità di fede  dal punto di vista soteriologico (= che riguarda la salvezza), le verità di fede superano i limiti della ragione.
Interdipendenza tra dottrina e vita pratica dei fedeli (fede + opere)


Il Medioevo

Termine coniato nel Rinascimento per indicare un periodo buio tra l'antichità classica e la rinascita rinascimentale.
In realtà solo i primi secoli furono davvero una fase di decadenza (non c'erano più le fogne, i bagni pubblici, le biblioteche, le architetture, si ritornò al baratto e ad un'economia di sussistenza). Basti pensare che Roma da un milione di abitanti arrivò, nel 600, a 40.000.
L'impero romano si divise in tre: 1) Europa occidentale (religione cristiana, lingua latina, capitale Roma, cultura eclettica, neoplatonica e stoica, atteggiamento pratico) 2) Europa orientale (religione cristiana, lingua greca, capitale Costantinopoli, poi chiamata Bisanzio, cultura platonica, atteggiamento speculativo) 3) Africa settentrionale, parte della Spagna e Medio Oriente (religione musulmana, lingua araba, vari luoghi sacri, cultura aristotelica, atteggiamento scientifico ← gli arabi ereditarono la scienza greca, per esempio da Alessandria, e furono sempre all'avanguardia nelle scienze (es. numeri arabi).
Questi tre filoni si ricongiunsero nell‘Italia della fine del Medioevo
-->Le radici diventano tre


I primi concili (secoli IV-V) 

Il concilio ecumenico è una riunione solenne di tutti i vescovi della cristianità per definire argomenti controversi di fede o indicare orientamenti generali di morale.
Si definiscono i dogmi: creazione, trinità, incarnazione, resurrezione, sacramenti, ecc.
La Chiesa, dopo la fase “eroica” dei martiri e della clandestinità, vide uno scadimento della tensione morale, insorsero dispute dottrinarie e ci fu la necessità di organizzare la massa dei fedeli. Si pongono importanti questioni: liturgia, clero, salvezza, peccato, male, libertà, grazia, predestinazione, volontà, tempo, rapporto fede-ragione.
Primo concilio: Nicea (325)






Patristica e Scolastica

La filosofia di questo periodo si divide generalmente in:

Filosofia patristica (II-VIII sec), filosofo di riferimento: Platone (Aristotele non era ancora conosciuto). Si dedica all’elaborazione delle dottrine di fede. Figura principale: Sant’Agostino (354-430).

Filosofia scolastica (IX-XIV sec), filosofo di riferimento: Aristotele. Si dedica a sistematizzare il sapere e a giustificare mediante la ragione le dottrine elaborate dalla Patristica. Figura principale: San Tommaso d’Aquino (1224-1274).










Patristica (II-VIII sec)

Patristica (= dei padri della Chiesa)
Due scopi: 1. definire gli articoli di fede per i fedeli 2. difendere (da cui il nome di apologetica e apologisti) il cristianesimo dai pagani e dalle eresie.
Gli articoli di fede sono sostanzialmente i dogmi.
Gli attacchi dei pagani consistono nell’accusa di incoerenza, assurdità o malvagità della nuova religione (basta pensare a Dio crocifisso o all’Eucaristia).
Le eresie (da hairesis = scelta) rappresentano un “nemico interno”: sono interpretazioni del cristianesimo lontane da quelle ufficiali del magistero della comunità ecclesiale.

La patristica si divide generalmente in tre periodi:
1. fino al 200 è dedicata alla difesa del cristianesimo contro i suoi avversari (padri Apologisti, San Giustino martire)
2. fino al 450 è il periodo in cui sorgono invece i primi grandi sistemi di filosofia cristiana (Sant'Agostino, Clemente Alessandrino)
3. fino al VIII secolo è rielaborazione delle dottrine già formulate e di formulazioni originali (Boezio).


Alcune eresie

Gnosticismo: la salvezza non passa attraverso la fede ma attraverso la conoscenza (cioè la gnosi, che è di solito un’illuminazione riservata a pochi iniziati). Gesù Cristo (un’emanazione di Dio) reca questa conoscenza elitaria.

