mercoledì 18 ottobre 2017

LA FARMACIA DEI FILOSOFI


Scuola Popolare di Filosofia 2017-2018


Da giovedì 12 ottobre, nella Biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata, la Scuola Popolare di Filosofia apre i battenti. Comincia una serie di lezioni sui grandi filosofi, dall’antichità al ‘900.

La caratteristica della scuola è di avere un linguaggio accessibile e di cercare sempre la partecipazione attiva dei presenti. È un percorso dedicato soprattutto a chi non ha mai studiato filosofia.

A questi incontri è stato dato il nome di La farmacia dei filosofi perché la filosofia è anche un modo di prendersi cura di sé e del mondo.

Le lezioni saranno così strutturate: una prima parte (circa 50 minuti) di presentazione del filosofo di turno e una seconda parte (circa 30 minuti) di riflessione comune e partecipata su come quel filosofo possa ancora oggi dirci cose importanti per la nostra vita quotidiana.

Il calendario delle lezioni, tutte ad ingresso libero, è il seguente:

La nascita della filosofia, 12 ottobre
Platone, 19 ottobre
Aristotele, 2 novembre
Epicurei o stoici?, in occasione della Giornata mondiale della filosofia: 16 novembre
Cartesio, 30 novembre
Spinoza, 14 dicembre
Hobbes VS Rousseau, 11 gennaio
Kant, 25 gennaio
Hegel, 8 febbraio
Kierkegaard, 22 febbraio
Hannah Arendt, in occasione della Giornata internazionale della donna: 8 marzo
Marx, 22 marzo
Schopenhauer, 5 aprile
Nietzsche, 19 aprile
Pierce, 3 maggio
Wittgenstein, 17 maggio
Gadamer, 31 maggio

Ingresso libero, posti limitati

Info
scuolapopolaredifilosofia@gmail.com
Facebook: Scuola Popolare di Filosofia di Macerata

In collaborazione con la Biblioteca Mozzi-Borgetti
Con il patrocinio del Comune di Macerata e del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Macerata

sabato 13 maggio 2017

13 aprile 2017 - La discussione post lezione 32

Dopo la lezione su Cartesio, abbiamo letto alcune sue frasi relative alla sua considerazione degli animali come dei semplici automi.
Abbiamo poi provato ad analizzarle per capire cosa viene coinvolto di filosofico, morale e politico nella nostra considerazione dei diritti degli animali e dell'antispecismo.

Ecco le frasi di Cartesio:

Ho presto scoperto chiaramente che tutti [i movimenti degli animali] potevano avere origine dal principio corporeo e meccanico, e da allora in poi ho ritenuto certo e stabilito che noi non possiamo affatto provare la presenza di un'anima pensante negli animali.
Non mi preoccupano l'astuzia e l'abilità dei cani e delle volpi, o tutte le cose che gli animali fanno spinti dal desiderio di cibo, sesso o paura; anzi, affermo di poter facilmente spiegare l'origine di tutti loro dalla costituzione dei loro organi.

So che gli animali fanno molte cose meglio di noi, ma questo non mi sorprende.
Si può citare questo esempio persino per provare che essi agiscono naturalmente e meccanicamente, come un orologio che segna il tempo meglio di quanto faccia il nostro giudizio.
Senza dubbio quando le rondini arrivano in primavera, agiscono come orologi.

** *** **

E tu che posizione hai nei confronti dell'antispecismo?
E perché?

13 aprile 2017 - Lezione 32 - CARTESIO

RENATO CARTESIO
La Haye 1596 – Stoccolma 1650


RAZIONALISMO

Indirizzo della filosofia moderna che considera la ragione fondamento del vero conoscere → la ragione trae da sé (a priori) i principi con cui spiegare e conoscere la realtà, indipendentemente dall'esperienza sensibile.

Ha il modello della matematica, logico-deduttivo

A differenza del razionalismo antico (il cui criterio era: corrispondenza diretta tra realtà e pensiero), il razionalismo moderno ha come criterio il soggetto: il pensiero è garanzia di verità.

Le critiche al razionalismo solitamente sono due:
1) dogmatismo: ha presupposti indimostrati;
2) circolo logico (=circolo vizioso): spiega il principio A con B e giustifica B con A

Principali esponenti che tratteremo: CARTESIO, SPINOZA, (PASCAL), LEIBNIZ.
Faremo un cenno anche all'occasionalismo.


RENATO CARTESIO (René Descartes)
La Haye 1596 – Stoccolma 1650

Appartenente alla piccola nobiltà francese, studia nel collegio gesuita di La Flèche e a Poitiers.

Viaggia molto per conoscere “il gran libro del mondo”, proprio nel periodo della tremenda Guerra dei Trent’anni.

Si arruola e conduce la vita militare, poi decide di dedicarsi allo studio.

Notevolissimo lo stile linguistico. Opere importanti: Discorso sul metodo (1637), Meditazioni metafisiche sulla filosofia prima (1641).

Dal 1649 è alla corte della regina Cristina di Svezia. Obbligato a tenere lezione quotidiana alle 5 del mattino, si ammala e muore di polmonite.

È il fondatore della filosofia moderna: primato dell’io e della gnoseologia sulla metafisica → razionalismo forte




È affidabile la conoscenza? Il metodo

Tutti hanno la ragione, che è dono di Dio→ l’errore è nella volontà→ per non sbagliare serve un metodo (come la matematica).

Le 4 regole del metodo (un filo d'Arianna per non procedere a caso): 1. EVIDENZA. Accettare come vere solo le idee chiare e distinte. Cos'è chiaro? Qualcosa che si impone con forza (un mal di denti). Cos'è distinto? Qualcosa che non si confonde con altro ed è perfettamente definito (quando il dolore ad un dente è ben individuabile e non si confonde con tutta la mandibola).
2. ANALISI. Dividere ogni problema nelle sue parti elementari
3. SINTESI. Passare gradualmente dal semplice al complesso attraverso rapporti di interdipendenza
4. ENUMERAZIONE. Per non omettere nulla è bene revisionare sempre tutto da capo.

Non prendere mai niente per vero, se non ciò che io ho chiaramente riconosciuto come tale; ovvero, evitare accuratamente la fretta e il pregiudizio, e non comprendere nel mio giudizio niente di più di quello che sia presentato alla mia mente così chiaramente e distintamente da escludere ogni possibilità di dubbio.


Accettare la sfida del dubbio

Occorre superare lo scetticismo, passando attraverso il suo drammatico dubitare di ogni verità.
Ciò non significa che sia giusto dubitare sempre di tutto, ma che metodologicamente è possibile farlo.
Occorre quindi dubitare di tutto per fare piazza pulita di ogni vecchio residuo “sabbioso”.

Cartesio porta il dubbio alle sue estreme conseguenze: benché sembri che non ci possa essere nulla di più sicuro e di più certo della matematica, non si può neppure escludere che un "genio maligno", supremamente malvagio e potente, si diverta a ingannarci ogni volta che effettuiamo un calcolo. E così, a maggior ragione, su ogni altra cosa che vediamo, sentiamo o pensiamo.

PS. C'è differenza dal dubbio scettico perché Cartesio usa il dubbio come metodo per rifondare la conoscenza.


Il genio maligno

Dubbio psicologico: sono effettivamente incerto su un argomento.

Dubbio metodico: non sono incerto, ma voglio ugualmente dubitare.

Dubbio iperbolico: è il dubbio metodico esteso anche alle cose più certe come la matematica. È l’ipotesi paradossale del genio maligno.


La prima certezza: Cogito ergo sum

Il genio maligno può ingannarmi su tutto meno sul fatto che io dubito che ci sia lui che mi inganna su tutto: non potrà mai persuadermi che io non esisto, perché sto pensando e c'è qualcosa che pensa.
È l'esperienza in atto del pensare, un'intuizione immediata, chiara e distinta
→Poiché l'azione del dubitare rientra in quella del pensare, questo vuol dire che se io dubito, penso. Nessun'altra esperienza diversa dal pensare (e derivati) potrebbe fare da punto archimedeo: amare, camminare, volere, sperare, ecc. sono azioni che potrei anche sognare.

Dubito→ sto pensando→ sono.
Esisto come Res Cogitans (sostanza pensante).

NB: Comunque non ho certezze sul mio corpo e sul mondo → potrei essere un puro pensiero, soggetto pensante

PS .“Cogito ergo sum” non è un sillogismo, cioè  un ragionamento, ma un'intuizione fulminea: finché penso esisto. Meglio sarebbe dunque: Cogito, sum.
Ad esempio, ora, se sono seduto, sono certo di esistere solo perché mi percepisco (penso di) stare seduto su una sedia. Non posso essere certo della sedia e di stare seduto, ma solo del mio pensare.

PS. C'è da dire che Sant'Agostino aveva già detto “Si fallor sum” (se dubito, esisto) e Campanella aveva già parlato di “certezza interiore”, ma è Cartesio a spostare decisamente l'accento sul pensare come fondamento della conoscenza.




Cosa c’è nella Res Cogitans?

La prima certezza (io penso, esisto) porta in sé alcuni contenuti: le idee. Ma non tutte le idee sono uguali.

Idee avventizie: derivano dall'esperienza, riferite a oggetti esterni.

Idee fattizie (o fittizie): derivano dal soggetto. Idee inventate (anche ipotesi).

Idee innate: sono già nella mente indipendentemente dall'esperienza e dal soggetto (matematica, Dio).







La seconda certezza: Dio

Dio è un'idea innata: la trovo già dentro di me, a priori, prima di ogni esperienza.

