
Cinici, epicurei, stoici e scettici si rifacevano, chi più chi meno, all'esempio di Socrate. Il Neoplatonismo invece è una grande sintesi che si ispira soprattutto alla dottrina delle idee di Platone → Sincretismo.
Tendenza al sincretismo religioso (da syn+keran, mischiare → unione, fusione )
Il Neoplatonismo è l'ultima grande filosofia del mondo antico e, contemporaneamente, l'ultimo baluardo della filosofia (e della fiducia nella razionalità) di fronte al Cristianesimo.
Principali esponenti sono: Ammonio Sacca (180-242 d.C), considerato il fondatore del Neoplatonismo, Plotino (205-270 d.C.), Porfirio (233-325 d.C.), Giamblico (245-325 d.C.), Proclo (410-485 d.C.).
L'ansia e l'inquietudine erano i segni dell'epoca. Il Neoplatonismo risponde alle grandi domande esistenziali e escatologiche (chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Cos'è il male?) e al bisogno di assoluto.
L'imperatore Giuliano (331-363 d.C.) la adotta come filosofia pagana per ripristinare la cultura classica. Ma Giustiniano, nel 529, chiude l'ultima scuola neoplatonica.
Il Neoplatonismo sopravvivrà indirettamente nel Cristianesimo e avrà una forte ripresa nell'Umanesimo fiorentino di Marsilio Ficino e della sua Accademia.

(Licopoli in Egitto 205 – Campania 270 d.C)
Uomo riservato e schivo, ad Alessandria è allievo per 11 anni di Ammonio Sacca.
Partecipa alla spedizione dell'imperatore Gordiano III contro i persiani. Gordiano viene sconfitto ma Plotino approfondisce la conoscenza della sapienza orientale (magi persiani e gimnosofisti indiani).
Si trasferisce a Roma dove fonda una scuola. Grande successo: fu quasi venerato. L'imperatore gli propone di fondare una città (Platonopoli) in cui, sotto la guida di Plotino, si sarebbero applicati i principi platonici (ma era più l’idea di un monastero che della Kallipolis di Platone).
Porfirio, suo discepolo, raccolse i suoi scritti, colloquiali e ardui, senza ordine cronologico, sotto il titolo di Enneadi (sei raccolte di nove scritti ciascuna).
Si riporta che raggiunse 4 volte lo stato estatico e che morì (forse di lebbra) tra atroci sofferenze.
Si è parlato di Plotino come di un Plato dimidiatus (Platone dimezzato) in quanto in lui manca l'interesse per la politica
Una grande sintesi di ispirazione platonica
Critica al Cristianesimo: irrazionale, pietista e antropomorfo. Tuttavia fu grazie alla sua mediazione che i padri cristiani conobbero Platone e Aristotele. Molti elementi della sua filosofia entrarono nel Cristianesimo.
Agli occhi di Plotino, come dei suoi contemporanei, l'originalità non è un merito: ciò che conta è richiamarsi a un maestro.
Plotino non esita a riprendere e utilizzare temi, concetti e terminologia derivanti anche da altre scuole filosofiche (stoicismo e aristotelismo), ma interpreta la sua attività filosofica essenzialmente come esplicazione di ciò che è implicito, talora enigmaticamente implicito, nel testo di Platone.
Restano esclusi l'epicureismo e lo scetticismo in quanto materialistiche.
Da Platone riprese il dualismo tra mondo delle Idee e mondo sensibile, il dualismo anima-corpo, la dottrina dell'Uno.
Da Aristotele riprese l’idea della supremazia dell’attività teoretica (cfr. anche pensiero di pensiero).
Dagli stoici la presenza di Dio nel mondo (panteismo).
→ In Plotino c'è una grandissima tensione unitaria: l’Uno non ha in sé dualismi.
Sono distinguibili due momenti: dall'alto al basso (che risponde alla domanda: da dove veniamo?) e dal basso all'alto (che risponde alla domanda: dove andiamo?).
Da dove veniamo? L'UNO
Il problema di partenza è: c'è una molteplicità di enti.
Es. come si fa a riconoscere che un coro non è un insieme caotico di cantanti? Come si fa a dire che una pianta è qualcosa di unitario?
Risposta: per capire la molteplicità occorre risalire alla loro essenza, cioè l'unità.
Non si ha esercito se non sa presentarsi uno
Tutte le cose, se analizzate, presentano un'unitarietà che dà loro senso. Risalendo di grado in grado possiamo ammettere la possibilità di un'unità assoluta.