Manicheismo: fondato dal persiano Mani (216-273 ca), afferma la coesistenza di due principi originari e antitetici (bene e male; luce e tenebre) che si combattono senza posa. I due principi sono anche nell’uomo che deve purificarsi per separarsi dalla sua componente demoniaca. Vi aderì inizialmente anche S.Agostino

Arianesimo: secondo Ario, sacerdote di Alessandria d'Egitto (256-336 ca), la figura del Padre deve collocarsi in posizione preminente all'interno della Trinità, subordinando così il Figlio al Padre e riducendo la figura di Gesù alla dimensione umana.

Pelagianesimo: Pelagio (360-427 ca) riduceva la salvezza eterna a qualcosa di "controllabile" dalla libertà umana, che comunque avrebbe potuto essere conquistato dalla volontà dell'uomo. Pelagio negava la trasmissibilità a tutta l’umanità del peccato di Adamo (che secondo lui era mortale anche prima di commettere il peccato), motivandola col fatto che ciascuno è responsabile delle proprie azioni, non di quelle di un altro. Di conseguenza, i pelagiani rifiutavano la prassi del battesimo dei bambini.


Patristica orientale e occidentale

La Patristica assume diversi orientamenti in Oriente e in Occidente.

La Patristica  occidentale sottolinea la distanza tra filosofia classica e fede (famosa l’espressione attribuita a Tertulliano: “Credo quia absurdum”) e ha una visione escatologica più pessimistica, incentrata sulle conseguenze del peccato originale.

La Patristica orientale (figura principale: Origene) sottolinea la continuità tra cristianesimo e filosofia greca ed è tendenzialmente più ottimistica sul destino finale dell’uomo (si può salvare anche il diavolo!).






AGOSTINO DI IPPONA
(Tagaste, in Africa, Ippona, in Africa, 354-430)

Aurelio Agostino nasce nell'Africa del Nord (Impero romano, odierna Algeria) da una madre cristiana, Monica, e da padre pagano. Insegnò retorica a Cartagine e a Roma. Grazie all'aiuto dei manichei, ottenne la cattedra di retorica a Milano (collaborava alla stesura dei discorsi dell'imperatore). A Milano si avvicinò al Neoplatonismo.
Sempre a Milano, nel 386, conobbe Sant'Ambrogio che lo guidò nella sua conversione al Cristianesimo. La sua è una vocazione tarda, ma intensa (rendimi casto, ma non ora).
Tornò in Africa e vi fondò un monastero, divenne sacerdote e poi vescovo di Ippona. Da quel momento in poi si dedicò solo alla Chiesa e alla scrittura delle sue opere, la più famosa delle quali oggi è Confessioni.
Getta le basi per la teologia della scolastica.




I soliloqui di Agostino

Dopo la fase manichea, attraversò anche lo stoicismo, confutò lo scetticismo (si fallor, sum) e rimase affascinato dalla spiritualità di Plotino, in particolare dalla dottrina del male come assenza di bene (privatio boni) → il male era un problema molto sentito da Agostino
Platone, attraverso la mediazione neoplatonica, è il filosofo di riferimento: valore dell’interiorità (“redi in te ipsum, in interiore homine habitat veritas”). Nell'uomo c'è un'anima che può conoscere Dio. Le idee per sé sussistenti di Platone divennero idee eterne nella mente divina (v. anche l'Intelletto, ipostasi di Plotino) → esse, nosse, velle (le ipostasi plotiniane interpretate analogicamente).
Agostino esalta lo strumento di ricerca del dialogo interiore, il dialogo dell'anima con se stessa o la confessione ad alta voce. La verità abita nell'interiorità → innatismo (Dio è un maestro interiore, assistenza continua).
Agostino però sentiva che l'uomo da solo non ce la faceva: ha bisogno di Dio. Fede e ragione? Grazia e libertà umana?


L’uomo è ciò che ama. Ama, e fa’ ciò che vuoi

La fede è una luce che guida la ricerca filosofica: “crede ut intelligas, intellige ut credas”. (credere per poter capire e capire per credere)
→ Agostino ha il merito di non aver effettuato rotture con la filosofia.

Problema del libero arbitrio → tra grazia e libertà c'è lo stesso rapporto che c'è tra fede e ragione Libero arbitrio, grazia e predestinazione: “l’umanità è una massa dannata”. Solo la grazia, come dono non per tutti, salva. (Non dice chiaramente se la grazia ha l’effetto di predestinare) →Saranno temi importanti per i protestanti. → La salvezza e la grazia: sola fide o buone opere?