Dimostrazioni:

1. Idea di perfezione come “marchio di fabbricazione” lasciato da Dio: solo Dio è causa adeguata della perfezione

2. Supponiamo che Dio non esista. Da dove viene la mia esistenza? (O da me o da altro → da me no, perché non mi attribuisco tutte le perfezioni contenute nell'idea di Dio; da altri esseri umani no, perché sono ugualmente imperfetti),

3. Prova ontologica: non possiamo pensare l'idea di Dio senza includerne l'esistenza (come non esiste monte senza vallata). [Per approfondire la prova ontologica clicca qui].

NB. Non ci sono prove a posteriori -come in San Tommaso- perché non potrebbero superare il dubbio del genio maligno. Il Razionalismo ricava a priori -dalla ragione- ogni certezza.


Un Dio garante

Esiste Dio come essere perfetto→ è buono e non può ingannare→ non esiste il genio maligno→ tutto ciò che, grazie alla ragione, percepisco con evidenza è vero→ è falso solo ciò che, pur essendo non evidente (chiaro e distinto), viene accolto dalla volontà come vero→ l'errore dipende dalla volontà, non dall'intelletto.

Dio è garante della verità delle mie conoscenze → la conoscenza umana è affidabile → si esce dal solipsismo (= esisto solo io e la mia coscienza)
Dio non è garante del Cogito e della regola dell'evidenza. Dio è un criterio aggiuntivo. Serve a rendere affidabile la conoscenza oggettiva del mondo.

Il Dio di Cartesio è come un sommo “orologiaio”: una volta creato il mondo, ne assicura la conservazione e la conoscenza→ critica di Pascal



Ritorno al metodo

Cosa, dunque, corrisponde alla regola dell’evidenza?
- ciò che è coglibile immediatamente come tale dalla ragione (idee innate: Cogito e Dio),
- ciò che è dimostrabile matematicamente (ciò che non è immediato, quindi) ed è quantificabile.

Porte aperte alla fisica: la materia è estensione (è l’opposto del pensiero)→ è quantificabile→ si può applicare la matematica.
La scienza fisica ha per oggetto la materia, che è estensione, che è rappresentabile matematicamente in modo chiaro e distinto.

PS. Invenzione della geometria analitica. La geometria è la disciplina modello di chiarezza e distinzione. Grazie a Cartesio, per la prima volta si connette il calcolo algebrico e la geometria: attraverso la geometria cogliamo intuitivamente i processi algebrici.
Assi cartesiani: punti, rette e curve possono essere individuate con esattezza su un piano
→ numero e forma non sono più in contrapposizione
→ le questioni geometriche non vengono più analizzate caso per caso
→ modello esemplificativo visuale dei problemi algebrici
Negli stessi anni anche Pierre Fermat (1601-1655) inventa la geometria analitica.



La terza certezza: Res extensa

L’idea di Res Extensa (sostanza estesa) c’era già da prima come idea: era tutto ciò che percepivo in opposizione alla Res Cogitans. Dopo Dio (garante), diventa certa anche la sua esistenza.

Ma cosa posso conoscere davvero?
Esistono solo le qualità primarie (v.Galileo), cioè estensione e movimento.
Inoltre si percepisce con la ragione (a priori) e non con i sensi (a posteriori) che ingannano perché colgono le mutevoli qualità secondarie (colore, odore, suono, ecc.). Esempio della cera: è sempre cera (per la ragione) anche se essa può cambiare (per i sensi) forma e colore. Ecco le parole di Cartesio:
Prendiamo, per esempio, questo pezzo di cera, che è stato proprio ora estratto dall’alveare: esso non ha perduto ancora la dolcezza del miele che conteneva, serba ancora qualcosa dell’odore dei fiori, dai quali è stato raccolto; il suo colore, la sua figura, la sua grandezza sono manifesti; è duro, è freddo, tocca, e, se lo colpite, darà qualche suono. Infine, tutte le cose che possono distintamente far conoscere un corpo, s’incontrano in questo. Ma ecco che, mentre vi parlo, lo si avvicina al fuoco: quel che vi restava di sapore esala, l’odore svanisce, il colore si cangia, la figura si perde, la grandezza aumenta, divien liquido, si riscalda, a mala pena si può toccarlo, e benché lo si batta, non renderà più alcun suono. Ma la cera stessa resta dopo questo cambiamento? Bisogna confessare ch'essa resta; e nessuno può negarlo. Che cosa è dunque ciò che si conosceva con tanta distinzione in questo pezzo di cera? Certo non può esser niente di quel che vi ho notato per mezzo dei sensi, poiché tutte le cose che cadevano sotto il gusto o l’odorato o la vista o il tatto o l’udito si trovan cambiate; e tuttavia la cera stessa resta. Forse era ciò che io penso ora: la cera cioè non era né quella dolcezza del miele, né quel piacevole odore dei fiori, né quella bianchezza, né quella figura, né quel suono, ma solamente un corpo, che poco prima mi appariva sotto queste forme, e che adesso si presenta sotto altre. Ma, parlando con precisione, che cosa è ciò che immagino, quando lo concepisco in questa maniera? Consideriamolo attentamente, e, allontanando tutte le cose che non appartengono alla cera, vediamo quanto resta. Certo non resta altro che qualcosa di esteso, di flessibile, di mutevole.

C'è un rigoroso meccanicismo: le qualità sono escluse, per es. il vuoto (non esteso) e gli atomi (non divisibili) non esistono, gli animali (senza anima) sono automi.
Il cosmo è un grande orologio. Il movimento è stato impresso da Dio e poi diviene autonomo.
→Basta il ragionamento per capire tutto il cosmo (a priori), ma è così esteso che serve anche l’esperimento (a posteriori). Dunque l'esperimento non serve per conoscere, ma per far risparmiare tempo al pensiero, che già da solo potrebbe, passo dopo passo comprendere tutto il cosmo.

Sono assolutamente banditi il finalismo (non conosciamo gli scopi divini) e l’animismo [ad esempio Cartesio considera animismo l’attrazione a distanza→ contro la gravità di Newton]

NB. La conoscenza di Dio e quella degli uomini differiscono solo per quantità.



Il dualismo cartesiano

Res cogitans e res extensa sono sostanze distinte e separate. Pensiero e materia sono radicalmente diversi tra loro, come libertà e determinismo.

Nasce il “Body-Mind Problem”, la questione del rapporto tra mente e corpo.

Altro problema aperto: Dio (Res divina) è sostanza in senso proprio e assoluto (causa sui). E le altre sostanze (Res cogitans e Res extensa) cosa sono allora?

NB. Il corpo diventa organismo e può dunque divenire oggetto di indagine scientifica (medica in particolare) → fisiologia, anatomia

PS. Di dualismo abbiamo sentito parlare con Platone: mondo sensibile (dove vivono i corpi) e Iperuranio (mondo soprasensibile dove vivono le idee e le anime)



La difficile condizione dell’uomo: cosa che pensa

Dualismo tra anima (res cogitans), che è sostanza pensante, libera, inestesa e indivisibile, e corpo (res extensa), che è cosa materiale, non pensante, determinata ed estesa.
L'essenza è l'anima→ Il nostro pensiero può esistere senza il corpo (anche senza il cervello!).

Dunque il corpo è una macchina (metafora dell'orologio)→ la coscienza è esclusa → movimenti automatici.

Tuttavia l’uomo parla, è libero e ha la ragione (cioè l’intelligenza)→ non è un automa → Automi sono solo gli animali.

Ma se ho mal di denti, non soffre solo il corpo e la mente non funziona più bene → Come si spiega questa interazione tra mente e corpo? le interazioni (azione reciproca) si spiegano con la ghiandola pineale!😞. Ecco le (poco convincenti) parole di Cartesio:
Mi sono convinto che l'anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione all'infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni, perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a quel modo stesso che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono doppi tutti gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d'una cosa, in un certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici degli altri sensi, si possano unificare prima di giungere all'anima, in modo che non le siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente concepire che queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa ghiandola per mezzo degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c'è infatti nessun altro luogo del corpo dove esse possano esser così riunite, se la riunione non è avvenuta in questa ghiandola.

PS: Alcuni confronti sul rapporto anima-corpo
Platone: L’anima non appartiene al corpo (cfr. soma sema)→ immortalità dell’anima e mortalità del corpo.
Aristotele: L’anima appartiene al corpo (sinolo)→ mortalità di anima e corpo
Giordano Bruno: L’anima non si distingue dal corpo (immanentismo panteista monistico)→ immortalità di anima e corpo.
Cartesio: L’anima non appartiene al corpo (Res Cogitans e Res Extensa)→ immortalità dell’anima e mortalità del corpo.


Le passioni

1649, Le passioni dell'anima, opera in cui Cartesio sembra vedere l'essere umano come unitario.

Esistono azioni (che dipendono dalla libera volontà umana) e passioni (che dipendono da forze meccaniche involontarie).
Le passioni si producono nell'anima a causa del suo legame con il corpo (fuori dall'anima) attraverso la ghiandola pineale.

Segue un quadro completo della fenomenologia delle passioni (paura, odio, amore, gioia, meraviglia, ecc.).

Le passioni sono emozioni utili e positive, ma occorre evitare gli eccessi, che rendono l'uomo schiavo degli impulsi esterni (→dominio delle passioni con il metodo dell'abitudine conseguita con un lungo tirocinio).
Esiste un conflitto tra passioni e ragione: l'anima deve esercitarsi a conoscere il bene e il male. La ragione ha una forza rasserenatrice.


L'etica: lo stoicismo di Cartesio

Finché non c’è evidenza (chiarezza e distinzione) su cosa sia bene, ci si può attenere ad alcune regole di morale provvisoria:

1. Rispetto delle leggi e delle tradizioni del proprio Paese

2. Occorre essere fermi e risoluti nel farsi guidare dalla ragione evitando gli eccessi

3. Cercare di “vincere me stesso piuttosto che la fortuna, e di mutare i miei desideri piuttosto che l'ordine del mondo; e, in genere, di abituarmi a credere che non c'è nulla, al di là dei nostri pensieri, che sia interamente in nostro potere, di modo che, quando abbiamo fatto del nostro meglio circa le cose che sono fuori di noi, se qualcosa non ci riesce, vuol dire che è davvero impossibile per le nostre forze”.