Poi c'è anche il bisogno (nostalgia) esistenziale di assoluto a suggerire l'idea di un Uno.
L'Uno è una realtà suprema da cui tutto irradia.
Assoluta trascendenza, cioè totalmente diverso da tutto ciò che è→ l’Uno è al di sopra dell’essere
Teologia negativa
L'Uno è assoluta trascendenza.
Il linguaggio umano non ha mezzi per precisare il principio primo, non può essere classificato né determinato. È al di là dell'essere e del pensabile.
→Dell'Uno possiamo dire solo ciò che non è.
Non è il Dio ebraico-cristiano (persona e volontà creatrice → antropomorfismo). Non è il Demiurgo di Platone (essere subordinato alle Idee). Non è il Dio di Aristotele (motore immobile), non è causa delle cose (causa implica effetto e dunque la causa parla più dell'effetto che dell'Uno), non è pensiero (antropomorfismo), non è essere (trascende l'essere), non è bene (sarebbe relazione con qualcosa di cui farebbe il vantaggio), non è Dio (che è una parola), non è propriamente nemmeno Uno (che significa solo negazione della molteplicità).
L'Uno è al di là di ogni essere, di ogni pensabile, di ogni dicibile e al di sopra di ogni essenza.
Solo per convenzione si può definire Uno o Dio. (→ similitudini con il Tao)
Noi diciamo ciò che esso non è; non possiamo dire quel che esso è.
La teologia negativa si contrappone alla teologia razionale (che invece pensa che con la ragione si possa arrivare a comprendere qualche caratteristica divina)
Emanazione
Se Dio è assoluta trascendenza come può dar vita alla molteplicità degli enti?
Non certo con atti di creazione, tanto meno se guidati dall'amore (← sarebbe imperfetto e antropomorfo)
L'Uno irradia essere senza minimamente modificarsi, è sovrabbondanza di essere → emanazione, processione
Esempi di Plotino: luce che illumina (esempio già di Platone), fuoco che dà calore, fiore che manda il suo profumo, fonte da cui scaturisce il ruscello, linfa vitale che dalla radice si diffonde in tutto l'albero.
Emanazione = processo “necessario” (spontaneo, non volontario) per cui dall'Uno scaturisce la molteplicità degli enti secondo una scala degradante.
Da dove veniamo? Le ipostasi
L'essere contemplandosi come auto-intuizione si duplica: è simultaneamente contemplante e contemplato → si rivela, proprio come la luce si fa vedere nel suo far vedere.
Dall'Uno, la prima ipostasi, procede dunque l'Intelletto e dall'Intelletto l'Anima.
Non un processo fluido ma “a tappe” degradanti (si procede, per contemplazione, da ipostasi a ipostasi).
Ipostasi = dal greco “stare” + “sotto”. Ciò che regge la realtà, il fondamento di ciò che è. Un termine che indica le tre realtà sostanziali del mondo intelligibile: Uno, Intelletto, Anima
Le Ipostasi e la Trinità cristiana
L’Uno, il Nous e l’Anima potrebbero essere il corrispettivo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ma c’è una differenza: la Trinità cristiana è un’unità della stessa natura (dogma di fede), mentre Plotino colloca le tre ipostasi su livelli ontologici diversi
Da dove veniamo? L'Intelletto
L'Intelletto o Spirito o Mente divina (noùs) è la seconda ipostasi (forse è ciò che Platone chiamava Diade)
L'Intelletto è sia essere (riceve l'essere dall'Uno) sia pensiero (si riconosce come pensante e si sdoppia).
La contemplazione dell'Uno diventa Essere, la contemplazione di sé diventa Spirito o Mente.
Cosa pensa? Pensa tutti i modelli eterni delle cose (le Idee di Platone). L’Uno invece è auto-intuizione
N.B. Le idee, per esistere, devono essere pensate
L'Intelletto: un esempio
Quando pensiamo a noi stessi, alla nostra tristezza, per esempio, o al nostro amore,
ci dividiamo in due parti.
Da una parte c'è il nostro pensiero che riflette, dall'altra il nostro stato d'animo o il nostro sentimento su cui riflettiamo.
Ma siamo sempre noi: un'unità di pensiero e pensato
Ma siamo sempre noi: un'unità di pensiero e pensato
Da dove veniamo? L'Anima
L'Anima è la terza ipostasi (ultima Dea del mondo intelligibile): da un lato partecipa della vita dell'Intelletto (perciò è pensata e pensa) e, dall'altro, ricevendo la luce delle Idee, vivifica e organizza il mondo che da essa emana
→ Anima del mondo.
