Le due radici
Gesù era ebreo. Gli ebrei appartengono all'area culturale-linguistica semitica, originaria della penisola araba. I greci e i romani invece appartengono all'area indoeuropea, originaria del Mar Nero-Mar Caspio (poi India, Iran, Grecia, Roma, Scandinavia, Russia...)
Gli indoeuropei sono politeisti (l'indiano Dyaus diventa il greco Zeus). La concezione del mondo presenta una lotta eterna tra le forze del bene e quelle del male (è uno dei motivi per cui si cerca di capire il destino dell'Universo). Si ricerca un sapere che permetta la conoscenza del mondo (“vidya”, in sanscrito, diventa “idea”, in Grecia). La vista è l'organo privilegiato della conoscenza (visioni cosmiche, ma anche raffigurazione visiva delle divinità).
Visione ciclica del tempo. La storia si svolge in cicli. (La morte è un evento naturale).
L'essere umano può raggiungere l'unità con il principio divino attraverso la conoscenza e/o l'ascesi
Si trova la credenza nella reincarnazione, vista come condanna da cui ci si può liberare
I semiti sono monoteisti (la radice di “Allah” si trova anche nell'Antico Testamento). La concezione del mondo si fonda sulla fede in in unico Dio che crea il mondo, vince il male e interviene attivamente nelle vicende umane. Più importante della conoscenza sono l'obbedienza ai testi sacri e la fede (c'è una terra promessa). L'udito è l'organo privilegiato (Ascolta, Israele!). È vietato raffigurare Dio.
Visione lineare del tempo. La storia è escatologica: si realizza alla fine ciò che era stato detto all'inizio. Dio crea il mondo → la storia dipende dalla volontà di Dio (→ grande interesse per la storiografia).
C'è una netta divisione tra Dio e la sua creazione (trascendenza)
Non c'è nulla di immortale, la vita terrena è una sola: occorre liberarsi dal peccato e dalla colpa. Preghiera, fede e grazia
Israele e Gesù
Dio creò il mondo. Poi gli uomini si ribellarono → cacciata dall'Eden e comparsa della morte.
Patto con Abramo e il suo popolo. Patto rinnovato con Mosè (Tavole della Legge)
Il regno d'Israele (unito sotto Saul, Davide e Salomone) si divise. Poi fu conquistato (Assiri al nord e Babilonesi al sud). Nel 536 a.C. il tempio di Gerusalemme fu ricostruito, ma da allora gli ebrei furono sempre sottomessi.
Dio aveva tradito il patto di protezione? I profeti del giudizio spiegarono che era la punizione per aver disubbidito alle leggi. Altri (i profeti della redenzione) cominciarono a dire che sarebbe venuto un “principe di pace”, un Messia, un salvatore, un figlio di Dio a salvare gli ebrei ripristinando l'antico regno voluto da Dio [le parole chiave sono: Messia, figlio di Dio, salvezza, regno di Dio]
Gli ebrei interpretarono in senso politico le parole dei profeti (un nuovo re David li avrebbe liberati dal giogo straniero). Quando Gesù si presentò loro usando le stesse parole dei profeti (Messia, figlio di Dio, salvezza, regno di Dio) non lo riconobbero. Poi perdonava i peccati, chiamava Dio Abbà (padre), predicava l'amore (chiedeva di amare anche il proprio nemico!), l'umiltà e il perdono. Diceva di non giudicare.
Con Socrate abbiamo imparato che il potere non sopporta la razionalità. Con Gesù abbiamo imparato che non sopporta nemmeno l'amore.
Paolo di Tarso
La Chiesa cristiana comincia il mattino di Pasqua, con l'annuncio che Gesù è risorto.
Per l'area semita non c'era nulla di immortale → comincia la predicazione con l'annuncio della buona novella della salvezza eterna attraverso la fede in Gesù.
Il fariseo Paolo (o Saulo) di Tarso si convertì pochi anni dopo la morte di Cristo e cominciò i suoi innumerevoli viaggi missionari → cristianesimo come religione mondiale, perché per Paolo il Cristianesimo non era solo per gli ebrei: c'era un nuovo patto, universale.
Organizzatore in senso gerarchico delle comunità, Paolo fu di fatto il primo teologo cristiano. Definì la dottrina (per distinguersi dalle altre religioni e prevenire scissioni interne): la professione di fede.
Si può dire che è stato l'inventore del Cristianesimo.
Perché non possiamo non dirci cristiani
Il Cristianesimo ha avuto ed ha un influsso enorme nella cultura. (cfr. l’articolo di Benedetto Croce nel 1942: “Perché non possiamo non dirci cristiani”).