4. Esaminare le occupazioni degli uomini e scegliere la più adatta alle nostre capacità.



Fare piazza pulita di ogni vecchio residuo “sabbioso”: il padre del Razionalismo e del pensiero moderno

Fu il primo moderno a raccogliere le conoscenze filosofiche in un sistema unitario e coerente, partendo dalle fondamenta e trovando un metodo.

Il procedimento matematico è il modello del conoscere.

Esigenza di un sapere certo: primato della gnoseologia sulla metafisica.

Considerazione meccanicistica della materia (corpo umano compreso) → Sviluppo della scienza fisica (e della fisiologia) → “Body-Mind Problem”.

Primato del soggetto e della razionalità sull'oggetto: il pensiero diventa autosufficiente.

L’idea diventa semplice rappresentazione o immagine mentale soggettiva (e può anche non corrispondere alla realtà esterna)

PROBLEMI DA RISOLVERE:
1. dualismo Res cogitans-Res extensa,
2. relazione tra sostanza prima (Dio) e sostanze seconde (le due Res)

PS. Cartesio, con le sue opere, voleva sostenere la fede, ma fu di fatto il padre dell'Illuminismo, che contribuì a ridimensionare l'importanza della religione nella società

mercoledì 12 aprile 2017

30 marzo 2017 - Lezione 31 - La nascita della scienza - parte seconda: GALILEI e NEWTON


Galileo Galilei 
Pisa 1564 – Arcetri 1642

Abbandona gli studi in medicina a Pisa e va a studiare matematica a Firenze. Poi insegna matematica a Pisa e, dal 1592, a Padova, la cui università giovava di un clima vivace e libero. Si dedicò anche a studi umanistici

Nel 1609 costruisce un cannocchiale con cui osserva direttamente il cielo. (Non fu l'inventore del cannocchiale)

Nel 1610 viene assunto dal Granduca di Toscana come matematico e filosofo di corte. È un guadagno in termini finanziari, ma la Toscana è meno libera del Veneto.

Accusato di eresia (eliocentrismo e libertà di indagine scientifica rispetto alla religione), nel 1616 riceve l'ingiunzione di non professare la dottrina eliocentrica. Il cardinal Bellarmino gli suggerisce di presentare le sue ricerche come pure ipotesi matematiche (strumentalismo).

Nel 1623 pubblica Il saggiatore e nel 1632 il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano. Nel 1633 il Sant'Uffizio lo costringe all'abiura e agli arresti domiciliari nella sua villa di Arcetri.


La struttura matematica dell'universo

L'indagine della natura va condotta in maniera autonoma e con finalità esclusivamente scientifiche: vanno colte le leggi oggettive che regolano i fenomeni, cosa possibile perché il linguaggio della natura è la matematica.
→ non ne vanno colte le vestigia divine
→ non ne vanno colti i nessi (animistici, antropomorfi) tra micro e macrocosmo

Come in Bacone, anche in Galileo c'è una pars destruens (critica all'aristotelismo e alla teologia del tempo) e una pars costruens (esperienza e ragionamento come metodo).

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto



Il metodo

Con Galileo nasce la scienza moderna.

La scienza si regge su “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni”, ossia su un equilibrio tra esperienza e ragione con la mediazione della misurazione matematica e della verifica.

Osservazione ed esperimento sono spesso preceduti da ipotesi da sottoporre al controllo.

La matematica obbliga a trovare nei fenomeni delle grandezze misurabili (massa, velocità, tempo, ecc.) e cercare poi le leggi che le governano.

Seguire passivamente i sensi è inutile e spesso dannoso (v. geocentrismo).

La natura risponde a chi sa porle le domande nella sua lingua.

L'osservazione empirica è comunque essenziale: senza il cannocchiale Galileo non avrebbe scoperto l'imperfezione del mondo celeste.

Possiamo dire che con Galileo assistiamo alla nascita della scienza proprio come deciso "distaccamento" dalla filosofia.


Bilance, inerzia, relatività

La sperimentazione sistematica era una novità assoluta. Matematica e bilance divennero essenziali. La parola d'ordine era: misura tutto ciò che è possibile misurare e rendi misurabile ciò che non lo è.

La tecnica iniziava i suoi passi verso il dominio della natura.

Galileo fu il primo a formulare il principio di inerzia secondo cui un corpo rimane nel suo stato (quiete o moto) a meno che non intervengano forze esterne a modificarlo.
Relatività galileiana: in un sistema chiuso (quale è la Terra) non è possibile scoprire se si è in movimento oppure no a meno che non si abbiano riferimenti esterni. Esperimento mentale: la nave si muove e il suo movimento si trasmette a tutti gli oggetti che si trovano al suo interno e si conserva, sommandosi allo stesso modo con il movimento o lo stato di quiete, senza che questo determini alcuna variazione (→non esiste un sistema di riferimento assoluto →la Terra e l'uomo non sono più punto di riferimento centrale).


(non) Tentar l'essenza

La ricerca dei principi primi essenziali comporta una serie di problemi irrisolvibili: Il tentar l'essenza, l'ho per impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari che nelle remotissime e celestia.

Galileo riprende le idee platonico-pitagoriche (cfr. Timeo di Platone) dicendo che il libro della natura è scritto in caratteri matematici, ma l'uso della matematica fa la differenza: per Galileo i rapporti tra le cose sono misurabili oggettivamente, per Platone (e la magia rinascimentale) ci sono simpatie per la cui conoscenza occorre una sapienza elevata e inoggettivabile.

Galileo riprende Democrito, che aveva detto che ci sono qualità che esistono per natura e altre per convenzione; la forma e la dimensione degli atomi per lui sono quantitative e oggettive, quelle che invece chiamiamo qualità (sapore, odore, colore) per lui sono l'effetto qualitativo sui nostri organi di senso di queste quantità: esistono solo per convenzione, come effetto soggettivo sui nostri sensi.

Anche Aristotele aveva indagato la gravità, ma sempre in termini qualitativi: si chiedeva che cos'è la gravità e rispondeva che è la tendenza dei corpi a raggiungere il loro luogo naturale. Galileo invece esamina la realtà e formula leggi scientifiche: non si occupa di che cosa sia la gravità (dice di non voler "tentare l'essenza"), ma come si comporta. Misura la caduta dei gravi cercando la legge matematica in base alla quale le cose cadono.


Fisica quantitativa

La svolta tra la scienza antica e quella moderna è data dal fatto che non si ricercano più le essenze (la qualità) e le relazioni “simpatiche” tra le cose, ma le quantità misurabili nei fenomeni. Dal che cos'è e al perché si passa al quanto e al come.

Tolte di mezzo la causa formale e finale restano la causa materiale e efficiente. Dal finalismo (e dall’animismo) si va verso il meccanicismo.

Galileo distingue tra qualità primarie (proprietà dell'oggetto: forma, estensione, movimento) e qualità secondarie (percepite dal soggetto e attribuite all'oggetto: colore, sapore, odore, ecc.) → è proprio l'analisi delle qualità primarie che porterà verso il meccanicismo.

NB: Per Galileo il meccanicismo è un metodo di indagine e non è del tutto lecito il passaggio dal meccanicismo metodologico al meccanicismo metafisico-ontologico (esistono solo le caratteristiche quantitative). Sarebbe vero il contrario: se sapessi che la realtà è costituita matematicamente, allora potrei dire che l'unico metodo per studiarla è la matematica (platonici e pitagorici la pensavano così). Comunque dalla scienza galileiana è derivata una metafisica meccanicistica


Il cannocchiale

Galileo seppe che “un fiammingo aveva inventato un occhiale grazie al quale gli oggetti lontani sembravano vicini”. Il fiammingo era Zacharias Janssen o forse Hans Lippershey.

Nel 1609 Galileo costruisce il suo cannocchiale, che poi l'Accademia dei Lincei chiamò telescopio: “Presi un tubo di piombo lungo più di un metro e misi alle sue estremità due lenti, una concava e una convessa, ma ambedue piane dalla parte interna. Accostai poi l'occhio a quella concava e vidi gli oggetti ingrandirsi più di sessanta volte”.

Oltre a confermare la plausibilità dell'eliocentrismo, attraverso il cannocchiale Galileo scoprì che la Luna non era perfettamente liscia, le nebulose erano ammassi di stelle e non nubi, Giove aveva quattro satelliti (che chiamò Medicea sidera, cioè Stelle medicee, in onore del suo protettore), il Sole aveva macchie→ il mondo celeste era imperfetto: Aristotele aveva torto.

PS: Alcuni ecclesiastici nel Medioevo avevano visto con sospetto gli occhiali: Dio ci ha già dato gli occhi per vedere l'indispensabile, il resto andava visto con gli occhi della fede. Con il cannocchiale la preoccupazione non doveva essere molto diversa.


Il piano inclinato

Galileo attraverso il piano inclinato riuscì a determinare un valore dell'accelerazione di gravità (con approssimazione di poco inferiore al valore reale).

Altra importante scoperta fu la legge di conservazione dell'energia: Galileo notò infatti che il moto (in particolare la velocità) della sfera lungo il piano è indipendente dalla massa della sfera stessa. Probabilmente leggendario è l'esperimento della caduta dei gravi dalla torre di Pisa (tutti i corpi cadono con la stessa accelerazione, laddove sia trascurabile la resistenza opposta dal mezzo). Valido è l'esperimento mentale dei due suicidi.