L' anima prende le idee e le moltiplica all'infinito
L'Anima del mondo, che ha tante facoltà, emana anche l'anima umana che, nella gerarchia universale, ha una posizione intermedia tra mondo intelligibile e mondo sensibile (→anima copula mundi).
C'è un'anima superiore (principio passivo nei confronti dell'Intelletto) e un'anima inferiore (principio attivo nei confronti della materia
L'anima umana avvolge il corpo e ne è la forma. Non è corretto dire che il corpo contiene l'anima. Ma l'anima umana è in parte libera e in parte prigioniera → si deve affrancare.
Da dove veniamo? La materia
Il mondo sensibile comincia dunque con l'anima dei singoli uomini (a metà tra sensibile e intelligibile) ed è ordinato secondo il tempo e lo spazio.
La materia è l'ultimo esito del processo di emanazione dall'Uno. È il limite della luce, è privazione di essere. È oscurità, buio, non essere, male.
Filosofia positiva: il male non esiste. Tutto ciò che è, è bene.
Ma allora: Unde malum? Da dove viene il male?
Il male è la direzione auto-diminutiva che l'uomo può intraprendere.
In particolare, per le anime l'origine del male è la superbia, cioè la volontà di indipendenza.
NB La materia non è qualcosa che si oppone all'Uno. È privazione di essere, non ha consistenza reale. Allo stesso modo, il male non è un principio che si oppone al Bene. Il male è assenza di bene (privatio boni, diranno i medievali) come il freddo è assenza di calore.
Trascendenza o immanenza?
Plotino concilia le due esigenze contrastanti: l'Uno, pura attività, emana tutto l'universo, restando però immobile e trascendente.
Nello stesso tempo la realtà emanata è della stessa sostanza dell'Uno, perché da lui procede.
NB La trascendenza dell'Uno è fondamentale, se no ci sarebbe antropomorfismo
La centralità dell'anima umana
L'anima dei singoli uomini ha una posizione intermedia tra sensibile e trascendente → tensione drammatica e bisogno di assoluto: l'anima è il teatro in cui l'uomo sperimenta il conflitto, la sofferenza, la frattura, il dolore (Plotino usa parole come: “crollo”, “esilio”, “perdita d'ali”).
L'anima umana è la protagonista del percorso di ritorno all'Uno (conversione).
Il saggio, pur provando una nostalgia metafisica, non si lamenta perché riesce a distaccarsi, nello spirito, dalle cose corporee e materiali.
Dove andiamo? Il ritorno all'Uno
Il ritorno all'Uno non segue le vie sentimentali o irrazionali delle religioni → esigenza di razionalità.
È come il ritorno di Ulisse a Itaca, dice Plotino, che parla anche di ritorno al Padre.
Plotino distingue tre momenti (non cronologici): permanenza, processione e conversione.
I gradini della scala ascendente sono:
1. la pratica della virtù (l’Uno come Bene)
2. la contemplazione della bellezza (l’Uno come Eros)
3. la filosofia (l’Uno come conoscenza)
4. Una quarta via, riservata a pochi e che accade solo in eccezionali casi, è l'estasi (l'Uno come visione intuitiva e unione).
Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - LA VIRTU'
Sulla scorta degli insegnamenti di Platone, le virtù civili liberano l'anima dalla dipendenza dal corpo:
Temperanza: Vince gli impulsi, libertà dalle passioni
Coraggio o fortezza: Non teme la morte, dà all'anima la forza di staccarsi dal corpo
Giustizia: Domina il corpo, accetta la ragione come guida e le permette di comandare sugli istinti
Sapienza o chiarezza di spirito: Rifiuta le illusioni sensibili, consente all'anima di operare da sola, senza i sensi
Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - LA BELLEZZA
Eros e arte.
La bellezza è la possibilità di cogliere l'Uno nel suo aspetto sensibile.
È l'ordine e l'armonia delle cose.
Riprendendo le tesi platoniche del Fedro e del Simposio: l'uomo deve elevarsi dalla contemplazione della bellezza dei corpi allo spirito, che è l'immagine del Bene.
Dunque l'arte, che in Platone sembrava essere due volte lontana dalla verità, per Plotino (che si ispira soprattutto a Platone!), è un modo privilegiato per conoscere l’Uno
Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - LA FILOSOFIA
È la possibilità di procedere verso la contemplazione della fonte della bellezza, cioè l'Uno, per via logica.