Esso segna una grande rottura con il pensiero antico: monoteismo, creazionismo, antropocentrismo, rivelazione, provvidenza personale, peccato originale, grazia, amore, povertà, storia (escatologia).
Esistono verità di fede dal punto di vista soteriologico (= che riguarda la salvezza), le verità di fede superano i limiti della ragione.
Interdipendenza tra dottrina e vita pratica dei fedeli (fede + opere)
Il Medioevo
Termine coniato nel Rinascimento per indicare un periodo buio tra l'antichità classica e la rinascita rinascimentale.
In realtà solo i primi secoli furono davvero una fase di decadenza (non c'erano più le fogne, i bagni pubblici, le biblioteche, le architetture, si ritornò al baratto e ad un'economia di sussistenza). Basti pensare che Roma da un milione di abitanti arrivò, nel 600, a 40.000.
L'impero romano si divise in tre: 1) Europa occidentale (religione cristiana, lingua latina, capitale Roma, cultura eclettica, neoplatonica e stoica, atteggiamento pratico) 2) Europa orientale (religione cristiana, lingua greca, capitale Costantinopoli, poi chiamata Bisanzio, cultura platonica, atteggiamento speculativo) 3) Africa settentrionale, parte della Spagna e Medio Oriente (religione musulmana, lingua araba, vari luoghi sacri, cultura aristotelica, atteggiamento scientifico ← gli arabi ereditarono la scienza greca, per esempio da Alessandria, e furono sempre all'avanguardia nelle scienze (es. numeri arabi).
Questi tre filoni si ricongiunsero nell‘Italia della fine del Medioevo
-->Le radici diventano tre
I primi concili (secoli IV-V)
Il concilio ecumenico è una riunione solenne di tutti i vescovi della cristianità per definire argomenti controversi di fede o indicare orientamenti generali di morale.
Si definiscono i dogmi: creazione, trinità, incarnazione, resurrezione, sacramenti, ecc.
La Chiesa, dopo la fase “eroica” dei martiri e della clandestinità, vide uno scadimento della tensione morale, insorsero dispute dottrinarie e ci fu la necessità di organizzare la massa dei fedeli. Si pongono importanti questioni: liturgia, clero, salvezza, peccato, male, libertà, grazia, predestinazione, volontà, tempo, rapporto fede-ragione.
Primo concilio: Nicea (325)
Patristica e Scolastica
La filosofia di questo periodo si divide generalmente in:
Filosofia patristica (II-VIII sec), filosofo di riferimento: Platone (Aristotele non era ancora conosciuto). Si dedica all’elaborazione delle dottrine di fede. Figura principale: Sant’Agostino (354-430).
Filosofia scolastica (IX-XIV sec), filosofo di riferimento: Aristotele. Si dedica a sistematizzare il sapere e a giustificare mediante la ragione le dottrine elaborate dalla Patristica. Figura principale: San Tommaso d’Aquino (1224-1274).
Patristica (II-VIII sec)
Patristica (= dei padri della Chiesa)
Due scopi: 1. definire gli articoli di fede per i fedeli 2. difendere (da cui il nome di apologetica e apologisti) il cristianesimo dai pagani e dalle eresie.
Gli articoli di fede sono sostanzialmente i dogmi.
Gli attacchi dei pagani consistono nell’accusa di incoerenza, assurdità o malvagità della nuova religione (basta pensare a Dio crocifisso o all’Eucaristia).
Le eresie (da hairesis = scelta) rappresentano un “nemico interno”: sono interpretazioni del cristianesimo lontane da quelle ufficiali del magistero della comunità ecclesiale.
La patristica si divide generalmente in tre periodi:
1. fino al 200 è dedicata alla difesa del cristianesimo contro i suoi avversari (padri Apologisti, San Giustino martire)
2. fino al 450 è il periodo in cui sorgono invece i primi grandi sistemi di filosofia cristiana (Sant'Agostino, Clemente Alessandrino)
3. fino al VIII secolo è rielaborazione delle dottrine già formulate e di formulazioni originali (Boezio).
Alcune eresie
Gnosticismo: la salvezza non passa attraverso la fede ma attraverso la conoscenza (cioè la gnosi, che è di solito un’illuminazione riservata a pochi iniziati). Gesù Cristo (un’emanazione di Dio) reca questa conoscenza elitaria.