Ragione e fede, dimostrazione e persuasione: la Scrittura non è un trattato d'astronomia

È noto che Galileo fu processato per aver diffuso la teoria eliocentrica, ma il vero nodo della polemica con la Chiesa cattolica è la libertà di pensiero, che Galileo difendeva contro ogni autorità. Secondo lui non spetta ad un tribunale stabilire se una teoria è vera o falsa, ma all'osservazione dei fatti. La ragione dunque deve essere al di sopra del principio di autorità

Fonte di conoscenza sono la Bibbia e la natura. La Bibbia è scritta da uomini ispirati da Dio mentre la natura è scritta direttamente da Dio. Entrambi sono fonte vera, ma Galileo afferma che lo Spirito Santo ci insegna “come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo”.

Se si conosce la lingua in cui è scritto, il libro della natura è più facile da interpretare rispetto al libro scritto dagli uomini. E tale linguaggio è la matematica.

→ E’ come se Galileo stesse dicendo che la teologia non può più essere la regina delle scienze

Perché state osservando il cielo?
Il primo processo

Nel 1614, dal pulpito di Santa Maria Novella a Firenze, il frate domenicano Tommaso Caccini accusa certi matematici moderni, e in particolare Galileo, di contraddire le Sacre Scritture: “Viri Galilaei, quid statis aspicientes in coelum?”. Caccini, nel 1615, denunciò Galileo al Santo Uffizio. Nel 1616 il papa ordinò al cardinale Bellarmino di convocare Galileo per fargli “abbandonare del tutto quella dottrina [eliocentrismo] e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla”.

Dopo la morte di papa Gregorio XV, fu eletto Urbano VIII, amico e estimatore di Galileo, che approfittò per pubblicare Il saggiatore (con riferimento allo strumento di misurazione di precisione) in cui è contenuta anche la critica della fede nell'autorità. Risponde poi alla comune obiezione che se la Terra girasse un corpo non potrebbe cadere in perpendicolare. Galileo porta l'esperienza della nave: in essa -ferma o in movimento che sia- i moti dei corpi si verificano esattamente nello stesso modo, perché l'aria si muove in solido con la nave.

Nel 1632 pubblica il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo che, pur presentato come dialogo, simpatizza per il sistema copernicano. Il papa ordina di non far diffondere il libro e di sequestrare le copie in circolazione.


Eppur si muove
Il secondo processo e l'abiura

Nel 1633 l'Inquisizione romana sollecita quella fiorentina di notificare a Galileo l'ordine di comparire a Roma davanti al Commissario generale del Sant'Uffizio. Galileo, malato, parte per Roma in lettiga.

Nel primo interrogatorio gli si chiese conto del perché non avesse rispettato il divieto del 1616. Galileo rispose di non sapere di tale divieto e comunque di non aver insegnato la teoria copernicana. Nel secondo interrogatorio Galileo ammise che il Dialogo poteva essere inteso come un sostegno all'eliocentrismo. Nel terzo si scusò per la sua ambizione. Si dichiarò pronto a correggere i suoi errori. Per concludere il processo, l'Inquisizione doveva verificare la sincerità dell'affermazione di Galileo di “non tenere la dannata opinione” e nei successivi interrogatori gli mostrò gli strumenti di tortura. Il 22 giugno, nella sala capitolare del convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva, presente e inginocchiato Galileo, fu emessa la sentenza dei cardinali: imposta l'abiura e proibito il Dialogo, Galilei venne condannato al carcere (scontò 5 mesi ai domiciliari) e alla recita settimanale dei sette salmi penitenziali per tre anni.

La leggenda vuole che dopo la condanna, Galileo mormorasse: “Eppur si muove”, con riferimento al moto della Terra attorno al Sole.


Sventurata la terra che ha bisogno di eroi

Galileo dà inizio alla scienza moderna: oggettività, quantità, misurazione matematica, osservazione, esperimento, verificabilità, comunicabilità

Consapevolezza epistemologica che l’indagine scientifica va condotta in modo autonomo.

Usa gli strumenti tecnici senza pregiudizi.

Dimostra la validità della teoria copernicana, enuncia le leggi del moto dei corpi, della caduta dei gravi, del moto uniforme e vario, del moto pendolare, la relatività galileiana, introduce il principio di inerzia. Scopre che gli astri hanno irregolarità, scopre le macchie solari, scopre le quattro lune di Giove.

Opera una sintesi tra induzione (sperimentale) e deduzione (guida della mente umana che non è tabula rasa). Ha legato esperienza e ragione, osservazione esatta dei fenomeni e elaborazione di ipotesi. Tutto ciò attraverso lo studio di fenomeni reali e con l'uso di appositi strumenti tecnici.

I discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta



Isaac Newton
Woolsthorpe-by-Colsterworth 1642 – Londra 1727

Matematico, fisico, filosofo naturale, astronomo, teologo ed alchimista.

Uomo scorbutico, sgradevole, paranoico e litigioso, pare abbia riso una sola volta in vita sua quando uno studente gli chiese se valesse la pena di studiare gli Elementi di Euclide. L’unica relazione sentimentale della sua vita fu in adolescenza.

1687: Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (Principi matematici della filosofia naturale) comunemente chiamati Principia.

Insegna a Cambridge e, nel 1703, divenne presidente della Royal Society

Credeva nell'idea occulta dell'azione a distanza attraverso il vuoto: forse per questo sviluppò la sua teoria sulla gravitazione universale.

La natura e le leggi della natura giacevano nascoste nella notte; Dio disse: «Che Newton sia!», e luce fu.

Le leggi del moto e la gravitazione universale

Con poche leggi e pochi principi unifica tutte le scoperte della scienza: porta a compimento la fondazione della fisica moderna e risolve le questioni astronomiche lasciate insolute.

Inoltre scopre il calcolo infinitesimale
(Ma su questo, è aperta una questione con Leibniz, che lo scoprì contemporaneamente)

C’è un divino artefice, un grande matematico che ha dato al cosmo un ordine e interviene per mantenerlo.



Hypotheses non fingo

Il metodo newtoniano consisteva in due parti: un procedimento analitico (dagli effetti alle cause - induzione) e un procedimento sintetico (assumere le cause generali individuate come ragione dei fenomeni che ne derivano - deduzione).

A questi due procedimenti Newton applica quattro regole fondamentali, da lui così definite:

1. non dobbiamo ammettere spiegazioni superflue

2. a uguali fenomeni corrispondono uguali cause;

3. le qualità uguali di corpi diversi debbono essere ritenute universali di tutti i corpi;

4. proposizioni inferite per induzione in seguito a esperimenti, debbono essere considerate vere fino a prova contraria.

Questa ultima regola può essere ricollegata alla celebre affermazione di Newton “Non invento ipotesi” (hypotheses non fingo): si rifiuta qualsiasi spiegazione della natura che prescinda da una solida verifica sperimentale; non si assume alcuna ipotesi che non sia stata indotta da una rigida concatenazione di esperimenti e ragionamenti basati sulla relazione di causa e effetto→ prevalenza del metodo induttivo

martedì 11 aprile 2017

16 marzo 2017 - Lezione 30 - La nascita della scienza - parte prima: BACONE

LA NASCITA DELLA SCIENZA
Prima parte



La rivoluzione scientifica

Il superamento della tradizione filosofica aristotelico-scolastica era già in atto dal '400, ma l'espressione “rivoluzione scientifica” si riferisce alla svolta a cavallo tra '500 e '600.

La scienza che guida la rivoluzione è l'astronomia: Copernico, Keplero, Galilei e Newton ridisegnarono l'universo e le sue leggi.

In altri campi: William Harvey (1578-1657) scoprì la circolazione del sangue; William Gilbert (1540-1603) fece importanti studi sul magnetismo; si inizia anche una tradizione di ricerca in ottica, chimica, biologia.

A differenza del naturalismo rinascimentale, ora c'è un deciso distacco dalla magia, dalla ricerca delle qualità e dal finalismo panpsichistico. La matematica diventa strumento essenziale per una fisica quantitativa, così come, in generale la questione del metodo basato su osservazione, esperimento riproducibile e valutabile oggettivamente dalla comunità scientifica.

In questo periodo sorgono grandi istituzioni scientifiche come la Royal Society inglese (1660)

PS: Thomas Khun, nel 1962 elaborò la teoria delle rivoluzioni scientifiche. A periodi di scienza normale, in cui tutti  lavorano cumulativamente all'interno di una stessa teoria generale condivisa, succedono periodi in cui varie  anomalie determinano il cambio di paradigma

NB: Epistemologia: La riflessione sul valore e sui metodi della scienza


Dall'essenza al fenomeno - Misurazione e esperimenti

La distinzione maggiore tra scienza antica e moderna è che la prima era qualitativa (ricercava le forme, le essenze, rispondeva alla domanda “che cos'è?” e “perché?”), mentre la seconda è quantitativa (misura e risponde alla domanda “come?”)

La realtà è misurabile e fatta di quantità. La qualità (o essenza) è inattingibile.

Altra novità essenziale è il metodo sperimentale. Paradossalmente, tra Aristotele e Galileo era il primo ad osservare direttamente la natura, mentre il secondo ricreava le condizioni naturali in laboratorio per osservarle isolatamente.

La matematica, da qualità magica dell'armonia tra le segrete corrispondenze nell'universo, passa ad essere strumento di misurazione quantitativa, di comunicazione oggettiva e di controllo. Inoltre, si instaura un circolo virtuoso tra scienza e tecnica: la strumentazione rende possibile l’esperimento, l’esperimento aumenta la conoscenza, che a sua volta stimola l’invenzione di nuovi strumenti.