La sua riflessione ha come centro il rapporto tra uomo e Dio, onnipotente e perfettissimo, che ha creato anche il tempo. Cos’è il tempo?

Il tempo è lineare ed escatologico.
Il tempo è una creazione di Dio (che è invece la dimensione dell'eterno). Per noi uomini è distensio animi → Presente del presente (attenzione), presente del passato (memoria), presente del futuro (attesa).
→ Nozione di storia (che suggerisce l'idea di progresso). La storia è necessaria per educare gli uomini

Due città indistinguibili esternamente, mescolate e coesistenti: la città di Dio e la città terrena (in simbolo: Gerusalemme e Roma) → poi vennero identificate con la Chiesa e lo Stato (Ma Agostino diceva che anche nella Chiesa coesistono le due città!)

Il male è assenza di bene e cattivo uso della volontà.
L’uomo è ciò che ama. Ama, et fac quod vis.



Teologia negativa e misticismo cristiano

Come Plotino, Dionigi l'Aeropagita pensava che la trascendenza di Dio fosse incommensurabile al pensiero e alle parole umane e che di Lui si potesse affermare solo ciò che non è. Inventò la teologia negativa.

La teologia negativa si diffuse a partire dal IX Secolo (e più tardi con i francescani) e divenne la base della mistica cristiana → Dio è attingibile già in questa vita, ma solo superando la ragione e l'individualità con uno svuotamento ascetico della mente, fino alla deificatio, cioè l'indiamento, la partecipazione diretta e intuitiva del divino, l'estasi → Anacoreti, eremiti, cenobiti (v. monachesimo)
Simboli di Dio diventano il buio, il silenzio oppure paradossi come “tenebra luminosissima” o, addirittura, animali feroci, esseri mostruosi o enigmatici → il simbolismo iconografico medioevale (cfr. i bestiari) deriva anche da questa dottrina.

Il pellicano che nutre i figli con il suo sangue ferendosi il petto


Ora et labora

Nei secoli delle invasioni barbariche e dei grandi sconvolgimenti durante il passaggio dal mondo classico a quello medioevale, la vita religiosa assume un aspetto prettamente eremitico.
Benedettini Le origini del monachesimo benedettino risalgono alla fondazione, attorno al 529, del cenobio di Montecassino a opera di san Benedetto da Norcia. La famosa regola “Ora et labora” indica già la loro propensione all’ordine, alla vita contemplativa e al paziente lavoro manuale. I grandi monasteri benedettini furono fari di luce e di cultura, grazie a loro non andarono perse le grandi ricchezze culturali e letterarie e filosofiche del passato. L'attività primaria divenne in diversi monasteri la copiatura di testi antichi, specie di quelli biblici
I monasteri non cessarono di essere punti di riferimento e scuole per i figli dei nobili del tempo anche se, quando il vecchio mondo feudale cominciò a lasciare spazio alle prime città e alla borghesia, nacquero gli ordini mendicanti, più vicini alla gente. I frati più famosi erano i francescani e i domenicani

Il Cristianesimo e l'impero romano

Agostino per replicare alle accuse dei pagani di aver contribuito alla disfatta dell'impero (cfr. Sacco di Roma del 410 ad opera dei Goti), sostenne che la storia è guidata dalla Provvidenza divina e mostra la realizzazione di un progetto.
Il pensiero umano spesso è incapace di comprenderne lo svolgimento e il senso.
La storia ha un significato ed è scandita da eventi cruciali ed irripetibili (ad esempio la venuta di Cristo).









1000 e non più 1000

Il millenarismo si collega alla credenza ebraica e cristiana di una prossima nuova alleanza. Trae origine dall’Apocalisse di Giovanni, ma già Agostino di Ippona ne aveva dato un’interpretazione spiritualistica, intendendo i 1000 anni dopo la prima resurrezione come la remissione dei peccati.

Apocalisse 20,2-7
Egli afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo, Satana, lo legò per mille anni, e lo gettò nell'abisso che chiuse e sigillò sopra di lui perché non seducesse più le nazioni finché fossero compiuti i mille anni; dopo i quali dovrà essere sciolto per un po' di tempo […] Quando i mille anni saranno trascorsi, Satana sarà sciolto dalla sua prigione.



