sabato 12 marzo 2016

3 marzo 2016 - Lezione 21 - Stoicismo


L'ELLENISMO
LO STOICISMO


L'Ellenismo

Le conquiste di Alessandro Magno (e poi dell'impero romano) portarono al declino delle Pòlis, le città-stato → cosmopolitismo e sincretismo

La filosofia abbandona le grandi sintesi e si concentra sull'individuo, che si percepisce meno protetto e fragile. Si tenta di rispondere alla domanda: come posso vivere al meglio in questa nuova epoca incerta? → filosofia = terapia

Epicureismo, Stoicismo, Scetticismo e Cinismo saranno le principali risposte. Il contrasto più netto è tra scuola epicurea (atomi e piacere) e stoica (provvidenza e dovere).

C'è un grande sviluppo delle scienze, che si specializzano (v. museo di Alessandria). Diffusione del libro.

Le arti privilegiano il naturalismo, il pathos e catturano la dimensione psicologica individuale. Interesse biografico anche in letteratura



Stoicismo

Il fondatore è ZENONE di Cizio (333-263 a.C.), “il piccolo fenicio”.

Il nome deriva dalla prima sede: la Stoà Poikìle, il portico dipinto dove Zenone di Cizio teneva le sue lezioni.

Lo stoicismo ha tre fasi: Antica, Media e Nuova Stoà. La prima fase termina con la sistematizzazione di Crisippo (280-205 a.C. Circa); la seconda (II-I sec. a.C.) è caratterizzata dall'ecliettismo e si diffonde molto a Roma; la Nuova Stoà ripropone un ritorno all'Antica: gli esponenti sono Seneca (4 a.C – 65 d.C.), Epitteto (50-138 d.C.) e Marco Aurelio (121-180 d.C). Solo di questi ultimi maestri abbiamo gli scritti. Anche Cicerone, con il suo “umanesimo”, contribuì alla diffusione del movimento.

Rispetto all'epicureismo (“Quelli del Giardino”), lo stoicismo è una corrente meno compatta e coerente. Ma proprio per questo riuscirà a diffondersi e a contribuire alla sintesi culturale, politica e religiosa tipica dell'Ellenismo.

In un'epoca bisognosa di una fede consolatoria, i concetti di provvidenza, destino, ordine cosmico e cosmopolitismo ebbero larga diffusione.

La filosofia ha tre capisaldi: fisica, etica e logica.
È importante occuparsi di politica (il bene della comunità).

Il Cristianesimo attingerà a molte tesi stoiche, aderendo anche al doppio registro: etica del dovere per gli uomini colti, visione finalistica del mondo per la massa.


La metafora del frutteto

Il muro di cinta è la LOGICA, gli alberi la FISICA, i frutti l‘ETICA










1. la logica

La logica è il contributo più duraturo che hanno offerto gli stoici (ma sono stati riscoperti solo nel '900). Fino ad allora ha dominato la teoria aristotelica del sillogismo. Gli stoici si soffermano più sulle connessioni (o, e, se, allora) tra proposizioni più che sui termini.

La logica è la scienza dei discorsi e si divide in retorica e dialettica.

La dialettica si divide in grammatica e logica in senso stretto, che studia:

- le rappresentazioni. La verità e il criterio dell'evidenza. L'anima è tabula rasa, i sensi la impressionano, poi interviene attivamente l'intelletto che dà il suo assenso [spontaneo o no?]

- le proposizioni. Distinzione tra significante (un simbolo concreto, un “oggetto” materiale, il suono così come è pronunciato), la cosa significata o referente (ciò a cui nella realtà si riferisce il significante) e il significato (ciò che di incorporeo l'espressione significa e che collega gli altri due elementi materiali). Gli stoici sono i primi a dire che è il significato ad essere vero o falso, per cui si può fare analisi autonoma del senso degli enunciati.

- i ragionamenti. Esistono unità minimali (proposizioni semplici) che vengono composte in enunciati complessi. La verità è una funzione del significato dei componenti dell'enunciato complesso.


2. Fisica

Eclettismo: molti elementi da Eraclito, ma anche da Pitagora, Platone, Aristotele e di origine orientale.

L'Universo è materia (corpo) informata dal fuoco (lògos, ragione divina): è vivo perché penetrato dall'anima del mondo (pneuma). ← Dio non sarebbe perfetto se la materia fosse indipendente da Lui.

Il grande organismo dell'universo dunque ha una vita e una morte, ma all'interno di un ciclo che si ripete immutabile: al termine del grande anno una conflagrazione cosmica riporta tutto al caos originario e al fuoco divino (che è eterno). Poi ricomincia il ciclo (palingenesi) in un eterno ritorno.

Il susseguirsi ciclico e inesorabile del tempo si lega alle idee di destino (tutto è scritto) e provvidenza (nulla avviene per caso ma per determinazione di una volontà divina e razionale tendente al bene dell'uomo).

Anche l'uomo ha un'anima → ha anche un'immortalità relativa: l'anima si conserva fino al grande anno (ma forse solo per i saggi, che hanno contribuito al disegno cosmico).