PS: Scompaiono due delle quattro cause aristoteliche: rimangono la causa efficiente e la causa materiale


Astronomia

L'astronomia è la disciplina che guida la rivoluzione scientifica. Con Copernico (De revolutionibus orbium coelestium, 1543) dalla teoria geocentrica si passa a quella eliocentrica. I problemi (ad esempio l'irregolarità del moto dei pianeti) vengono spiegati con osservazione e ipotesi. L' impatto con la nuova teoria è di generale rifiuto, sia per il  contrasto con la lettera della Sacra Scrittura, sia per la paura per il senso di perdita di punti di riferimento: da Aristotele in poi si era abituati all'idea di un mondo finito posto al centro dell'universo con punti di riferimenti assoluti: se la Terra non è il centro dell'universo, allora anche l'uomo che la abita ha una posizione insignificante.

Le teorie di Copernico furono perfezionate da Keplero (che scoprì che le orbite erano ellittiche), Galilei (che inventò il metodo scientifico e scoprì le leggi di caduta dei gravi) e poi Newton (che, con la legge di gravitazione universale, trovo la soluzione definitiva a ogni dubbio).



Francesco BACONE (Francis Bacon)
Londra 1561 - 1626

Educato a Cambridge e destinato dalla famiglia alla carriera diplomatica, diviene parlamentare e Lord guardasigilli (come il padre), poi procuratore e Lord cancelliere durante il regno di Giacomo I.

Sostiene l'idea di una monarchia forte e accentrata e la limitazione dei poteri del Parlamento.

È un politico spregiudicato (es. condanna a morte il suo ex protettore, accusato di tradimento; sostiene le deportazioni di massa dei poveri nelle colonie americane della Virginia). Accusato di corruzione, ottiene l'impunità dopo aver confessato, ma si deve ritirare dagli incarichi pubblici.

Si dedica agli studi sulla natura. Fu scrittore fecondissimo e di successo. La sua opera più importante è il Novum Organum, del 1620, contenuto nella raccolta Instauratio magna: già dal titolo si fa capire l'intenzione di instaurare la scienza dalle basi.

Pur non avendo colto l'importanza della matematica, è uno dei padri filosofici della rivoluzione scientifica e, forse ancor di più, della rivoluzione industriale (utilizzo tecnologico della scienza).

PS: Curiosità: c'è l'ipotesi che Bacone e Shakespeare siano la stessa persona


Novum organum

Non avendo avuto mai i fondi necessari alla costruzione di strumenti tecnici, ci resta solo la sua parte teorica: il progetto di dominio dell'uomo sulla natura.

Polemica con l'aristotelismo: il Novum organum (=nuovo organo, nuovo strumento) si contrappone anche dal titolo ad un'opera di Aristotele: l'Organon, in cui erano contenuti gli scritti di logica (sillogismo, ecc.). Bacone contrappone al sapere speculativo e alla logica deduttiva (a priori), un sapere pratico e operativo, basato sul metodo sperimentale. Occorre “espugnare la natura” attraverso la costruzione di ipotesi da sottoporre poi al vaglio sperimentale.

Fiducia nella scienza e nella modernità: se siamo nani sulle spalle di giganti è pur vero che vediamo più lontano. Per Bacone il sapere sta più nel presente che nel passato e più nel futuro che nel presente

C'è un'operazione preliminare fondamentale: sgombrare il campo dalle fonti di errore, cioè gli Idòla (idoli, pregiudizi).


Induzione e deduzione

Induzione: ragionamento logico che va dal particolare al generale. Si passa dai casi singoli di cui abbiamo fatto esperienza alla legge; oppure si prende un esempio per dimostrare una norma.

Deduzione: ragionamento logico che va dal generale al particolare. Si passa dalla conoscenza di una definizione ai casi singoli.

Esempio (estremizzazione!) di induzione: ho visto due extracomunitari rubare in un negozio → induco che tutti gli extracomunitari sono ladri 😒😣
Esempio (estremizzazione!) di deduzione: gli extracomunitari sono tutti ladri → l'extracomunitario che abita sotto casa mia è un ladro 😒😣

Bacone era per il procedimento induttivo.

Torniamo all'operazione preliminare fondamentale, che costituisce la pars destruens del metodo baconiano: sgombrare il campo dalle fonti di errore, cioè gli Idòla (idoli, pregiudizi).

Le cause degli errori:
1) prima causa: l'uomo è più attaccato alle proprie idee che alle cose reali;
2) seconda causa: l'insofferenza per il dubbio;
3) terza causa: attribuire false finalità alla conoscenza. La conoscenza dice Bacone non è né serva né cortigiana, ma sposa. Lo scienziato non si deve vendere come la cortigiana né asservirsi al potere di qualcuno, ma accudire con amore alla sola scienza.


Pars destruens:
la teoria degli Idòla

I quattro tipi di pregiudizi che offuscano i ragionamenti

Idòla tribus (idoli della tribù, dell'umanità): gli errori comuni a tutti. Derivano da certe propensioni umane innate (inconsce) come quelle di credere ai nostri sensi, di cercare un ordine o un'uniformità nella natura, di anticipare i giudizi senza prove, di antropomorfizzare, ecc.

Idòla specus (idoli della caverna, con richiamo a Platone secondo cui vediamo solo l'ombra della verità): gli errori di ogni individuo e diversi da individuo a individuo. Derivano dalla peculiarità della mente di ognuno, dall'educazione, dalle passioni, ecc.

Idòla fori (Idoli del foro, della piazza): gli errori insiti nelle opinioni della maggioranza e nel linguaggio. Derivano da un uso scorretto delle parole. Molte dispute derivano da verbalismi senza sostanza. Es: “sfere planetarie”, “elemento fuoco”, ma anche “fortuna”, “destino”, “caso”, ecc.
[Bacone scopre che si pensa anche in base a come si parla → uno degli scopi principali della filosofia è analizzare il significato delle parole].

Idòla theatri (idoli del teatro, cioè delle fantasiose scuole filosofiche): gli errori che derivano dalle teorie antiche e dalle tradizioni affermate, che, per la loro autorità dogmatica, impediscono giudizi critici e autonomi.


Pars costruens:
le tabulae della scienza

Una volta liberata la mente dagli Idòla, si può procedere alla pars costruens, alla ricerca scientifica vera e propria che comincia costruendo delle tavole di osservazione, delle tabelle di raccolta dati. L'obiettivo dell'analisi è trovare quel fattore la cui presenza è condizione necessaria (anche se non sufficiente) del fenomeno stesso.

Le tavole di presenza: raccolgono tutti i casi in cui è presente il fenomeno che stiamo indagando (es: dove si trova il calore?)

Le tavole di assenza in prossimità: raccolgono tutti i casi in cui, malgrado la presenza di condizioni simili a quelle in cui si riscontra il fenomeno indagato, tuttavia esso non è presente (es: tra i casi simili a quelli della presenza, dove non si trova il calore?)

Le tavole comparative (o di grado): raccolgono le informazioni sull'aumento o l'intensità del fenomeno indagato (es: esiste qualcosa che cresce al crescere del calore o che diminuisce al diminuire del calore?) [non ci si chiede di quanto varia]

Terminata la raccolta dati, è possibile elaborare l'ipotesi di lavoro (vindemiatio prima = prima vendemmia) da sottoporre al controllo degli esperimenti (ce ne sono 27 tipologie).

Particolarmente importante è l'experimentum crucis (esperimento cruciale) o instantia crucis (istanza della croce): come le insegne (a forma di croce) poste nei pressi di un bivio indicano la via, così quest'esperimento permette di scegliere, dopo la prima vendemmia, tra due ipotesi valide in conflitto sullo stesso fenomeno.


Formiche, ragni e api

Formiche (solo esperienza). Gli uomini empirici sono come le formiche: raccolgono tutto ciò che trovano in giro e lo accumulano per usarlo. Si servono solo dell'esperienza sensibile e non raggiungono la sintesi. Sono gli empirici

Ragni (solo ragione). Gli uomini razionali sono come i ragni: tirano fuori dal proprio corpo i fili per tessere la tela, cioè le idee per conoscere e capire la realtà. In realtà tessono trappole mentali. Sono i dogmatici

Api (esperienza più intelletto). I migliori sono come le api: raccolgono dal di fuori il nettare di fiore in fiore poi lo rielaborano dall'interno, trasformandolo in cera e miele. Sono i filosofi

PS: Scopo del metodo non è quello di mettere le ali all'intelletto umano, liberandolo e facendolo volare senza vincoli, ma quello di mettergli dei pesi, impedendogli di volare troppo facilmente verso le conclusioni: lo scienziato deve muoversi con ponderazione e giudizio, con i piedi di piombo.

NB: Differenza tra induzione di Aristotele e di Bacone: l'induzione aristotelica, o induzione per enumerazione semplice, passa troppo presto dai casi particolari ai princìpi generali. Bacone invece cerca di escludere gli elementi inessenziali a un fenomeno e di individuare quelli essenziali.


Il grande assente: la matematica

La matematica viene rifiutata da Bacone in quanto assimilata alla logica aristotelica, cioè ad un procedimento astratto che nulla ha a che fare con la realtà.








Tantum possumus quantum scimus
Sapere è potere

Solo chi conosce la natura può sottometterla e dominarla.
Conoscere, in questo senso, è stabilire una relazione necessaria di causa-effetto tra fatti antecedenti e fatti conseguenti.
Lo scienziato può ottenere i suoi fini conoscendo il comportamento della natura ed obbedendo alle sue stesse leggi naturali. Se si desidera come effetto l'ebollizione dell'acqua, è necessario suscitare la causa adeguata: calore a 100°.

La natura, infatti, non si vince se non obbedendole.

La conoscenza per Bacone vale nella misura in cui consente all'uomo di operare sulla natura per migliorare le condizioni di vita dell'uomo stesso.