1054: il Grande Scisma

Conosciuto dalla storiografia occidentale come Scisma d'Oriente e definito dagli Ortodossi Scisma dei Latini, fu l'evento che ruppe l'unità di quella che fu la Chiesa di Stato dell'Impero Romano basata sulla Pentarchia.
Il Grande Scisma divise la Cristianità fra la Chiesa Cattolica Occidentale, che aveva sviluppato il concetto del primato (anche giurisdizionale) del Vescovo di Roma (in quanto considerato successore dell'Apostolo Pietro), e la Chiesa Ortodossa Orientale, che invece riteneva di rappresentare la continuità della chiesa indivisa del primo millennio, senza cedimenti a quelle che riteneva innovazioni dei latini.

sabato 9 aprile 2016

31 marzo 2016 - La discussione post lezione 23

Dopo la lezione su Plotino abbiamo letto una storia Zen. Ecco il testo:


All'inizio dell'era Meiji viveva un famoso lottatore che si chiamava
O-nami, Grandi Onde.
O-nami era fortissimo e conosceva l'arte della lotta.
Quando gareggiava in privato, vinceva persino il suo maestro, ma in pubblico era così timido che riuscivano a batterlo anche i suoi allievi.
O-nami capì che doveva farsi aiutare da un maestro di Zen.
In un piccolo tempio poco lontano soggiornava temporaneamente Haku ju, un insegnante girovago.
O-nami andò a trovarlo e gli spiegò il suo guaio.
«Tu ti chiami Grandi Onde, - gli disse l'insegnante -, perciò stanotte rimani in questo tempio.
Immaginati di essere quei marosi.
Non sei più un lottatore che ha paura.
Tu sei quelle ondate enormi che spazzano via tutto davanti a loro, distruggendo qualunque cosa incontrino.
Fa' così, e sarai il più grande lottatore del paese».
L'insegnante lo lasciò solo.
O-nami rimase in meditazione, cercando di immaginare se stesso come onde.
Pensava alle cose più disparate.
Poi, gradualmente, si soffermava sempre più spesso sulla sensazione delle onde.
Man mano che la notte avanzava le onde si facevano più grosse.
Spazzarono via i fiori con i loro vasi.
Sommersero perfino il Buddha nella sua cappella.
Prima dell'alba il tempio non era più che il continuo fluire e rifluire di un mare immenso.
Al mattino l'insegnante trovò O-nami assorto in meditazione, con un lieve sorriso sul volto.
Gli batté sulla spalla.
«Ora niente potrà più turbarti - gli disse -, tu sei quelle onde».

** *** **

La lettura ha suscitato una serie di domande. Eccole elencate:


1. Non ci sono limiti... In quale contesto? (Valeria)

2. Siamo noi a porci i nostri limiti? (Donatella)

3. E' sufficiente superare i propri limiti durante la meditazione se poi dalla meditazione si esce? (Marina)

4. Basta immaginare di essere forti per esserlo? (Dino)

5. Tra il dire e la meditazione ci sono proprio quelle onde? (Patrizia)

6. Quanto siamo disposti a lasciarci trasportare dalle onde? (Ivetta)

7. Queste onde non sono un po' invasive? Non saranno onde di rabbia, distruttive? (Marina)

8. Usare questo potere è anche una responsabilità? (Donatella)

9. L'insegnante è la coscienza del lottatore? (Andrea)

10. Senza insegnante la nostra coscienza riesce a raggiungere la potenza delle onde? (Patrizia)


** *** **

Dopo le domande è nata una discussione incentrata sui limiti, sulla libertà d'azione, sui blocchi emotivi, sull'inconsapevolezza e su altri temi.
Probabilmente in uno stato estatico, qualcuno giura di aver udito lo stesso Plotino dire:


Non esiste un punto dove si possano fissare i propri limiti
in modo da poter affermare: fino a qui sono io

31 marzo 2016 - Lezione 23 - PLOTINO


Neoplatonismo

Cinici, epicurei, stoici e scettici si rifacevano, chi più chi meno, all'esempio di Socrate. Il Neoplatonismo invece è una grande sintesi che si ispira soprattutto alla dottrina delle idee di Platone → Sincretismo.
Tendenza al sincretismo religioso (da syn+keran, mischiare →  unione, fusione )

Il Neoplatonismo è l'ultima grande filosofia del mondo antico e, contemporaneamente, l'ultimo baluardo della filosofia (e della fiducia nella razionalità) di fronte al Cristianesimo.