Manicheismo: fondato dal persiano Mani (216-273 ca), afferma la coesistenza di due principi originari e antitetici (bene e male; luce e tenebre) che si combattono senza posa. I due principi sono anche nell’uomo che deve purificarsi per separarsi dalla sua componente demoniaca. Vi aderì inizialmente anche S.Agostino
Arianesimo: secondo Ario, sacerdote di Alessandria d'Egitto (256-336 ca), la figura del Padre deve collocarsi in posizione preminente all'interno della Trinità, subordinando così il Figlio al Padre e riducendo la figura di Gesù alla dimensione umana.
Pelagianesimo: Pelagio (360-427 ca) riduceva la salvezza eterna a qualcosa di "controllabile" dalla libertà umana, che comunque avrebbe potuto essere conquistato dalla volontà dell'uomo. Pelagio negava la trasmissibilità a tutta l’umanità del peccato di Adamo (che secondo lui era mortale anche prima di commettere il peccato), motivandola col fatto che ciascuno è responsabile delle proprie azioni, non di quelle di un altro. Di conseguenza, i pelagiani rifiutavano la prassi del battesimo dei bambini.
Patristica orientale e occidentale
La Patristica assume diversi orientamenti in Oriente e in Occidente.
La Patristica occidentale sottolinea la distanza tra filosofia classica e fede (famosa l’espressione attribuita a Tertulliano: “Credo quia absurdum”) e ha una visione escatologica più pessimistica, incentrata sulle conseguenze del peccato originale.
La Patristica orientale (figura principale: Origene) sottolinea la continuità tra cristianesimo e filosofia greca ed è tendenzialmente più ottimistica sul destino finale dell’uomo (si può salvare anche il diavolo!).
AGOSTINO DI IPPONA
(Tagaste, in Africa, Ippona, in Africa, 354-430)
Aurelio Agostino nasce nell'Africa del Nord (Impero romano, odierna Algeria) da una madre cristiana, Monica, e da padre pagano. Insegnò retorica a Cartagine e a Roma. Grazie all'aiuto dei manichei, ottenne la cattedra di retorica a Milano (collaborava alla stesura dei discorsi dell'imperatore). A Milano si avvicinò al Neoplatonismo.
Sempre a Milano, nel 386, conobbe Sant'Ambrogio che lo guidò nella sua conversione al Cristianesimo. La sua è una vocazione tarda, ma intensa (rendimi casto, ma non ora).
Tornò in Africa e vi fondò un monastero, divenne sacerdote e poi vescovo di Ippona. Da quel momento in poi si dedicò solo alla Chiesa e alla scrittura delle sue opere, la più famosa delle quali oggi è Confessioni.
Getta le basi per la teologia della scolastica.
I soliloqui di Agostino
Dopo la fase manichea, attraversò anche lo stoicismo, confutò lo scetticismo (si fallor, sum) e rimase affascinato dalla spiritualità di Plotino, in particolare dalla dottrina del male come assenza di bene (privatio boni) → il male era un problema molto sentito da Agostino
Platone, attraverso la mediazione neoplatonica, è il filosofo di riferimento: valore dell’interiorità (“redi in te ipsum, in interiore homine habitat veritas”). Nell'uomo c'è un'anima che può conoscere Dio. Le idee per sé sussistenti di Platone divennero idee eterne nella mente divina (v. anche l'Intelletto, ipostasi di Plotino) → esse, nosse, velle (le ipostasi plotiniane interpretate analogicamente).
Agostino esalta lo strumento di ricerca del dialogo interiore, il dialogo dell'anima con se stessa o la confessione ad alta voce. La verità abita nell'interiorità → innatismo (Dio è un maestro interiore, assistenza continua).
Agostino però sentiva che l'uomo da solo non ce la faceva: ha bisogno di Dio. Fede e ragione? Grazia e libertà umana?
L’uomo è ciò che ama. Ama, e fa’ ciò che vuoi
La fede è una luce che guida la ricerca filosofica: “crede ut intelligas, intellige ut credas”. (credere per poter capire e capire per credere)
→ Agostino ha il merito di non aver effettuato rotture con la filosofia.
Problema del libero arbitrio → tra grazia e libertà c'è lo stesso rapporto che c'è tra fede e ragione Libero arbitrio, grazia e predestinazione: “l’umanità è una massa dannata”. Solo la grazia, come dono non per tutti, salva. (Non dice chiaramente se la grazia ha l’effetto di predestinare) →Saranno temi importanti per i protestanti. → La salvezza e la grazia: sola fide o buone opere?
La sua riflessione ha come centro il rapporto tra uomo e Dio, onnipotente e perfettissimo, che ha creato anche il tempo. Cos’è il tempo?
Il tempo è lineare ed escatologico.
Il tempo è una creazione di Dio (che è invece la dimensione dell'eterno). Per noi uomini è distensio animi → Presente del presente (attenzione), presente del passato (memoria), presente del futuro (attesa).