L'intelligenza umana è comunque contaminata dalla molteplicità (dualismo tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto).
Nel silenzio, l'anima passa da idea a idea, distinguendole e collegandole, fino all'Intelletto
Dove andiamo? Il ritorno all'Uno - L'ESTASI
È un'esperienza intellettuale rarissima.
È la conoscenza immediata e intuitiva dell'Uno, attraverso un processo di estraniazione da sé.
Immedesimazione che evita il dualismo: in quell'attimo occorre credere soltanto di aver visto, proprio nel punto in cui l'anima repentinamente colga la luce. Poiché questa luce viene da Lui, anzi: è Lui stesso.
L'anima si eleva e ritrova la propria autentica natura. Si diviene pura luce
Estasi: da ék-stàsis, stare fuori
Entusiasmo: da en-theos, "con Dio dentro di sé", o "indiamento", o "invasamento divino"
I mistici
L'identificazione con il divino per via alogica e adiscorsiva è una forma di misticismo: l'estasi toglie la distinzione tra colui che vede e la cosa vista.
Per Plotino la condizione è la ricerca intellettuale e razionale delle fasi precedenti → non è una via sentimentale.
Ed ecco la vita degli Dei e degli uomini divini e beati: separazione dalle restanti cose di quaggiù, vita cui non aggrada più cosa terrena, fuga da solo a Solo.
Misticismo: da myéin, cioè non parlare → comunione
La gnosi
Gnosticismo: movimento filosofico-religioso molto articolato, diffuso tra il II e il IV secolo d.C. Il termine deriva dal greco gnósis (γνῶσις), “conoscenza” → è la dottrina della salvezza tramite la conoscenza.
Giudaismo e Cristianesimo sostengono che l'anima raggiunge la salvezza attraverso l'osservanza delle regole o per grazia e fede, per lo gnosticismo invece la salvezza dell'anima dipende da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi, appunto) dell'uomo, del mondo e dell'universo, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità. Gli gnostici erano "persone che sapevano“: una classe di esseri superiori che, vivendo nello spirito (→ “pneumatici”), sono capaci di accogliere e intendere la conoscenza.
Che tipo di conoscenza? Una conoscenza esoterica, misterica, ineffabile, rivelata a pochi. Non è conquista di verità a partire dall'esperienza o da principi o postulati; non è rivelata da un maestro che con l’insegnamento o l’esempio o con entrambi parli e agisca come divinamente ispirato. E’ espressa per lo più in forma simbolica. I pochi eletti, iniziati, la possono trasmettere sempre come dono divino.
La caduta. Il mondo vero si espande nel pleroma, pienezza di esseri spirituali (mondo intelligibile ad es.) che derivano dal principio (l’Uno ad esempio). La rottura del pleroma avviene per un atto di ribellione o di orgoglio di un eone che poi discende verso le tenebre (cfr. peccato originale): di qui l’origine del vario mondo materiale, in cui vengono a trovarsi mescolate particelle di luce che devono poi essere liberate attraverso una serie di processi di purificazione e di redenzione, resi possibili dall'intervento di un altro eone salvatore (ad esempio Cristo). Gli gnostici sono collaboratori della redenzione della materia (→ alchimia, astrologia e magia rinascimentali)
Dualismo. Contrapposizione tra mondo della luce e mondo delle tenebre (Cfr. Manicheismo) tra il vero Dio inconoscibile (Primo Eone) e il malvagio Dio minore (con vari nomi, anche noto come Demiurgo), di cui gli gnostici disprezzavano le leggi e l'universo materiale da lui creato per imprigionare le anime degli uomini e dualismo antropologico: l’uomo è composto di corpo e anima.
Al processo di decadenza si contrappone quello della reintegrazione (o ritorno). Sceso come “straniero” nel mondo, il Rivelatore scuote l’uomo dal suo sonno e lo libera dall'ignoranza. Tale ritorno è facilitato dall'apparizione di alcuni Salvatori inviati da Dio.
Nell'etica si va dall'ascesi più rigida a un indifferentismo totale fino a vere e proprie forme di ritualità magica.
Se può interessarvi ho scritto un articolo che spiega come mai si dice che Dio Abramitico Gesù (Joshua) sia "generato e non creato", e come il concetto di "Dio che genera" sia stato rubato dal Platonismo.
RispondiEliminahttp://hokmaph-iperuranio.blogspot.com/2018/07/riprendiamoci-dio.html