Principali esponenti sono: Ammonio Sacca (180-242 d.C), considerato il fondatore del Neoplatonismo, Plotino (205-270 d.C.), Porfirio (233-325 d.C.), Giamblico (245-325 d.C.), Proclo (410-485 d.C.).

L'ansia e l'inquietudine erano i segni dell'epoca. Il Neoplatonismo risponde alle grandi domande esistenziali e escatologiche (chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Cos'è il male?) e al bisogno di assoluto.

L'imperatore Giuliano (331-363 d.C.) la adotta come filosofia pagana per ripristinare la cultura classica. Ma Giustiniano, nel 529, chiude l'ultima scuola neoplatonica.

Il Neoplatonismo sopravvivrà indirettamente nel Cristianesimo e avrà una forte ripresa nell'Umanesimo fiorentino di Marsilio Ficino e della sua Accademia.


PLOTINO
(Licopoli in Egitto 205 – Campania 270 d.C)

Uomo riservato e schivo, ad Alessandria è allievo per 11 anni di Ammonio Sacca.

Partecipa alla spedizione dell'imperatore Gordiano III contro i persiani. Gordiano viene sconfitto ma Plotino approfondisce la conoscenza della sapienza orientale (magi persiani e gimnosofisti indiani).

Si trasferisce a Roma dove fonda una scuola. Grande successo: fu quasi venerato. L'imperatore gli propone di fondare una città (Platonopoli) in cui, sotto la guida di Plotino, si sarebbero applicati i principi platonici (ma era più l’idea di un monastero che della Kallipolis di Platone).

Porfirio, suo discepolo, raccolse i suoi scritti, colloquiali e ardui, senza ordine cronologico, sotto il titolo di Enneadi (sei raccolte di nove scritti ciascuna).

Si riporta che raggiunse 4 volte lo stato estatico e che morì (forse di lebbra) tra atroci sofferenze.

Si è parlato di Plotino come di un Plato dimidiatus (Platone dimezzato)  in quanto in lui manca l'interesse per la politica





Una grande sintesi di ispirazione platonica

Critica al Cristianesimo: irrazionale, pietista e antropomorfo. Tuttavia fu grazie alla sua mediazione che i padri cristiani conobbero Platone e Aristotele. Molti elementi della sua filosofia entrarono nel Cristianesimo.

Agli occhi di Plotino, come dei suoi contemporanei, l'originalità non è un merito: ciò che conta è richiamarsi a un maestro.

Plotino non esita a riprendere e utilizzare temi, concetti e terminologia derivanti anche da altre scuole filosofiche (stoicismo e aristotelismo), ma interpreta la sua attività filosofica essenzialmente come esplicazione di ciò che è implicito, talora enigmaticamente implicito, nel testo di Platone.

Restano esclusi l'epicureismo e lo scetticismo in quanto materialistiche.

Da Platone riprese il dualismo tra mondo delle Idee e mondo sensibile, il dualismo anima-corpo, la dottrina dell'Uno.
Da Aristotele riprese l’idea della supremazia dell’attività teoretica (cfr. anche pensiero di pensiero).
Dagli stoici la presenza di Dio nel mondo (panteismo).

→ In Plotino c'è una grandissima tensione unitaria: l’Uno non ha in sé dualismi.
Sono distinguibili due momenti: dall'alto al basso (che risponde alla domanda: da dove veniamo?) e dal basso all'alto (che risponde alla domanda: dove andiamo?).




Da dove veniamo? L'UNO

Il problema di partenza è: c'è una molteplicità di enti.

Es. come si fa a riconoscere che un coro non è un insieme caotico di cantanti? Come si fa a dire che una pianta è qualcosa di unitario?
Risposta: per capire la molteplicità occorre risalire alla loro essenza, cioè l'unità.

Non si ha esercito se non sa presentarsi uno

Tutte le cose, se analizzate, presentano un'unitarietà che dà loro senso. Risalendo di grado in grado possiamo ammettere la possibilità di un'unità assoluta.

Poi c'è anche il bisogno (nostalgia) esistenziale di assoluto a suggerire l'idea di un Uno.

