lunedì 29 febbraio 2016

18 febbraio 2016 - Lezione 20/b - Epicuro

L'ELLENISMO
EPICURO


L'Ellenismo

Le conquiste di Alessandro Magno (e poi dell'impero romano) portarono al declino delle Pòlis, le città-stato → cosmopolitismo e sincretismo
La filosofia abbandona le grandi sintesi e si concentra sull'individuo, che si percepisce meno protetto e fragile. Si tenta di rispondere alla domanda: come posso vivere al meglio in questa nuova epoca incerta? → filosofia = terapia
Epicureismo, Stoicismo, Scetticismo e Cinismo saranno le principali risposte. Il contrasto più netto è tra scuola epicurea (atomi e piacere) e stoica (provvidenza e dovere).
C'è un grande sviluppo delle scienze, che si specializzano (v. museo di Alessandria). Diffusione del libro.
Le arti privilegiano il naturalismo, il pathos e catturano la dimensione psicologica individuale. Interesse biografico anche in letteratura



Alessandria

Atene è ancora importante per la filosofia, ma non è più il centro della civiltà. Assumono rilevanza altre città: Pergamo, Rodi, Antiochia, Efeso.
Su tutte le città primeggia Alessandria d'Egitto. Fondata direttamente da Alessandro Magno, metropoli cosmopolita e ricchissima: 400 palazzi, 400 teatri, 4000 piscine, 12000 giardinieri per i giardini pubblici. Il faro era una delle sette meraviglie del mondo antico. Le due novità maggiori furono la biblioteca (60000 volumi) e il museo (che era un “campus” anche per la ricerca libera). Vi studiarono Euclide, Archimede, Tolomeo, Ipparco, Erone. E Ipazia.







EPICURO
(Samo 342 a.C – Atene 270 a.C)

Insegna a Atene e vi fonda il Giardino (kèpos) in cui erano ammesse le donne e gli schiavi.
Testimonianze: uomo austero, sereno, frugale, controllato. Credeva che l'amicizia fosse un bene fondamentale. Faceva vita in comune con i suoi amici. L’amicizia sostituisce l’interesse per la politica.
“Vivi nascostamente” (λάθε βιώσας - lathe biosas)
Critico spietato delle superstizioni religiose.
Uno dei filosofi più diffamati della storia: additato come egoista e lascivo, gli stoici e i cristiani dissero falsità su di lui e operarono una censura strettissima della sua filosofia. Tracce di diffamazione l’abbiamo anche nel linguaggio odierno in cui la parola “epicureo” ha il significato di “dedito ai piaceri”, con senso negativo.
Scrisse tantissimo, ma abbiamo perso quasi tutto.
Lo scopo della sua filosofia era eminentemente etico: fornire strumenti per una vita felice, libera dal dolore e capace di apprezzare i piaceri duraturi. La filosofia per lui si articola in tre parti: dottrina della conoscenza (canonica), fisica ed etica. Ogni età è adatta per diventare filosofi, anche la vecchiaia.
“Quelli del giardino” fecero molti proseliti nel mondo antico. Della sua filosofia sappiamo qualcosa anche grazie a Lucrezio, poeta latino.


1. Canonica

La dottrina epicurea della conoscenza (canonica) ravvisa il punto di partenza e il criterio (canone) del conoscere nelle percezioni sensibili, le quali sono prodotte da qualcosa di esterno o interno a noi.
Le sensazioni sono sempre vere, non ingannano mai sulla rappresentazione sensibile dell'oggetto, ma non tutte sono egualmente evidenti.
L'errore nasce quando le parole che usiamo significano concetti che non corrispondono all'oggetto e ciò deriva da quello che l'opinione aggiunge alla sensazione.
Le inferenze permettono di risalire da ciò che é chiaro a ciò che non lo é: questo punto é di estrema importanza per costruire i capisaldi della dottrina fisica.

SENSISMO: la sensazione è il criterio della verità e del bene (il bene dunque si identifica con il piacere). I concetti. Prolessi: anticipazione delle future conoscenze in base alle esperienze sensibili passate (di cui conserviamo memoria). Ipolessi: supposizione che oltrepassa i sensi del momento e va verificata da esperienze successive.



2. Una (meta)fisica materialista

Debitore di Democrito per la teoria atomista,  introdusse alcuni cambiamenti:
1. Gli atomi sono dotati di peso (→c'è una caduta dall'alto al basso)
2. Nel loro movimento gli atomi subiscono variazioni imprevedibili e casuali, declinazioni (clinàmen, secondo la definizione di Lucrezio).
Il secondo punto consente di mitigare il determinismo di Democrito e di lasciare spazio alla libertà (e quindi alla responsabilità) dell'azione dell'uomo









Critica dell'idea di provvidenza

Se il male esiste:
- o gli Dei vogliono togliere il male dal mondo ma non ci riescono,
- oppure possono togliere il male ma non vogliono. 