→ Nozione di storia (che suggerisce l'idea di progresso). La storia è necessaria per educare gli uomini
Due città indistinguibili esternamente, mescolate e coesistenti: la città di Dio e la città terrena (in simbolo: Gerusalemme e Roma) → poi vennero identificate con la Chiesa e lo Stato (Ma Agostino diceva che anche nella Chiesa coesistono le due città!)
Il male è assenza di bene e cattivo uso della volontà.
L’uomo è ciò che ama. Ama, et fac quod vis.
Teologia negativa e misticismo cristiano
Come Plotino, Dionigi l'Aeropagita pensava che la trascendenza di Dio fosse incommensurabile al pensiero e alle parole umane e che di Lui si potesse affermare solo ciò che non è. Inventò la teologia negativa.
La teologia negativa si diffuse a partire dal IX Secolo (e più tardi con i francescani) e divenne la base della mistica cristiana → Dio è attingibile già in questa vita, ma solo superando la ragione e l'individualità con uno svuotamento ascetico della mente, fino alla deificatio, cioè l'indiamento, la partecipazione diretta e intuitiva del divino, l'estasi → Anacoreti, eremiti, cenobiti (v. monachesimo)
Simboli di Dio diventano il buio, il silenzio oppure paradossi come “tenebra luminosissima” o, addirittura, animali feroci, esseri mostruosi o enigmatici → il simbolismo iconografico medioevale (cfr. i bestiari) deriva anche da questa dottrina.
Il pellicano che nutre i figli con il suo sangue ferendosi il petto
Nei secoli delle invasioni barbariche e dei grandi sconvolgimenti durante il passaggio dal mondo classico a quello medioevale, la vita religiosa assume un aspetto prettamente eremitico.
Benedettini Le origini del monachesimo benedettino risalgono alla fondazione, attorno al 529, del cenobio di Montecassino a opera di san Benedetto da Norcia. La famosa regola “Ora et labora” indica già la loro propensione all’ordine, alla vita contemplativa e al paziente lavoro manuale. I grandi monasteri benedettini furono fari di luce e di cultura, grazie a loro non andarono perse le grandi ricchezze culturali e letterarie e filosofiche del passato. L'attività primaria divenne in diversi monasteri la copiatura di testi antichi, specie di quelli biblici
I monasteri non cessarono di essere punti di riferimento e scuole per i figli dei nobili del tempo anche se, quando il vecchio mondo feudale cominciò a lasciare spazio alle prime città e alla borghesia, nacquero gli ordini mendicanti, più vicini alla gente. I frati più famosi erano i francescani e i domenicani
Il Cristianesimo e l'impero romano
Agostino per replicare alle accuse dei pagani di aver contribuito alla disfatta dell'impero (cfr. Sacco di Roma del 410 ad opera dei Goti), sostenne che la storia è guidata dalla Provvidenza divina e mostra la realizzazione di un progetto.
Il pensiero umano spesso è incapace di comprenderne lo svolgimento e il senso.
La storia ha un significato ed è scandita da eventi cruciali ed irripetibili (ad esempio la venuta di Cristo).
1000 e non più 1000
Il millenarismo si collega alla credenza ebraica e cristiana di una prossima nuova alleanza. Trae origine dall’Apocalisse di Giovanni, ma già Agostino di Ippona ne aveva dato un’interpretazione spiritualistica, intendendo i 1000 anni dopo la prima resurrezione come la remissione dei peccati.
Apocalisse 20,2-7
Egli afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo, Satana, lo legò per mille anni, e lo gettò nell'abisso che chiuse e sigillò sopra di lui perché non seducesse più le nazioni finché fossero compiuti i mille anni; dopo i quali dovrà essere sciolto per un po' di tempo […] Quando i mille anni saranno trascorsi, Satana sarà sciolto dalla sua prigione.
1054: il Grande Scisma
Conosciuto dalla storiografia occidentale come Scisma d'Oriente e definito dagli Ortodossi Scisma dei Latini, fu l'evento che ruppe l'unità di quella che fu la Chiesa di Stato dell'Impero Romano basata sulla Pentarchia.
Il Grande Scisma divise la Cristianità fra la Chiesa Cattolica Occidentale, che aveva sviluppato il concetto del primato (anche giurisdizionale) del Vescovo di Roma (in quanto considerato successore dell'Apostolo Pietro), e la Chiesa Ortodossa Orientale, che invece riteneva di rappresentare la continuità della chiesa indivisa del primo millennio, senza cedimenti a quelle che riteneva innovazioni dei latini.
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