L'Uno è una realtà suprema da cui tutto irradia.
Assoluta trascendenza, cioè totalmente diverso da tutto ciò che è→ l’Uno è al di sopra dell’essere



Teologia negativa

L'Uno è assoluta trascendenza.

Il linguaggio umano non ha mezzi per precisare il principio primo, non può essere classificato né determinato. È al di là dell'essere e del pensabile.
→Dell'Uno possiamo dire solo ciò che non è.

Non è il Dio ebraico-cristiano (persona e volontà creatrice → antropomorfismo). Non è il Demiurgo di Platone (essere subordinato alle Idee). Non è il Dio di Aristotele (motore immobile), non è causa delle cose (causa implica effetto e dunque la causa parla più dell'effetto che dell'Uno), non è pensiero (antropomorfismo), non è essere (trascende l'essere), non è bene (sarebbe relazione con qualcosa di cui farebbe il vantaggio), non è Dio (che è una parola), non è propriamente nemmeno Uno (che significa solo negazione della molteplicità).

L'Uno è al di là di ogni essere, di ogni pensabile, di ogni dicibile e al di sopra di ogni essenza.
Solo per convenzione si può definire Uno o Dio. (→ similitudini con il Tao)

Noi diciamo ciò che esso non è; non possiamo dire quel che esso è. 

La teologia negativa si contrappone alla teologia razionale (che invece pensa che con la ragione si possa arrivare a comprendere qualche caratteristica divina)


Emanazione

Se Dio è assoluta trascendenza come può dar vita alla molteplicità degli enti?
Non certo con atti di creazione, tanto meno se guidati dall'amore (← sarebbe imperfetto e antropomorfo)

L'Uno irradia essere senza minimamente modificarsi, è sovrabbondanza di essere → emanazione, processione

Esempi di Plotino: luce che illumina (esempio già di Platone), fuoco che dà calore, fiore che manda il suo profumo, fonte da cui scaturisce il ruscello,  linfa vitale che dalla radice si diffonde in tutto l'albero.

Emanazione = processo “necessario” (spontaneo, non volontario) per cui dall'Uno scaturisce la molteplicità degli enti secondo una scala degradante.



Da dove veniamo? Le ipostasi

L'essere contemplandosi come auto-intuizione si duplica: è simultaneamente contemplante e contemplato → si rivela, proprio come la luce si fa vedere nel suo far vedere.

Dall'Uno, la prima ipostasi, procede dunque l'Intelletto e dall'Intelletto l'Anima.
Non un processo fluido ma “a tappe” degradanti (si procede, per contemplazione, da ipostasi a ipostasi).

Ipostasi = dal greco “stare” + “sotto”. Ciò che regge la realtà, il fondamento di ciò che è. Un termine che indica le tre realtà sostanziali del mondo intelligibile: Uno, Intelletto, Anima







Le Ipostasi e la Trinità cristiana

L’Uno, il Nous e l’Anima potrebbero essere il corrispettivo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Ma c’è una differenza: la Trinità cristiana è un’unità della stessa natura (dogma di fede), mentre Plotino colloca le tre ipostasi su livelli ontologici diversi








Da dove veniamo? L'Intelletto

L'Intelletto o Spirito o Mente divina (noùs) è la seconda ipostasi (forse è ciò che Platone chiamava Diade)

L'Intelletto è sia essere (riceve l'essere dall'Uno) sia pensiero (si riconosce come pensante e si sdoppia).

La contemplazione dell'Uno diventa Essere, la contemplazione di sé diventa Spirito o Mente.

Cosa pensa? Pensa tutti i modelli eterni delle cose (le Idee di Platone). L’Uno invece è auto-intuizione

N.B. Le idee, per esistere, devono essere pensate



L'Intelletto: un esempio

Quando pensiamo a noi stessi, alla nostra tristezza, per esempio, o al nostro amore,
ci dividiamo in due parti.
Da una parte c'è il nostro pensiero che riflette, dall'altra il nostro stato d'animo o il nostro sentimento su cui riflettiamo.
Ma siamo sempre noi: un'unità di pensiero e pensato





Da dove veniamo? L'Anima

L'Anima è la terza ipostasi (ultima Dea del mondo intelligibile): da un lato partecipa della vita dell'Intelletto (perciò è pensata e pensa) e, dall'altro, ricevendo la luce delle Idee, vivifica e organizza il mondo che da essa emana
→ Anima del mondo.