L'uomo è un microcosmo, riflesso (scintilla) del macrocosmo (fuoco divino)→ implicazioni etiche



3. Etica

La filosofia epicurea si incentrava sul piacere. Gli stoici si basano sul dovere (=etica deontologica).
Stesso obiettivo, cioè la saggezza e la felicità, ma metodo diverso.

Come Epicuro, anche gli stoici dicono che bisogna vivere secondo natura. Ma la natura non è quella che in noi parla di bisogni del corpo, bensì quella dell'universo, che parla (anche in tutti gli uomini) di ordine cosmico retto dal lògos divino. La natura per gli uomini è ragione (che partecipa del lògos)→Oikéiosis, sforzo di tornare a casa (diventa ciò che sei)
→ per essere virtuosi occorre essere saggi, cioè comprendere il lògos cosmico e aderire al suo disegno, desiderandolo.

Le azioni umane si dividono nettamente: doverose (intelligenza, temperanza giustizia, coraggio: le virtù), contrarie al dovere (stoltezza, dissolutezza, ingiustizia, viltà: i vizi) e indifferenti (tra le cose indifferenti ci sono: salute, ricchezza, bellezza, piacere, dolore, morte: tutto ciò che riguarda il corpo). Tra gli indifferenti comunque c'è il preferibile e il non preferibile.

Soprattutto occorre astenersi dalle passioni (principio passivo), che vincolano alle mutevoli fortune della vita e distolgono dal dovere → apatia (assenza di passioni). Ad esempio: meglio suicidarsi che commettere azioni contrarie al dovere.

Per valutare il bene e il male in un'azione occorre ricercare un punto di vista generale [sub specie aeternitatis, si dirà molto dopo], non personale.
Siamo lontanissimi dall'uomo misura di tutte le cose: il criterio ideale è il punto di vista del lògos divino.


Cosmopolitismo e diritto di natura

Gli uomini sono tutti uguali per la loro essenza razionale. L'uomo deve considerarsi cittadino del mondo.
Ne conseguono:
→Benevolenza (sympathèia, compassione) per gli uomini
→Impegno politico
→Le leggi devono essere universali. Esiste un diritto di natura uguale per tutti a cui le leggi dei vari Stati devono conformarsi (giusnaturalismo).
→Rifiuto delle discriminazioni. Dato che l'uomo è libero, l'istituzione della schiavitù è frutto della malvagità umana (per Aristotele gli schiavi erano “strumenti animati”)


Destino e Provvidenza

Tutto segue una legge immutabile e necessaria di causa-effetto (nascita, malattie, ricchezza, povertà, gioie, dolori, morte) → Il caso non esiste → Se il destino bussa alla porta non serve lamentarsi. L'uomo deve assecondare e desiderare il proprio destino (amor fati). In ciò consiste la vera libertà (e la saggezza).

La legge immutabile è una necessità razionale e pensante insita nel mondo e finalizzata al bene (lògos spermatikòs) → ciò che ci appare male è solo un punto di vista personale che non riesce a comprendere la superiore necessità (cioè il bene) di ciò che accade→ bene e male non esistono nella realtà esterna: hanno senso solo per l'uomo.

Il saggio accetta ogni circostanza con la massima tranquillità, rimane distaccato e indifferente anche di fronte alle peggiori sciagure o alle più atroci sofferenze. → di qui il termine “stoico” che usiamo ancora oggi per definire chi mantiene sempre la calma o chi riesce a sopportare anche il dolore più forte.

Si passa dall'essere è o dall'essere diviene a l'essere deve essere


Gli stoici: Zenone

ZENONE di Cizio (Cizio-Cipro 333 a.C. - Atene 263 a.C.)

Fondatore dello Stoicismo, a lui si devono tutte le principali teorie della scuola.

Brutto, gracile, arcigno, ma anche un po' perbenista, la sua vita cambiò quando, dopo aver letto la vita di Socrate, conobbe i cinici.
Poi si mise lui stesso ad insegnare nella Stoà poikìlè, che diede il nome al movimento.

Condotta di vita irreprensibile, gli ateniesi lo ammirarono ed ebbe moltissimi allievi.
Gli consegnarono le chiavi della città e alla morte gli fecero una statua.

Morì suicida per dimostrare coerenza e distacco dalla vita.

Non ci è pervenuto nessuno dei suoi scritti

Pare sia stato lui a dire “Abbiamo una bocca e due orecchie perché dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo”.

L'uomo deve essere liberato dalle passioni, vero e unico male.


Gli stoici: Cicerone

MARCO TULLIO CICERONE (Arpino 106 a.C. - Formia 43 a.C)

A Roma il gusto per la filosofia era totalmente estraneo: il vir era un uomo d'azione, senza interesse per un sapere che non portava nessuna gloria alla patria né alcuna ricchezza.

Cicerone studiò la filosofia convinto che si trattasse esclusivamente di un valido supporto per la retorica. Fu infatti più famoso come avvocato e uomo politico che come filosofo. Poi però in tarda età vi trovò la via per la consolazione e la saggezza.