PS: Cade la concezione aristotelica del sapere per il sapere, ossia del sapere come valore autonomo. Bacone ribalta in senso positivo l’essere nani sulle spalle di giganti.


La nuova Atlantide

Opera di Bacone che si inserisce nel filone del genere letterario utopico, assieme alle opere Utopia di Thomas More o La città del Sole di Tommaso Campanella,oltre che, naturalmente alla Repubblica di Platone.
Bacone scrive in polemica con Aristotele il Novum Organum, in cui propone una nuova logica, e scrive in polemica con Platone la Nuova Atlantide, in cui tratteggia un nuovo stato ideale.
Si tratta di un'utopia tecnocratica nella quale, come per Platone, a governare sono i sapienti, ma a differenza di Platone, i sapienti non sono i filosofi, bensì gli scienziati, dotati non di un sapere inutile (sapere per il sapere), ma di un sapere pratico, ossia capace di trasformare la realtà e assicurare una vita migliore all'intera umanità.
Il fine della ricerca scientifica è "l'allargamento dei confini dell'impero umano" attraverso la conoscenza delle cause e dei moti delle cose.

PS: A partire dalla fine del 1600 cominciarono a nascere le Accademie Scientifiche, organizzazioni a cavallo tra il pubblico e il privato in cui filosofi e scienziati collaborano per il miglioramento del mondo operando sulla realtà.



Bensalem: il potere viene dalla scienza

Bacone immagina di approdare a Bensalem (città sull'isola ideale che prende il nome da Betlemme e Gerusalemme) in seguito ad un naufragio. Entra in contatto con una cultura più avanzata. Vi si parlano il greco, l'ebraico, il latino e lo spagnolo; la divinità che essi adorano è la cristiana (San Bartolomeo vi inviò un'arca contenente una Bibbia).

Bensalem non è una semplice città ma un gigantesco laboratorio scientifico all'aria aperta, in cui gli scienziati lavorano in gruppo e condividono le scoperte [il mago invece lavora individualmente e tiene per sé la sua sapienza].

Al centro dell'intera società utopica c'è la famiglia, la cui prosperità diventa un affare di Stato [anche qui dal particolare all'universale].

Gli scienziati attribuiscono la verità delle cose a Dio, ma per essere davvero signacula Creatoris, ogni cosa va indagata con metodo scientifico: così appare come è davvero e allora può essere dominata.

PS: Cosa c'è a Bensalem? Ecco un breve elenco: riproduzione di fenomeni atmosferici, insetti artificiali, depurazione di acqua salata, si prolunga la vita dell'uomo, si elaborano strumenti tecnici all'avanguardia, si edificano torri altissime (mezzo miglio di altezza), si creano medicine, pozioni e acque nutrienti, si sperimenta sugli animali ogni sorta di veleno per provvedere alla salute del corpo umano.


Tra limiti e innovazioni
(Sapendo che, durante l'Illuminismo, l'Encyclopédie fu dedicata a Bacone)

😒 Al termine del processo di analisi e di esperimenti, si giunge a individuare la forma del fenomeno (la legge). Si tenta di comprenderne l'essenza. Dimensione qualitativa, non quantitativa

😊 Scomponendo e ricomponendo il fenomeno si potrà riprodurlo e produrlo in nuove combinazioni e nuovi ambiti

😊 Insistenza sulla verifica sperimentale

😊 Insistenza sulla dimensione pratica e applicativa delle conquiste scientifiche

😊 Ideale di progresso dell'umanità guidato dalla scienza al servizio dell'uomo

😊 Critica della tradizione dogmatica aristotelica

😊 Sospetto per la dimensione magica della scienza rinascimentale

😒 L'uso della matematica è assente

Aneddoto: primi di aprile del 1626, in una Londra attanagliata dal gelo, Sir Francis Bacon ferma la sua carrozza e si avvia a piedi verso una povera abitazione ad acquistare un pollo, che fa uccidere e svuotare. Raccoglie poi grandi quantità di neve con le mani, imbottisce il pollo, prende un sacco, lo riempie di neve e ci mette dentro il pennuto. Bacon vuole mettere alla prova un’idea: la possibilità di conservare i cibi attraverso il freddo, un’intuizione venutagli appena dopo aver osservato che l’erba che riappare da sotto la neve su cui passa la sua carrozza sembra fresca e di un verde brillante. Il sacco che stringe tra le mani non è altro che il primo congelatore della storia. Il freddo glaciale di quella giornata e il contatto con l’umidità si rivelano però fatali: Bacone rimedia una polmonite fulminante che lo porta alla morte il 9 aprile del 1626.


martedì 14 marzo 2017

2 marzo 2017 - Lezione 29 - Umanesimo e Rinascimento, Cusano, Ficino, Pico della Mirandola, Pomponazzi, Valla, Montaigne, Telesio, Campanella (terza parte)

UMANESIMO E RINASCIMENTO
Terza parte
(per la prima parte clicca qui)
(per la seconda parte clicca qui)



LA FILOSOFIA TRA '400 e '500

PLATONISMO RINASCIMENTALE
- Nicola Cusano
- Marsilio Ficino
- Pico della Mirandola

ARISTOTELISMO RINASCIMENTALE
- Pietro Pomponazzi

EPICUREISMO RINASCIMENTALE
- Lorenzo Valla

SCETTICISMO RINASCIMENTALE
- Michel de Montaigne

NATURALISMO RINASCIMENTALE
- Bernardino Telesio
- Tommaso Campanella




NICOLA CUSANO (Nikolaus Krebs)
(Cues, Treviri 1401 – Todi 1464)

Studia a Hidelberg (la Germania nel ‘400 è ancora periferia dell'Umanesimo e risente della Scolastica) e Padova (laurea in legge), poi è diplomatico della Chiesa cattolica di cui divenne cardinale. Fu dapprima conciliarista e poi curialista.

Importante viaggio a Costantinopoli, da cui tornò con l'idea di difendere l'unità della Chiesa (romana e ortodossa), ma anche predicando la concordanza tra le fedi monoteiste (ecumenismo).

L'opera più importante è De docta ignorantia (La dotta ignoranza), del 1440.

Su una forte base neoplatonica, sviluppa il tema del rapporto tra i limiti dell'intelletto umano e l'infinità del processo della conoscenza.



La dotta ignoranza

L'uomo ha una conoscenza limitata dell'Universo e di Dio e dunque sa di non sapere.
→ Sforzo di conoscere sempre meglio, anche se il processo è infinito.
La perfezione è un cerchio; la conoscenza umana è un poligono inscritto in quel cerchio: i lati aumentano sempre, ma mai diventeranno un cerchio.
Le tre religioni monoteiste sono i primi tre lati del poligono (triangolo).

La caccia della sapienza, opera in cui Cusano, ricordando l'eros platonico, paragona il filosofo a un cacciatore le cui prede sono le varie forme di sapere→ L'ignoranza è stimolo al sapere.




Teologia e cosmologia
  • Per Cusano Dio (e solo Dio) è coincidentia oppositorum (coincidenza degli opposti): tutte le cose sono in Dio e Dio si manifesta in tutte le cose → il mondo e Dio si compenetrano, il divino è nel mondo (ma nel mondo ci sono gli opposti).
    NB: Ma solo in Dio non vale più il principio di non contraddizione
  • È impossibile conoscere ciò che Dio è (→teologia negativa di Plotino), ma il saggio ne vede i segni nel mondo. Le religioni monoteiste sono le congetture migliori (tra tutte, la migliore è il Cristianesimo).
    NB: Carattere congetturale della conoscenza umana. Dal momento che Dio è infinito, l'uomo può solo fare congetture e nessuna religione può possedere in toto la verità. L'idea è che la fede unisca e non divida. La pluralità delle fedi aumenta la conoscibilità di Dio (come se i lati del poligono aumentassero).
  • L'universo, essendo a immagine di Dio, è infinito e non ha un centro
    → contrasto con la tradizione medioevale aristotelica (c’è un’unica sostanza)
    → anticipa Bruno e Copernico (Dio è “centro” e la Terra si muove)
    NB: Anche le cose del mondo non sono mai pienamente conoscibili perché il rapporto tra cose finite è infinito.


Se Dio é una causa infinita non può che avere un effetto infinito

Cusano doveva sfuggire alle accuse di panteismo. Per questo motivo distingue Dio dal mondo creato attraverso i concetti di complicazione, esplicazione e contrazione.

Complicazione:
In Dio tutto è complicato (=piegato insieme) →coincidentia oppositorum.

Esplicazione:
Il mondo è esplicazione (sviluppo) di Dio → è negli opposti.

Contrazione:
Ogni cosa ha Dio in sé, anche se in modo contratto*  (contratto = l'infinito -comune- subisce una determinazione -singola- nelle cose).

Dio è infinito assoluto, senza alcuna differenziazione interna; l'universo invece è infinito come somma infinita di enti finiti e con caratteri contrastanti (la realtà è un Dio contratto):
→ Ciò che nella realtà finita è opposto nella  realtà assoluta (Dio) convive e coincide (coincidentia oppositorum).

Nonostante abbia spinto il neoplatonismo verso la trascendenza, la Chiesa non accettò le sue dottrine (andò in carcere!).

PS: Esempio per capire: nell'Uno ci sono già tutti i numeri in potenza (complicazione). Dall'uno possono derivare tutti gli altri numeri, creandosi una somma infinita di numeri finiti (esplicazione).

NB: Cusano usa il termine “potenza”, ma diversamente da Aristotele: la potenza (complicazione) è superiore all'atto (esplicazione)



Il Neoplatonismo fiorentino

La provvisoria riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente del 1438 e la diaspora di intellettuali bizantini (dopo la presa di Costantinopoli del 1453) arruolati come insegnanti in Italia permisero la conoscenza diretta dei testi in greco, compresi quelli di Platone, pressoché sconosciuti nel Medioevo.