L' anima prende le idee e le moltiplica all'infinito

L'Anima del mondo, che ha tante facoltà, emana anche l'anima umana che, nella gerarchia universale, ha una posizione intermedia tra mondo intelligibile e mondo sensibile (→anima copula mundi).

C'è un'anima superiore (principio passivo nei confronti dell'Intelletto) e un'anima inferiore (principio attivo nei confronti della materia

L'anima umana avvolge il corpo e ne è la forma. Non è corretto dire che il corpo contiene l'anima. Ma l'anima umana è in parte libera e in parte prigioniera → si deve affrancare.



Da dove veniamo? La materia

Il mondo sensibile comincia dunque con l'anima dei singoli uomini (a metà tra sensibile e intelligibile) ed è ordinato secondo il tempo e lo spazio.

La materia è l'ultimo esito del processo di emanazione dall'Uno. È il limite della luce, è privazione di essere. È oscurità, buio, non essere, male.

Filosofia positiva: il male non esiste. Tutto ciò che è, è bene.

Ma allora: Unde malum? Da dove viene il male?
Il male è la direzione auto-diminutiva che l'uomo può intraprendere.

In particolare, per le anime l'origine del male è la superbia, cioè la volontà di indipendenza.

NB La materia non è qualcosa che si oppone all'Uno. È privazione di essere, non ha consistenza reale. Allo stesso modo, il male non è un principio che si oppone al Bene. Il male è assenza di bene (privatio boni, diranno i medievali) come il freddo è assenza di calore.



Trascendenza o immanenza?

Plotino concilia le due esigenze contrastanti: l'Uno, pura attività, emana tutto l'universo, restando però immobile e trascendente.
Nello stesso tempo la realtà emanata è della stessa sostanza dell'Uno, perché da lui procede.

NB La trascendenza dell'Uno è fondamentale, se no ci sarebbe antropomorfismo

Tutte le cose pertanto sono l'Uno e non sono l'Uno. Sono, in quanto derivano da lui; non sono, in quanto esso resta in se stesso mentre dà loro l'esistenza



La centralità dell'anima umana

L'anima dei singoli uomini ha una posizione intermedia tra sensibile e trascendente → tensione drammatica e bisogno di assoluto: l'anima è il teatro in cui l'uomo sperimenta il conflitto, la sofferenza, la frattura, il dolore (Plotino usa parole come: “crollo”, “esilio”, “perdita d'ali”).

L'anima umana è la protagonista del percorso di ritorno all'Uno (conversione).

Il saggio, pur provando una nostalgia metafisica, non si lamenta perché riesce a distaccarsi, nello spirito, dalle cose corporee e materiali.







Dove andiamo? Il ritorno all'Uno

Il ritorno all'Uno non segue le vie sentimentali o irrazionali delle religioni → esigenza di razionalità.

È come il ritorno di Ulisse a Itaca, dice Plotino, che parla anche di ritorno al Padre.

Plotino distingue tre momenti (non cronologici): permanenza, processione e conversione.
I gradini della scala ascendente sono:
1. la pratica della virtù (l’Uno come Bene)
2. la contemplazione della bellezza (l’Uno come Eros)
3. la filosofia (l’Uno come conoscenza)
4. Una quarta via, riservata a pochi e che accade solo in eccezionali casi, è l'estasi (l'Uno come visione intuitiva e unione).


Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - LA VIRTU'

Sulla scorta degli insegnamenti di Platone, le virtù civili liberano l'anima dalla dipendenza dal corpo:
Temperanza: Vince gli impulsi, libertà dalle passioni
Coraggio o fortezza: Non teme la morte, dà all'anima la forza di staccarsi dal corpo
Giustizia: Domina il corpo, accetta la ragione come guida e le permette di comandare sugli istinti
Sapienza o chiarezza di spirito: Rifiuta le illusioni sensibili, consente all'anima di operare da sola, senza i sensi






Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - LA BELLEZZA

Eros e arte.
La bellezza è la possibilità di cogliere l'Uno nel suo aspetto sensibile.
È l'ordine e l'armonia delle cose.

Riprendendo le tesi platoniche del Fedro e del Simposio: l'uomo deve elevarsi dalla contemplazione della bellezza dei corpi allo spirito, che è l'immagine del Bene.