In realtà il suo pensiero non è stoico ma eclettico: tra epicureismo e stoicismo, ricerca la verità ovunque egli crede che sia, senza schematismi di scuola.

Si impegnò a trovare il corrispondente vocabolo in latino per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco (dobbiamo a lui la creazione del lessico filosofico).

La filosofia consente la consapevolezza critica che, insieme alla giustizia e all'equilibrio, rende ogni uomo un cittadino perfetto.

Humanitas e filantropia.


Gli stoici: Seneca

LUCIO ANNEO SENECA (Cordova 4 a.C. - Roma 65 d.C.)

Tanto cagionevole di salute, quanto ricco, la sua opera più celebre sono le Epistulae morales ad Lucilium, una raccolta di 124 lettere.
Intento esortativo: vuole non solo dimostrare una verità, ma anche invitare al bene.
Il genere epistolare si rivela appropriato.

Sotto Caligola salvò a stento la vita, sotto Claudio fece otto anni di esilio, sotto Nerone fu "pregato" di suicidarsi e lui aderì al suo destino (cicuta e taglio delle vene).
Alcune sue frasi:

Siamo come una lucerna che, spegnendosi, non può stare peggio di quando non era ancora accesa. Solo nel breve intermezzo possiamo essere sensibili al male.

Gli uomini sono un popolo di mattoni, che messi in coesione l'uno sull'altro si sostengono a vicenda e reggono la volta dell'edificio della società.

La monarchia è la forma di governo migliore, all'unica condizione che il sovrano sia sapiente, e trattenendo i suoi sentimenti più violenti, sappia esercitare con temperanza il suo potere.

È’ tutto qui quel punto [la Terra] che viene diviso col ferro e col fuoco fra tante popolazioni? Oh quanto ridicoli sono i confini posti dagli uomini!


Gli stoici: Epitteto

EPITTETO (Ierapoli 50 d.C. - Nicopoli,'Epiro 120 d.C)

Schiavo, poi liberato. Indifferente alla gloria letteraria, Epitteto, come Socrate, non si curò mai di scrivere dei libri (trascrizioni di allievi). I principi fondamentali sono espressi attraverso massime, con lo scopo di fornire strumenti per il raggiungimento della felicità. Famosissimo è il suo Manuale (Enchiridion).

Dopo che Domiziano cacciò da Roma tutti i filosofi fondò in Epiro una scuola che diventò famosa, tanto che ricevette la visita anche dell'imperatore Adriano.

Epitteto affermerà di sentire tutti gli uomini come suoi fratelli, essendo al pari di lui ugualmente figli dello stesso Lògos.

Famoso l'episodio in cui, punito dal padrone, avvisa: “Così mi romperai la gamba”. Il padrone continua e la gamba si rompe. Al che Epitteto, senza cambiare tono di voce:"Te l'avevo detto che si sarebbe rotta".

Alcune sue frasi sono nel riquadro a fianco. Un suo pensiero molto significativo è questo:

Tra le cose che esistono, le une dipendono da noi, le altre non dipendono da noi.
Dipendono da noi: giudizio di valore, impulso ad agire, desiderio, avversione, e in una parola, tutti quelli che sono propriamente fatti nostri.
Non dipendono da noi: il corpo, i nostri possedimenti, le opinioni che gli altri hanno di noi, le cariche pubbliche e, in una parola, tutti quelli che non sono propriamente fatti nostri.
Ricordati dunque che, se credi che le cose che sono per natura in uno stato di schiavitù siano libere e che le cose che ti sono estranee siano tue, sarai ostacolato nell'agire, ti troverai in uno stato di tristezza e di inquietudine, e rimprovererai dio e gli uomini.
Se al contrario pensi che sia tuo solo ciò che è tuo, e che ciò che ti è estraneo - come in effetti è - ti sia estraneo, nessuno potrà più esercitare alcuna costrizione su di te, nessuno potrà più ostacolarti, non muoverai più rimproveri a nessuno, non accuserai più nessuno, non farai più nulla contro la tua volontà, nessuno ti danneggerà, non avrai più nemici, perché non subirai più alcun danno.


Gli stoici: Marco Aurelio

MARCO AURELIO (Roma 121 d.C. - Vienna, 180 d.C.)

Fu imperatore romano. Cercò sempre il bene comune. Fu costretto alla guerra. Durante una di queste morì di peste.

Si professa discepolo di Epitteto, ma con un accentuazione del valore dell'interiorità, come si nota anche dal titolo della sua opera più importante: Colloqui con se stesso.

Alcune sue frasi:

Ogni cosa che accade, accade giustamente.

Non agire mai contro il tuo volere; e nemmeno senza proporti come meta un bene comune e senza opportuna ponderazione.

La realtà è come un fiume che scorre perennemente, le forze mutano, le cause si trasformano vicendevolmente, e nulla rimane immobile.

Scava nella tua interiorità; dentro te stesso sta la fonte del bene.



ALCUNI CONFRONTI TRA EPICUREI E STOICISMO



ALCUNI CONFRONTI TRA STOICISMO E CRISTIANESIMO


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