Sebbene già Cusano abbia fortissimi accenti neoplatonici, il '400 e il '500 si caratterizzano per la rifioritura del pensiero di Platone soprattutto a Firenze grazie all'Accademia Platonica, il cenacolo fiorentino fondato da Marsilio Ficino nel 1459, ritrovo di letterati, artisti e filosofi, che si riunivano per studiare e per discutere insieme liberamente.

Con la protezione della famiglia de' Medici, l'Accademia filtrerà Platone, facendone prevalere il momento mistico. Lo arricchirà anche con contaminazioni esoteriche di ispirazione orientale e con le tradizioni magiche e occultistiche.



Marsilio Ficino
(Figline Vardarno 1433 – Careggi 1499)

È il principale esponente del Neoplatonismo rinascimentale.

Sotto la protezione di Cosimo de' Medici, nel 1459, fonda a Careggi l'Accademia Platonica. Oltre alla villa, Cosimo gli dona anche un preziosissimo codice platonico.

Traduce in latino i dialoghi di Platone, le Enneadi di Plotino, Omero, Esiodo e molti scritti esoterici.

Tenta di far convivere Plotino e Cristianesimo.



La docta religio di Ficino

Dall'inizio dei tempi (Ermete Trismegisto, Zarathustra, Mosè) esiste un'unica tradizione filosofica che è il progressivo disvelamento all'uomo del lògos divino.

Esiste una docta religio, cioè una sintesi tra rivelazione e filosofia, incarnata dal pensiero platonico.

L'universo, nei suoi vari gradi di perfezione, è la manifestazione di un'unità. Al gradino più basso c'è il corpo, poi, risalendo, troviamo la qualità, l'anima, gli angeli e, infine, Dio.

L'anima umana è partecipe di entrambi i mondi e quindi è il punto di contatto tra Dio e il corporeo. L'uomo è un microcosmo, specchio inquieto della complessità dell'universo → Homo copula mundi. (= uomo unione di mondi).

L'essenza dell'anima è l'amore: esso lega l'uomo a Dio (che crea per amore). Partendo dalla bellezza si può giungere alla contemplazione del divino in tutto.

Magia e astrologia sono il modo di conoscere le segrete simpatie che legano insieme l'universo.


NB: Principali differenze tra Plotino e Ficino: per Plotino Dio non crea, ma emana da sé l'universo; inoltre non emana per amore ma per un processo necessario involontario


Amor socraticus

L'amor socraticus, così chiamato da Ficino, lega spiritualmente in modo perfetto due uomini (e solo due uomini) uniti dalla stessa passione per la filosofia.

Nella umbratile realtà sensibile ci sono tracce divine: la caccia ad esse è possibile  grazie all'anima (copula mundi = unione dei mondi) che fa diventare l'uomo “quidam Deus” (Dio in un certo qual modo).

Affinché l'anima del filosofo possa superare i propri limiti e accedere alla contemplazione delle meraviglie del creato divino, occorre trovarsi in uno stato di eccitazione ispirativa, identificato con l'amatorius istinctus (l'istinto amatore, l'entusiasmo amoroso).

Proprio a partire dal bello (del corpo e dell'anima dell'amato) si può salire al divino.

PS: Per Ficino l'amore eterosessuale era “eros”, con mere finalità riproduttive




Giovanni Pico della Mirandola
(Mirandola 1463 – Firenze 1499)

È famoso per la memoria prodigiosa e la vastità della sua conoscenza.

Studia a Bologna, Ferrara, Pavia, Parigi e Padova. Conosce la filosofia della Scolastica, il pensiero arabo e ebraico (compresa la Qabbalah).

Nel 1484, dopo essere stato incarcerato per eresia, grazie all'intercessione di Lorenzo il Magnifico, si stabilisce a Firenze e si avvicina a Ficino.

Difende la magia (“compimento della filosofia”: essa consente di cogliere i rapporti di simpatia tra le parti dell'universo), ma attacca l'astrologia (arte fraudolenta che vanifica la libertà umana).


PS: Si narra che fosse capace di ripetere a memoria una pagina di latino letta una sola volta. Di fronte ad un ascoltatore rimasto stupito, la ripeté di nuovo, ma questa volta al contrario.


L'unità del pensiero umano

Secondo Pico, tutte le scuole e tutti i pensatori hanno espresso un aspetto dell'unica verità.

Scrive 900 tesi tratte da svariate fonti.
Come introduzione c'è il De hominis dignitate (La dignità dell'uomo) in cui sostiene che l'uomo ha una posizione privilegiata nell'universo: Dio non ha dato una forma precisa all'uomo ma l'ha creato libero, in modo tale che possa assumere tutte le forme (→uomo camaleonte).
“L'uomo può degenerare a bruto oppure innalzarsi ad angelo”.

Presupposto essenziale delle sue tesi è il libero arbitrio dell'uomo (che è anche il motivo per cui attacca l'astrologia: non dipendiamo dagli astri).




L'aristotelismo rinascimentale


Aristotele, per come era stato tramandato e osannato in quanto autorità indiscutibile dalla Scolastica medioevale, era il “nemico” generale del '400 e del '500. Ma l'aristotelismo resisterà.

Padova e Bologna sono i centri in cui predominano gli aristotelici, divisi in due correnti principali:
1. averroisti (l'uomo partecipa di un Intelletto superiore comune a tutti e immortale. La parte mortale e individuale dell'anima è quella inferiore, sensitiva e vegetativa);
2. sostenitori di Alessandro di Afrodisia (l'anima è indissolubilmente legata al corpo ed è mortale anche nella funzione intellettiva).

NB: L'aristotelismo rinascimentale non si configura come una resistenza al nuovo spirito dell'epoca, poiché trascura la metafisica per rivolgersi principalmente ai problemi della natura e dell'uomo, con l'intento di far progredire le scienze mediante l'indagine diretta della realtà.




Pietro Pomponazzi
(Mantova 1462 – Bologna 1525)

Anche noto come il Peretto, non si allontanò quasi mai dai dintorni di casa.

Insegnò a Padova, ma a volte si fermava a tenere lezioni in strada, se qualcuno lo chiedeva. Per un litigio con il cuncurrens (studioso che durante la lezione doveva contrastare le tesi del magister) abbandonò Padova.
Protetto poi dal principe di Carpi, andò ad insegnare a Bologna.

Tentò sempre di conciliare Aristotele con il Cristianesimo, anche se, per estrema fedeltà allo stagirita, il tentativo non fu sempre felice.

Condannato dalla Chiesa per le sue teorie, che fu costretto a ritrattare. I suoi libri vennero bruciati in piazza a Venezia.



L'anima mortale e la libertà

L'anima in ogni sua funzione è unita indissolubilmente al corpo ed è quindi mortale (appartiene alla corrente aristotelica più ardita, quella che segue Alessandro di Afrodisia).

La mortalità dell'anima non ha conseguenze negative per la morale perché la virtù è premio a se stessa e il vizio ha in sé la punizione. La virtù rende l'uomo felice, il vizio misero e infelice
→ autonomia della morale

I fenomeni della natura obbediscono ad un ordine necessario e non a potenze soprannaturali. Dio non interviene mai direttamente sulle cose, ma attraverso gli astri (cfr. la causa finale di Aristotele). L'uomo è responsabile di se stesso.
→ autonomia dell'indagine naturale.

L'uomo è al centro dell'universo. La sua qualità principale è la libertà. Tuttavia, mentre la libertà morale è integra, non lo è relativamente alle condizioni di vita e della sorte: c'è una necessità naturale (fato) predeterminata da leggi divine.

NB: Da Avicenna riprende (deve riprendere?) la dottrina della doppia verità: ciò che è vero per la filosofia (e la ragione) può non essere vero per la religione (e la fede)


PS: Perché mai Dio avrebbe istituito delle leggi naturali per poi trasgredirle? Dunque i miracoli non esistono: sono una credenza utile solo a garantirsi l'obbedienza del popolo.



L'epicureismo rinascimentale

Nell'età rinascimentale si celebra la dignità dell'uomo e si rivaluta la vita terrena. Il mondo e la natura si offrono all'uomo affinché ne goda e appaghi i propri desideri.

L'individuo sente prorompere in sé la gioia di vivere e, contro il mortificante ascetismo medioevale, soddisfa la sua sete di felicità.

In uno scenario come questo, non stupisce che ritrovi vita, dopo secoli di ostracismo, la dottrina epicurea.

Il principale esponente del Neoepicureismo è Lorenzo Valla.

In quest'ottica si può leggere la famosa Canzona di Bacco di Lorenzo de' Medici, tratta da Canti carnascialeschi:

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
Ogni tristo pensier caschi:
Facciam festa tuttavia.
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c'ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.




Lorenzo Valla
(Roma 1405 - 1457)

Puro umanista, è famoso soprattutto come filologo. Dimostrò che la “Donazione di Costantino” (documento con cui la Chiesa giustificava il potere temporale e i suoi possedimenti) era un falso storico.

Il piacere è un'esigenza della natura umana ed è principio conservatore della vita. Ogni scelta è compiuta per conseguire la felicità o per evitare un danno maggiore. Il piacere è l'unico scopo dell'uomo.

Il piacere non deve essere ricercato nella sua immediatezza: occorre un esame accurato, un calcolo dei piaceri. La ragione è indispensabile per compiere le azioni che diano vera e duratura felicità → non c'è ricerca dell'utile immediato dettato dall'interesse particolare.

Divina voluptas. La felicità eterna è la continuazione del piacere della vita terrena. Per questo Dio ha promesso la resurrezione della carne: l'anima deve reintegrarsi con il corpo per gioire pienamente.

Nel suo De voluptate, immagina un dialogo tra uno stoico (moralista), un epicureo (edonista) e un filosofo che media (propugna l'edonismo cristiano).