Dunque l'arte, che in Platone sembrava essere due volte lontana dalla verità, per Plotino (che si ispira soprattutto a Platone!), è un modo privilegiato per conoscere l’Uno




Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - LA FILOSOFIA

È la possibilità di procedere verso la contemplazione della fonte della bellezza, cioè l'Uno, per via logica.

L'intelligenza umana è  comunque contaminata dalla molteplicità (dualismo tra  soggetto conoscente e oggetto conosciuto).

Nel silenzio, l'anima passa da idea a idea, distinguendole e collegandole, fino all'Intelletto




Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - L'ESTASI

È un'esperienza intellettuale rarissima.
È la conoscenza immediata e intuitiva dell'Uno, attraverso un processo di estraniazione da sé.

Immedesimazione che evita il dualismo: in quell'attimo occorre credere soltanto di aver visto, proprio nel punto in cui l'anima repentinamente colga la luce. Poiché questa luce viene da Lui, anzi: è Lui stesso.

L'anima si eleva e ritrova la propria autentica natura. Si diviene pura luce

Estasi: da ék-stàsis, stare fuori
Entusiasmo: da en-theos, "con Dio dentro di sé", o "indiamento", o "invasamento divino"





I mistici

L'identificazione con il divino per via alogica e adiscorsiva è una forma di misticismo: l'estasi toglie la distinzione tra colui che vede e la cosa vista.

Per Plotino la condizione è la ricerca intellettuale e razionale delle fasi precedenti → non è una via sentimentale.

Ed ecco la vita degli Dei e degli uomini divini e beati: separazione dalle restanti cose di quaggiù, vita cui non aggrada più cosa terrena, fuga da solo a Solo.

Misticismo: da myéin, cioè non parlare → comunione






La gnosi

Gnosticismo: movimento filosofico-religioso molto articolato, diffuso tra il II e il IV secolo d.C. Il termine deriva dal greco gnósis (γνῶσις), “conoscenza” → è la dottrina della salvezza tramite la conoscenza.

Giudaismo e Cristianesimo sostengono che l'anima raggiunge la salvezza attraverso l'osservanza delle regole o per grazia e fede, per lo gnosticismo invece la salvezza dell'anima dipende da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi, appunto) dell'uomo, del mondo e dell'universo, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità. Gli gnostici erano "persone che sapevano“: una classe di esseri superiori che, vivendo nello spirito (→ “pneumatici”), sono capaci di accogliere e intendere la conoscenza.

Che tipo di conoscenza? Una conoscenza esoterica, misterica, ineffabile, rivelata a pochi. Non è conquista di verità a partire dall'esperienza o da principi o postulati; non è rivelata da un maestro che con l’insegnamento o l’esempio o con entrambi parli e agisca come divinamente ispirato. E’ espressa per lo più in forma simbolica. I pochi eletti, iniziati, la possono trasmettere sempre come dono divino.

La caduta. Il mondo vero si espande nel pleroma, pienezza di esseri spirituali (mondo intelligibile ad es.) che derivano dal principio (l’Uno ad esempio). La rottura del pleroma avviene per un atto di ribellione o di orgoglio di un eone che poi discende verso le tenebre (cfr. peccato originale): di qui l’origine del vario mondo materiale, in cui vengono a trovarsi mescolate particelle di luce che devono poi essere liberate attraverso una serie di processi di purificazione e di redenzione, resi possibili dall'intervento di un altro eone salvatore (ad esempio Cristo). Gli gnostici sono collaboratori della redenzione della materia (→ alchimia, astrologia e magia rinascimentali)

Dualismo. Contrapposizione tra mondo della luce e mondo delle tenebre (Cfr. Manicheismo) tra il vero Dio inconoscibile (Primo Eone) e il malvagio Dio minore (con vari nomi, anche noto come Demiurgo), di cui gli gnostici disprezzavano le leggi e l'universo materiale da lui creato per imprigionare le anime degli uomini e dualismo antropologico: l’uomo è composto di corpo e anima.

Al processo di decadenza si contrappone quello della reintegrazione (o ritorno). Sceso come “straniero” nel mondo, il Rivelatore scuote l’uomo dal suo sonno e lo libera dall'ignoranza. Tale ritorno è facilitato dall'apparizione di alcuni Salvatori inviati da Dio.

Nell'etica si va dall'ascesi più rigida a un indifferentismo totale fino a vere e proprie forme di ritualità magica.