Dunque:
- o sono impotenti
- o malvagi.
→ In entrambi i casi non esiste provvidenza.

Gli dei, se esistono (e, visto che lo dicono tutti, forse esistono), vivono nel loro mondo, indifferenti alle sorti degli uomini.

L'universo è retto solo da un aggregarsi e disgregarsi di atomi

La conoscenza della fisica può essere utile a non cadere in superstizioni e a vivere con più serenità.



3. Etica

La filosofia ha uno scopo pratico nella vita degli uomini; è uno strumento il cui fine è la felicità. Filosofia come terapia. (La politica è una convenzione per l’utilità, non una realizzazione dell’essenza umana)

Epicuro trae conseguenze etiche dalla dottrina di Democrito: esclusa la provvidenza divina e ammesso che il mondo è retto dal caso, l'uomo, per le proprie azioni (e per la felicità), può farsi guidare solo dalla propria natura. → L'uomo ricerca il piacere ed evita il dolore

Riprende l’edonismo dei cirenaici ma, a differenza di questi, Epicuro fa una distinzione tra: - piaceri cinetici, brevi, forti, effimeri, che lasciano insoddisfatti; - piaceri catastematici, durevoli, moderati, consapevoli.
Solo i piaceri catastematici vanno perseguiti. →Occorre un’aritmetica dei piaceri. Per esempio: meglio l’amicizia dell’amore, che rischia di turbare troppo l’animo.

Il piacere è principio e fine della felicità

Nella via per la felicità ci sono degli ostacoli (ma anche i rimedi)




I quattro ostacoli

1. Timore degli Dei.

2. Paura della morte

3. Paura del male (fisico e morale)

4. Mancanza del piacere e la ricerca spasmodica del piacere (desiderio sempre insoddisfatto)










Il tetrafarmaco

1. Non temere gli Dei.
Vedi sopra l’argomento del male → gli dei sono indifferenti alle vicende umane

2. Non temere la morte.
Quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte non ci siamo noi. (ß tutto è sensazione)

3. Il male è facilmente sopportabile.
Il dolore fisico (momentaneo/acuto e cronico/sordo) è sopportabile oppure interviene la morte a liberarci. Per il male morale c'è la filosofia.

4. Il bene è facilmente procurabile.
Teoria dei piaceri. È facile raggiungere il piacere, ma bisogna operare un calcolo. Epicuro classifica i piaceri dividendoli in tre grandi categorie:
a) Naturali e necessari (cibo, riparo, amore, vestiti, cure, amicizia, libertà, ecc.).
b) Naturali ma non necessari (l'abbondanza, il lusso, abitazioni enormi oltre il necessario, cibi raffinati ed in abbondanza oltre il necessario).
c) Non naturali e non necessari (il successo, il potere, la gloria, la fama, ecc).

Soddisfare piaceri naturali e necessari è molto importante per la felicità, avere accesso a piaceri naturali ma non necessari può essere positivo se per procurarceli non ci votiamo ad un sacrificio eccessivo, mentre i piaceri non naturali e non necessari sono nella stragrande maggioranza dei casi fonte di infelicità più che di felicità.


La condotta ideale. Come devo vivere?

L'uomo saggio: è guidato dall'atarassia (assenza di turbamenti), è fermo di carattere, persegue i piaceri catastematici (stabili), naturali e necessari, non ha paura degli Dei né della morte e del dolore.

Vive “nascostamente” (atteggiamento anti-politico) coltivando tre beni primari:
1. l'amicizia,
2. la libertà (intesa come indipendenza),
3. l'analisi filosofica della propria vita.

Di tutti i beni che la saggezza ci porge, il più prezioso è l'amicizia.

Ogni mattina l'amicizia fa il giro della terra per ridestare gli uomini, affinché si possano rendere felici a vicenda.


L'ultimo giorno di Epicuro

Scrive ad un amico:
“Volge per me il supremo giorno. Così acuti sono i dolori alla vescica e alle viscere, che più oltre non può procedere il dolore. Pure a essi si adegua la gioia dell'animo mio, nel ricordare le nostre dottrine e le verità da noi scoperte”.

Scritta la lettera, entrò in una tinozza di bronzo piena d'acqua calda, si mise a bere del vino e a chiacchierare, parlando di filosofia con i suoi amici, finché non sopraggiunse la morte.

Nessun commento:

Posta un commento