Dopo la lezione sullo sviluppo della filosofia delle origini, come spunto iniziale per la discussione, siamo partiti da una favola di Esopo: La pulce e il bue. Ecco il testo:
Quel giorno una piccola pulce sembrava meno vivace del solito. Le sue minuscole alette non avevano voglia di scuotersi e le zampettine, che normalmente la portavano a saltellare avanti e indietro, erano pressoché immobili. Era di solito una pulce graziosa e nervosetta, anche se quel mattino la noia pareva essersi impossessata di lei.
Per vivacizzare le sue ore decise di andare a trovare il bue della fattoria.
Il grande animale pascolava quieto nelle verdeggianti distese erbose che circondavano le stalle, scuotendo di tanto in tanto la sua lunga coda sotto i caldi raggi del sole.
Con agili piroette l'animaletto andò a posarsi davanti a lui: “Salve”, strillò con un vocino acuto.
“Oh, buongiorno”, rispose gentilmente il bue, avvicinando il suo grosso muso al minuscolo corpicino dell'insetto.
“Sai -disse la piccolina- avevo voglia di chiacchierare con qualcuno”.
“Bene! E di cosa vogliamo parlare?”, chiese il bue.
“Non so... Raccontami un po' del tuo lavoro”.
“Io lavoro per l'uomo e svolgo duri compiti. Il mio padrone é un contadino e per lui tiro l'aratro, obbedendo a ogni suo ordine”, spiegò il bue.
“Che buffo! -squittì la piccola pulce- Tu servi gli uomini pur essendo grandissimo. Io, invece, che sono la più piccola fra gli animali, non prendo ordini da nessuno e mi riposo quando ne ho voglia. Se ho fame mordo la carne degli uomini e ne bevo il sangue. L'unica cosa a cui devo fare attenzione è di non essere schiacciata dalle manacce di qualcuno. Ma tu cosa ne ricavi da tanta fatica?”
Il bue mormorò: “Ecco, vedi… Quelle mani di cui tu hai paura si trasformano per me in carezze sul muso e sulle spalle. Ciò mi dà tanto piacere. L'uomo apprezza il lavoro che svolgo per lui e mi ripaga con il cibo e con tanto affetto”.
“Allora sei proprio diverso dalle pulci, bue, se venendo accarezzato dagli uomini ti rallegri di ciò da cui noi scappiamo”.
Così la pulce, stupita dalle parole del suo amico, si allontanò ripensando a quanto udito.
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La lettura di questo testo ha dato vita ad una serie di domande da cui poi è partita una discussione. Impossibile riportare il fuoco vivo del dialogo avvenuto.
In realtà, prima delle domande, c'è stata una considerazione di Mauro che poi Giuliano e Elisabetta hanno tradotto in due domande:
1. Che cosa è bene e che cosa è male (Giuliano)
2. Come cambiano i punti di vista a seconda delle esperienze? (Elisabetta, Fabrizio)
Dopo queste due, ci sono state molte altre domande:
3. Perché uno nasce con un atteggiamento e uno con un altro? (Giorgio)
4. Perché l'uomo si relazione in modo diverso con i due animali? (Riccardo)
5. La verità è irrimediabilmente relativa? (Giacomo)
6. Nella nostra società ci sono più pulci o più buoi? (Paola)
7. Per essere amati bisogna servire? (Pamela, Paola)
8. Forse dobbiamo dare per essere amati? C'è una maggiore qualità nel dare piuttosto che nel prendere? (Luigi)
9. Si può essere amati anche senza dare e senza servire? (Donatella)
10. Si può definire "giusto" o "sbagliato" il comportamento del bue e della pulce o è nella loro natura? (Tamara)
11. E' giusto premiare o punire l'istinto? (Elisabetta)
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