Si salva dall'Inquisizione grazie a re Alfonso, poi fuggendo travestito a Barcellona. Con Niccolò V, diventa segretario apostolico.


NB: Valla ricalca Epicuro tranne che nella credenza nell'Al di là. Infatti, per Epicuro, abbiamo un'unica vita: siamo composti di atomi e la morte rappresenta la definitiva disgregazione.




Lo scetticismo rinascimentale

Benché Michel de Montaigne sia uno spirito eclettico, libero e poco classificabile (si trovano in lui anche elementi epicurei e stoici, ad esempio), egli è stato il grande riscopritore dello scetticismo nel tardo Rinascimento. Non si tratta di un indirizzo pessimista, ma di un approccio disincantato, curioso e sereno alla vita, accolta anche con tutte le sue contraddizioni.



Michel de Montaigne
(Francia meridionale 1533 – 1592)

Nasce in un maestoso castello di proprietà della famiglia, nei pressi di Bergerac.

Studiò legge e filosofia e viaggiò moltissimo.

Tornato in patria, passò serenamente tutta la sua vita nel castello a leggere e a scrivere (ebbe solo un periodo buio, dopo la morte del suo amico, Étienne de La Boétie). I suoi scritti sono stati raccolti con il nome di Saggi, una serie di riflessioni personali di argomento vario.

Spirito individualista, anticonformista, eclettico e antidogmatico, rifiuta le astrazioni della filosofia (i singoli uomini sono tutti diversi) e la passività della religione (che considera gli uomini un gregge da guidare). Scrive significativamente: “Sono io l’oggetto dei miei pensieri”.

A proposito di Étienne de La Boétie scrisse: “Se paragono tutta la mia vita rimanente a questi quattro anni che egli mi ha regalato, essa non è altro che fumo, null'altro che una notte oscura e noiosa”.


Che cosa so io?

Occorre scoprire il proprio io, la forme maîtresse (essenza irripetibile e incomunicabile) della propria personalità.

Della realtà l'uomo ha solo un'opinione soggettiva, oscura e mutevole. Pensare di conoscerla è come voler stringere l'acqua in un pugno.

La scienza non poggia su un fondamento valido. Infatti:
- i presupposti non sono dimostrati,
- i sensi ingannano,
- la ragione ha bisogno di ragioni all'infinito.

La vita pratica non ha un sicuro orientamento. Infatti:
- i principi della morale cambiano nel tempo e nello spazio.

Dire “io dubito” è ancora dogmatico (è come affermare la certezza di dubitare o di non sapere). Dunque, il vero scettico si domanderà: “Che cosa so io?”

Qui a lato alcune sue frasi. Ma occorre tenere presente che non sono particolarmente emblematiche del suo pensiero.


Il naturalismo rinascimentale

Se il Quattrocento viene associato, sul piano filosofico, alla rinascita del platonismo, il Cinquecento vede l'affermarsi del naturalismo, ovvero dell'interesse per il mondo della natura e a una nuova attenzione ai dati dell'esperienza.

La natura è la dimora in cui gli esseri umani si trovano a vivere ed è con questa realtà che l'uomo deve inizialmente fare i conti.

Va ricordato però che il concetto di “naturale” per i rinascimentali ricomprende anche lo studio della magia, dell'alchimia e dell'astrologia, la ricerca, cioè, delle segrete corrispondenze tra i fenomeni della natura e delle forze occulte che ne sono alla base.

Forse non è un caso che i due naturalisti che tratteremo, Telesio e Campanella, siano nati nel profondo Sud d'Italia, in Calabria, a contatto con una natura prorompente.



Bernardino Telesio 
(Cosenza 1509-1588)

Grazie allo zio, che lo prende come allievo, studia fisica, matematica, medicina e filosofia. Si laurea a Padova.

Si ritira in meditazione in un convento benedettino per vari anni prima di viaggiare in varie città italiane.

Scrive De rerum natura juxta propria principia (1586), che sarà osteggiato dall'ambiente aristotelico e poi finirà addirittura per essere messo all'Indice.

Metodo empirico: un passo verso il superamento dell'interpretazione magica e metafisica della natura.




La natura secondo i propri principi

Per Telesio la natura è un campo di studio autonomo, con principi specifici
→ no categorie teologiche e metafisiche
→ no categorie aristoteliche (atto, potenza, forma).

Il metodo di indagine è empirico, a posteriori (l'aristotelismo indagava a priori)

Se si sta solo all'esperienza, si osservano due forze che agiscono su una materia: il caldo (principio di dilatazione e di movimento) e il freddo (principio di condensazione e di immobilità), variamente mescolati in natura.
La diversa quantità di calore è il principio di individuazione delle cose (cioè il principio che rende una cosa se stessa e diversa dalle altre).

A rigore esiste solo la materia, come tutto unico in cui sono mescolati caldo e freddo.

Presupposto è l'idea che c'è una continuità in natura tra esseri inorganici e organici (cfr. ilozoismo = tutto è vivo; panpsichismo = tutto è sensibile) → La materia è una massa corporea omogenea.


Sensismo: la conoscenza si basa sulla sensazione (da cui poi si sviluppano memoria e immaginazione e, infine, intelletto).
Anche la morale si basa sulla sensazione (bene e male dipendono da cosa dà piacere e cosa dolore →saggio è chi sa calcolare →la virtù ha in se stessa il suo premio.



Due scuole

Il dibattito suscitato dalle tesi anti-aristoteliche di Telesio diventerà il dibattito tra naturalismo e aristotelismo che porterà, in Italia, alla contrapposizione di due scuole: quella già consolidata del Settentrione (con Padova capofila), dove dominerà l'aristotelismo, e quella meridionale, direttamente influenzata dalle idee di Telesio, che avrà importanti estimatori tra gli scienziati dell'epoca e gli empiristi del '700.

NB: La fisica di Telesio è ancora qualitativa (manca la matematica), ma compie un passo importante passo verso la scienza moderna





Tommaso Campanella
(Stilo 1568 - Parigi 1639)

A 14 anni è già in convento dai domenicani. Una volta uscitone diventa mago, profeta, astrologo e poeta.

Legge moltissimo e, con passione, Agostino, Erasmo e Ficino, ma fu influenzato soprattutto da Telesio.

Ordì una congiura politica contro gli spagnoli (reclutò un esercito!), per liberare la Calabria e realizzare uno Stato ideale.

Subì quattro processi per eresia. Fece 27 anni di carcere. Evitò la condanna a morte fingendosi pazzo. Non confessò mai nulla nemmeno sotto tortura.

Riparato a Parigi trovò protezione in Luigi XIII. Le sue opere (tutte scritte in carcere) trovarono grande apprezzamento.

La sua opera più famosa è La città del Sole, descrizione utopistica della città ideale.

Due citazioni emblematiche delle sue passioni filosofiche e politiche:

Chi può, è;
chi è, sa
e chi sa, ama


Io nacqui a debellear tre mali estremi: tirannide, sofismi e ipocrisia



Sensus inditus: l'autocoscienza

Per Campanella ogni conoscenza deriva dai sensi, ma i sensi ci mettono in contatto anche con l'invisibile (→è una sorta di sensismo magico).

Visione panteista dell'universo: il mondo è un organismo totalmente animato (=panpsichismo) e pieno di affinità occulte.

Va oltre Telesio dicendo che anche lo scettico deve ammettere la conoscenza innata dell'anima di se stessa (sensus sui o sensus inditus)
Anticipa Cartesio!

Dalla Scolastica (posse, nosse, velle) riprende l'idea che l'Essere ha tre caratteristiche innate: ogni cosa ha potere su di sé, ha sapienza su di sé e ha amore per sé.
Solo in Dio si ha una perfetta unione di queste tre “primalità”. Il mondo che conosciamo è imperfetto perché le possiede mescolate al non essere (→che è impotenza, ignoranza, odio).

Il progetto generale è teologico, etico e politico insieme: predica la realizzazione di una società ideale che migliori la vita e risani anche la grande frattura tra cattolici e protestanti.

Alcune sue citazioni:

Quando l'intelletto intende se stesso […] la conoscenza coincide con la stessa essenza.

Vi sono piante i cui frutti diventano uccelli e vi sono uccelli che parlano con le stelle.

Grande stoltezza è credere che la scienza consista nel sapere gli Universali.


Imparo più da una formica o da un filo d'erba che non da tutti i libri scritti dal principio dei secoli ad oggi.



La città del Sole


La città del Sole sorge su un colle ed è formata da sette gironi sovrapposti, ognuno dei quali è influenzato da un pianeta diverso.

Sulla cima del colle si erge un tempio rotondo con una cupola retta da colonne. C'è un foro in cima che permette di illuminare un altare.

Il Sacerdote capo è il Metafisico.

I principi che gli stanno intorno si chiamano Pon, Sin e Mor. [I principi simboleggiano le primalità dell'Essere: Potere, Sapere e Amore].

Gli abitanti della città, cioè i solari, hanno tutto in comune, beni, partner e figli, la cui nascita è regolata su basi astrologiche.

Non ci sono classi sociali: ogni occupazione è dignitosa.

Lavorano tutti, quindi si lavora per 4 ore al giorno. Nel tempo libero ci si istruisce e ci si diletta.

Le mura della città sono decorate con i simboli di tutto lo scibile umano.

Non c'è religione rivelata: la religione è naturale, derivata solo dalla ragione (es. desiderio di perfezione).

L'educazione non deve essere basata solo sui libri, ma soprattutto sull'esperienza e va impartita in base alla predisposizione naturale degli alunni (si fanno addirittura dei test attitudinali per verificare ciò verso cui è più portato ognuno, in modo da prevedere un'educazione individualizzata e rispettosa delle attitudini personali).